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L’AGROALIMENTARE TOSCANO TRA CRISI E SPERANZA

In periodi incerti come quelli che stiamo vivendo, a causa prima della pandemia e della crisi che ha causato, e poi del conflitto russo-ucraino, uno dei settori chiave dell’economia italiana è anch’esso sotto attacco, per via inoltre di siccità e cambiamenti climatici. È dell’agroalimentare che stiamo parlando, e in particolare le prospettive di quello toscano sono state analizzate a conclusione del Buyfood 2022 in una tavola rotonda che ha visto protagoniste diverse istituzioni. Uno scenario quindi che non è al momento roseo, soprattutto se il contesto resta quello odierno, ma che, grazie a un ecosistema i cui pilastri di grande fascino turistico sono varietà, paesaggio e attrattori storico-culturali, ha maggiori e più concrete possibilità di uscire dall’impasse, come ha espresso il dirigente della direzione Servizi per lo sviluppo rurale ISMEA Fabio del Bravo nella sua analisi della situazione.

La Toscana si distingue infatti per una agricoltura diversificata e di incidenza simile sul valore complessivo, affrontando il mercato con tante produzioni che fungono da paracadute ognuna per le altre in caso qualcuna dovesse avere performance minori. 73.000 gli occupati, 43.300 le imprese di cui 40.000 sono aziende agricole; 660.000 ettari di sau per foraggere, cereali, olivo e vite, con questi ultimi due top player dell’export e il vino da solo capace di apportare il 16% del valore nazionale; 70.000 ettari dedicati a indicazioni geografiche (in primis olio, che certificato IGP troviamo in quinta posizione tra i prodotti IG facenti da soli l’80% del valore 2020 IG food di 151 milioni di euro, nell’ordine: Cantucci Toscani IGP, Finocchiona IGP, Pecorino Toscano DOP, Prosciutto Toscano DOP, Olio Toscano IGP). Un’agricoltura inoltre più fortemente orientata di quella nazionale ai servizi: il 22% del valore prodotto arriva da attività secondarie di supporto come agriturismo, produzione energia e trasformazioni prodotti. Una situazione però nel futuro critica se qualcosa non cambia, anche se qualità e sostenibilità pagano: ciò che nel claim evoca sostenibilità è passato dal 30 al 35,5% di quota vendite (Immagino-Nielsen GS1) come una crescita negli ultimi 5 anni in termini di valore prodotto delle IG toscane di 3 volte superiore alle nazionali.

Si è parlato con l’on. Paolo De Castro (commissione per Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento Europeo) del Testo Unico sulle indicazioni geografiche: il prossimo 8 novembre si presenterà in Comagri la posizione ufficiale del Parlamento Europeo. È la prima volta che si mette mano a un insieme di norme che possano semplificare la procedura in merito a eventuali modifiche (attendendosi una risposta massimo in sette mesi) e rafforzare il ruolo di consorzi ma anche degli Stati membri, senza che debba intervenire l’UE quando le modifiche sono inerenti solo all’Italia e non al mercato europeo. Inoltre, EUIPO: l’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale ad Alicante non deve sostituirsi alla DG Agri. “Il Testo Unico -commenta di Castro- va percepito come il rafforzamento di un sistema che funziona e non come il tentativo di aggiustare qualcosa che non va. Un iter che inizierà sotto la presidenza svedese del semestre europeo e verrà completato sotto quella spagnola”.

Il direttore generale del MIPAAF per la Promozione della qualità agroalimentare e dell’ippica Oreste Gerini che del Testo Unico evidenzia alcuni punti specifici come la tutela nei nuovi mercati, difficili da controllare e in genere senza che poi il responsabile venga punito, tranne tramite marketplace quando il prodotto può essere ritirato dalla vendita. Raggirare invece il consumatore richiamando una denominazione è assai facile e ad oggi una efficace tutela dei nomi a dominio non esiste. Grazie al 1151/12 l’Italia ha potuto bloccare la vendita di molti prodotti all’estero ma è fondamentale tutelarsi da soli: i consumatori non sanno distinguere i marchi contraffatti da quelli ufficiali. Quindi promozione e comunicazione per far sì che tutti comprendano cosa significa che quel prodotto nasce in quel territorio e non può nascere altrove: “una fabbrica Ferrari trasferita all’estero produrrà comunque la stessa auto mentre, trasferita una DOP o IG, questa non solo non potrà essere prodotta ma neanche l’imitazione lo potrà, perché semplicemente non sarà lo stesso prodotto, non essendoci quelle condizioni pedo-climatiche, quella tradizione, la mano dell’uomo che lo hanno originato”. In questo FST – Fondazione Sistema Toscana mediante canali web e social come In Toscana (informazione), Visit Tuscany (turismo) e Vetrina Toscana (ristoranti e chef) coadiuva molto il consumatore, proponendo contenuti e podcast relativi ad agricoltori, produttori, ristoratori.

In merito agli aiuti al settore, vale la pena menzionare che con la legge di bilancio 2021 per il 2022 si è intervenuti direttamente con un fondo per la valorizzazione delle produzioni agroalimentari tradizionali anche certificate e per la prima volta è stato dato un qualche riconoscimento legale anche ai PAT, prodotti agroalimentari tradizionali che non hanno disciplinare, controlli e certificazione ma unicamente una ricetta e che sarebbe fondamentale sfruttare come attrattori turistici. Vanno infine ricordati il cosiddetto fondo Patuanelli per le eccellenze enogastronomiche: 25 milioni nel 2022 e 31 nel 2023 per l’acquisto di nuovi macchinari, nonché un ulteriore fondo per favorire l’introduzione nel mondo del lavoro di giovani laureati nei settori enogastronomia e alberghiero.

L’occasione è stata ghiotta anche per festeggiare il decimo anniversario del riconoscimento della cinta senese DOP e il ventesimo del fagiolo di Sorana IGP: la prima che deve il nome alla particolare cinta bianca sul mantello nero del maiale, che qui compie dieci anni ma è ben noto già dal Trecento, anzi prima, come dipinto nel 1338-1340 da Ambrogio Lorenzetti nell’affresco “Gli effetti del buon governo in campagna” nel Palazzo Pubblico senese; il secondo tipico del borgo di Sorana nel comune di Pescia, in provincia di Pistoia: grazie alla bonifica dei terreni alluvionali, voluta dalla famiglia Medici prima e dal granduca Leopoldo dopo, il ghiareto del torrente Pescia di Pontito è habitat ideale per la coltivazione del fagiolo di Sorana IGP bianco (cannellino) e antico rosso (borlotto).

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