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PROSSIMO A SCOPPIARE IL SISTEMA AEROPORTUALE ROMANO: LA SOLUZIONE SI CHIAMA GUIDONIA

Il sistema aeroportuale romano è quasi saturo. Roma è la capitale d’Italia, ha circa tre milioni di abitanti che salgono a cinque se si considerano quelli della provincia, ha tre aeroporti aperti al traffico civile, Fiumicino, Ciampino e l’Urbe. Fiumicino, il più grande scalo civile italiano, aperto dalle origini al traffico internazionale, dopo gli ultimi lavori di ampliamento eseguiti nell’aerostazione può gestire attualmente un traffico di 35 milioni di passeggeri all’anno. L’aeroporto di Ciampino, che è militare, è tuttavia aperto al traffico civile, che ha sempre rappresentato la quota di gran lunga maggiore, al punto che molti non sanno neppure che è sede del Comando di uno dei reparti più efficienti e prestigiosi dell’Aeronautica Militare: il 31° Stormo Trasporti Speciali, che cura i viaggi delle massime autorità dello Stato e dei servizi sanitari urgenti; a Ciampino è stata recentemente ampliata l’aerostazione che ora ha una capacità di 7 milioni di passeggeri l’anno. Infine Roma ha l’aeroporto dell’Urbe, tipico esempio di aeroporto di terzo livello destinato al traffico turistico e a domanda; ma il Comune di Roma ne ha bocciato il progetto di ampliamento elaborato per adeguarlo al traffico strumentale.

Secondo l’annuario statistico Enac, ente che vigila sull’aviazione civile, in dieci anni Fiumicino è passato da 22,7 a 28,2 milioni di passeggeri l’anno; Ciampino in dieci anni ha aumentato il traffico da 800 mila a 4,2 milioni di passeggeri l’anno; non sono riportati i dati dell’Urbe. Appare quindi evidente che il sistema aeroportuale romano sta andando rapidamente verso la saturazione. Si potrebbe osservare che il traffico potrebbe stabilizzarsi a un livello ormai fisiologico di 40-45 milioni di passeggeri l’anno, sopportabile dal sistema.

Ma questo, in realtà, non è neppure lontanamente plausibile alla luce di vari fattori. L’Italia è al nono posto nel mondo per il prodotto interno ma è al diciassettesimo per lo sviluppo dell’aviazione commerciale; Roma sta diventando il centro di riferimento per tutti i Paesi rivieraschi dell’area mediterranea; il notevole incremento del traffico sopra ricordato è avvenuto nonostante le conseguenze del tragico attentato dell’11 settembre 2001 alle Twin Towers di New York, che ha provocato, tra l’altro, una notevole contrazione del traffico commerciale fino a tutto il 2002. Infine va considerato che la lunga crisi Alitalia, che ha a Fiumicino il proprio hub, sta volgendo al termine e tutto lascia sperare in una prossima vigorosa ripresa delle sue attività.

Queste ragioni da sole - ma non sono le sole -, basterebbero a far prevedere, anche per i prossimi 10-15 anni, un costante incremento del traffico commerciale nel sistema aeroportuale romano, a un tasso uguale o addirittura superiore a quello del decennio considerato; pertanto l’apertura di un terzo polo aeroportuale nell’area romana è assolutamente necessaria e urgente, tenendo anche conto dei tempi tecnici necessari per la sua realizzazione.

Costituisce il vero terzo polo aeroportuale di Roma Guidonia, fondata nel 1935 e così chiamata in memoria del generale Alessandro Guidoni, scienziato amico di Italo Balbo e stimato da Benito Mussolini, morto nel 1928 a Montecelio collaudando un paracadute. Dopo il diniego da parte dell’amministrazione capitolina di concedere il nulla osta all’ampliamento dell’aeroporto dell’Urbe, il naturale candidato a tale destinazione risulta solo ed esclusivamente l’aeroporto di Guidonia, intitolato al tenente colonnello Alfredo Barbieri, medaglia d’oro al valore, morto in un combattimento aereo a Lubiana il 18 febbraio del 1916.

