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RAPPORTO ISMEA-QUALIVITA AGROALIMENTARE ITALIANO: DOP ECONOMY DA 20 MILIARDI E 850.000 OCCUPATI

Presentato oggi a Roma il Rapporto Ismea-Qualivita 2024 che approfondisce la dop economy italiana sui valori economici e produttivi dei settori agroalimentare e vitivinicolo DOP IGP. 

Malgrado le varie criticità del sistema produttivo agricolo e dei mercati, la dop economy si mostra in buona salute. I dati del XXII rapporto Ismea-Qualivita descrivono un settore da 20,2 miliardi € di valore alla produzione nel 2023 (+0,2% su base annua), per una crescita del +52% in dieci anni e un contributo del 19% al fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano. Cresce del +3,5% il comparto del cibo che supera per la prima volta i 9 miliardi €, mentre il vino imbottigliato frena sia come quantità (-0,7%) che come valore (-2,3%) e si attesta su 11 miliardi €. Bene l’export, con i prodotti dop igp leva del made in Italy nel mondo, che conferma un valore di 11,6 miliardi € con tendenza positiva nei Paesi UE. Il sistema della dop economy italiana si fonda su 317 consorzi di tutela autorizzati dal ministero dell’agricoltura che coordinano il lavoro di oltre 194.000 imprese delle filiere cibo e vino capaci di generare lavoro per quasi 850.000 occupati. 

Export dop igp da 11,6 miliardi €, in crescita la zona UE (+5,3%)

Le esportazioni del comparto dop igp confermano un valore di 11,6 miliardi € (-0,1% sul 2022) e un trend del +75% in dieci anni. La crescita nei Paesi UE (+5,3%) compensa il calo nei Paesi Extra-UE (-4,6%), dato particolarmente significativo alla luce dell’attuale dibattito sui dazi, con i Paesi terzi che assorbono oltre la metà (52%) dell’export della dop economy italiana e gli Stati Uniti, prima destinazione in assoluto, che da soli valgono oltre un quinto (21%) delle esportazioni italiane dop igp. Il settore cibo realizza 4,67 miliardi € per un +0,7% in un anno e un +90% sul 2013, con crescite in valore per formaggi, pasta e olio di oliva. Per il vino cala la quantità esportata (-2,9%) per un valore pari a 6,89 miliardi € (-0,6%), in tenuta dopo il balzo del +10% del 2022 e con un trend del +66% sul 2013.

Occupazione, 847.405 rapporti di lavoro, il 60% relativi alla fase agricola

Alla base delle filiere dop igp vi sono 194.387 operatori, di cui 186.547 produttori e 31.197 trasformatori, che aderiscono ai disciplinari di produzione e si sottopongono ai controlli per la certificazione. Nel vino si contano 107.175 operatori e nel comparto cibo 87.212. Il rapporto Ismea-Qualivita 2024 approfondisce anche l’impatto della Dop economy sull’occupazione, elaborando i dati Inps sui rapporti di lavoro nella fase agricola e di trasformazione delle filiere dop igp. Nel complesso si stimano 847.405 occupati nella Dop economy italiana, 510.260 nella fase agricola e 337.145 nella fase di trasformazione. Il settore vitivinicolo dop igp conta 332.506 occupati, mentre il comparto cibo 585.543. 

Impatto territoriale: il 57% delle province in crescita, bene Sud e Isole (+4,0%)

Dopo due anni consecutivi con dati in aumento in diciotto regioni su venti, il rapporto descrive un quadro più variegato: su 107 province italiane 61 hanno valore della dop economy più alto, il 17% con crescite a doppia cifra. Prosegue il trend positivo nell’area Sud e Isole (+4,0%), sempre in crescita negli ultimi cinque anni, con buoni risultati soprattutto per Sardegna (+19%) e Abruzzo (+11%). Cresce anche il Nord-Ovest, trainato dalla Lombardia che supera per la prima volta i 2,5 miliardi € e cresce per il terzo anno consecutivo. Il Nord-Est ha risultati stabili nel complesso (-0,6%) e vale il 54% della dop economy, con l’Emilia-Romagna che frena leggermente (-2,4%) e il Veneto che con 4,85 miliardi € si conferma regione leader. Nel Centro i risultati peggiori (-3,9%) con la Toscana (-5,5%) che rappresenta la gran parte del valore economico e il Lazio unica regione in crescita (+8,8%).

Cibo DOP IGP STG in crescita per il terzo anni di fila, vola oltre 9 miliardi €

La Dop economy del cibo cresce per il terzo anno di fila e nel 2023 raggiunge 9,17 miliardi € di valore alla produzione (+3,5% la crescita annua, +44% il trend dal 2013) per un fatturato al consumo finale che sfiora i 18 miliardi € (+3,6%). Bene soprattutto i formaggi (+5,3%), per la prima volta sopra i 5,5 miliardi € e con la produzione più alta degli ultimi cinque anni, ma buone crescite in valore anche per oli di oliva (+33%), prodotti della panetteria e pasticceria (+9%) e carni fresche (+10%). L’export raggiunge 4,67 miliardi € (+0,7% su base annua e +90% sul 2013), grazie soprattutto alla crescita nei mercati UE (+6,4%). Numeri frutto dell’impegno di 87.212 operatori, 585mila occupati, 182 consorzi di tutela autorizzati dal Masaf e 42 organismi di controllo.

Vino dop igp, frenano quantità e valore ma l’export tiene

Frena nel 2023 il vino DOP IGP, sia come produzione imbottigliata pari a 25,9 milioni di ettolitri (-0,7%) che come valore dell’imbottigliato che si attesta su 11 miliardi € (-2,3%), con andamento opposto fra dop e igp. Per i vini dop il calo della domanda ha indotto gli operatori a imbottigliare di meno (-4%), per un valore pari a 9,08 miliardi € (-3,7%). Per i vini igp cresce la quantità imbottigliata (+6%) per un valore di 1,95 miliardi € nel 2023 (+4,8%). L’export raggiunge 6,89 miliardi € (-0,6% su base annua e +66% sul 2013), una sostanziale tenuta dopo il balzo del +10% registrato nel 2022. Numeri di una filiera composta da 107.175 operatori, 333mila occupati, 135 consorzi di tutela autorizzati dal Masaf e 12 organismi di controllo.

GDO italiana: 5,9 miliardi € e +7,2% in un anno

La spesa per i prodotti