Ciò per una serie di ragioni. La cittadina dista da Roma solo una ventina di chilometri; è già in corso il raddoppio della linea ferroviaria con Roma, che diverrà «metropolitana»; è in corso la conferenza dei servizi per l’apertura del casello autostradale di Guidonia lungo la bretella Fiano Romano-Valmontone; sono in corso le pratiche tecnico-amministrative per indire la gara di appalto per il raddoppio della SS. 5 Tiburtina; è in avanzata fase di progettazione il raddoppio della strada provinciale Nomentana; a Guidonia già esiste l’aeroporto, che va solo adeguato alle necessità del traffico civile commerciale. Da tutto ciò possono trarsi due conclusioni: Guidonia è talmente vicina a Roma da costituire un tutto unico con la capitale; i collegamenti tra le due città sono in via di notevole potenziamento. Quindi Guidonia sarebbe la vera soluzione del problema dell’incremento del traffico aereo a Roma. L’ubicazione non è concorrenziale per Viterbo e neppure per Latina e per Frosinone.

Recentemente la Regione Lazio, d’intesa con l’Aeronautica Militare, ha approvato un piano che prevede la riconversione dell’aeroporto di Viterbo da «militare» a «militare aperto al traffico civile». Si tratta di un buon aeroporto di secondo livello per l’alto Lazio, per la bassa Toscana e per altre aree limitrofe; entro certi limiti potrebbe soddisfare l’esigenza creata dall’incremento costante del traffico aereo a Roma assorbendo quello «locale» che non è poco e che oggi si rivolge a Roma per la totale mancanza di alternative.

Lo stesso viene osservato per le autocandidature di Latina e Frosinone come ulteriori poli aeroportuali commerciali, già ora meglio collegati con Roma rispetto a Viterbo. Anch’essi partono da preesistenti aeroporti militari da aprire al traffico civile dopo ingenti lavori di adeguamento infrastrutturale. Ma anche se si dovessero realizzare tutti e tre gli aeroporti, Guidonia costituirebbe l’unica valida soluzione al problema della saturazione del sistema aeroportuale romano; gli altri sarebbero di secondo livello nell’Italia centrale.

C’è chi ha ipotizzato che, aprendo al traffico civile l’aeroporto di Guidonia, non sarebbe più necessaria l’apertura di Viterbo o di altri. Questa eventualità è smentita dall’attuale incremento del traffico aereo commerciale in Italia, destinato a proseguire per decenni a un ritmo anche superiore all’attuale perché è prevedibile che l’aviazione civile raggiunga uno sviluppo coerente con il resto dell’economia nazionale che passerà dall’attuale diciassettesimo al nono posto nel mondo non appena il blocco causato dalla mancanza di aeroporti sarà eliminato; un ulteriore impulso dovrebbe venire dalla soluzione della crisi Alitalia.

In tale situazione vengono previsti oltre 50 milioni di passeggeri l’anno in transito negli aeroporti del Lazio entro il 2020, e 100 milioni entro il 2050. In questa prospettiva non solo occorre aprire al traffico civile Guidonia, Viterbo, Latina e Frosinone, ma riconsiderare attentamente il ruolo dell’Urbe e cercare anche altri siti per altri aeroporti di secondo e terzo livello, ad esempio a Rieti.

L’aeroporto è il più potente fattore di sviluppo economico che si possa insediare in territorio. Se si aprisse l’aeroporto civile di Guidonia, il suo bacino naturale di utenza sarebbe costituito dall’area settentrionale e orientale della città di Roma, da tutta la zona est della sua provincia, dalla provincia di Rieti, da parte dell’Abruzzo e del Molise e da altre zone. Una stima prudenziale prevede sul milione 300 mila i possibili utenti che vedrebbero ridurre la distanza per raggiungere Fiumicino di almeno 80 chilometri, e quella per raggiungere Ciampino di circa 40.

Ma qual è il parere degli abitanti di Guidonia? Potrebbero essere indifferenti quanti, non usando l’aereo per viaggiare, non ritengono che esista l’effettiva necessità di un aeroporto vicino, e anzi temono eventuali disagi prodotti dalla sua presenza e dall’aumento del traffico locale, della confusione, dell’inquinamento ecc. I sostenitori dell’apertura di Guidonia esaminano, oltre agli svantaggi, i vantaggi derivanti da una grande azienda multiservizi costituita da un aeroporto in attività: la creazione di un indotto vasto e vario e le rilevanti conseguenze per lo sviluppo economico. Migliaia di addetti sarebbero impiegati nei servizi aeroportuali: equipaggi di volo, addetti al controllo del traffico aereo, ai servizi meteorologico e sanitario, alla manutenzione degli aerei, al rifornimento di carburanti e lubrificanti, all’assistenza dei passeggeri, a biglietterie, check-in, gestione e movimentazione bagagli, ristorazione e catering, trasporti di materiali e passeggeri, servizi di rampa, sicurezza, polizia di frontiera, doganali e altro.

Il territorio circostante beneficerebbe della presenza di una grande infrastruttura che usa prodotti e servizi disponibili essenzialmente nella zona. Si calcola che per ogni addetto all’aeroporto occorrano da tre a cinque occupati nella zona e nelle attività economiche e commerciali di supporto. Inoltre a Guidonia l’aeroporto esiste già, deve solo essere aperto al traffico civile. Tale apertura è considerata ormai una necessità sociale ed economica per la popolazione locale.

Recentemente il territorio di Guidonia ha subito un processo di urbanizzazione più rapido di quello dei comuni circostanti e non è più in grado di offrire agli abitanti, soprattutto ai giovani, opportunità di lavoro analoghe alle precedenti o a quelle reperibili nelle zone limitrofe meno soggette a un’urbanizzazione così intensiva; in questo quadro la presenza di un aeroporto civile sarebbe determinante per la creazione di nuove occasioni di lavoro per una popolazione che in gran parte è costretta al pendolarismo verso Roma.

Per illustrare tali ragioni è stato costituito un comitato che si è assunto il compito di promuovere l’apertura al traffico civile dell’aeroporto: «Vorremmo–esso ha affermato–che anche a Guidonia e dintorni si instaurasse un dibattito paragonabile a quello sorto a Viterbo, dove l’attenzione della classe dirigente locale verso le esigenze della cittadinanza ha convinto i responsabili regionali e nazionali a valutare l’opportunità di aprire al traffico civile l’aeroporto viterbese che non risolverà i problemi di sviluppo del traffico aereo di Roma ma imprimerà un grande impulso all’economia della Tuscia».

Il comitato ha tenuto una conferenza di presentazione a fine settembre aperta dal colonnello Ovidio Ferrante che ha tracciato un excursus storico dell’aeroporto di Guidonia sottolineando come prima della seconda guerra mondiale fosse destinato a sede di studi e di sperimentazioni avanzate nel campo aeronautico mondiale; da esso sono partiti raid aerei di grande rilevanza, e su esso sono stati raggiunti rilevanti record aeronautici. Anche il sindaco della città, Filippo Lippiello, ritiene che l’aeroporto dovrebbe essere aperto al traffico civile anche se ipotizza una sua vocazione verso i voli executive.

Il presidente del comitato, Daniele Felici, ha illustrato i motivi per le quali un gruppo di cittadini, di varia estrazione sociale e attività lavorativa, ha costituito la Promoting Project Corporation per sollecitare l’apertura al traffico civile del «Barbieri», e ha affermato che l’idea è profondamente sentita e diffusa nel territorio. Felici ha annunciato un convegno, che si terrà nel Grand Hotel Duca D’Este di Tivoli Terme il 25 gennaio 2008 per presentare uno studio tecnico sulla fattibilità del progetto.

Il generale di brigata aerea della riserva, Antonio Daniele, ha illustrato dal punto di vista tecnico le motivazioni sociali ed economiche per le quali l’aeroporto militare di Guidonia dovrebbe essere aperto al traffico civile, e i vantaggi che ne deriverebbero: l’espansione della domanda di trasporto aereo è rapidissima e il sistema aeroportuale romano, ha ricordato, raggiungerà la saturazione entro pochi anni; pertanto è necessario dotare Roma di un terzo aeroporto nella vicinanze; il «Barbieri» offrirebbe una soluzione ideale al problema e costituirebbe un potente volano economico sociale per l’area di Guidonia, di Tivoli e delle zone limitrofe, in grado di creare un numero significativo di posti di lavoro. L’iniziativa, ha sostenuto il Generale Daniele, non è alternativa ad analoghe proposte provenienti da altre città del Lazio, ma complementare: la domanda di trasporto aereo avrà un’espansione talmente ampia che tutti gli aeroporti militari della regione dovranno essere aperti al traffico civile.

Nel dibattito sono stati approfonditi temi particolarmente sentiti come quello dell’inquinamento acustico, problema, ha spiegato il Generale Daniele, ormai risolto in campo mondiale dalle nuove norme che impongono livelli di rumorosità agli aerei civili compatibili con la vita sociale delle comunità limitrofe, nonché dalla legge italiana che stabilisce la sospensione notturna del traffico commerciale negli aeroporti prossimi a zone densamente popolate.

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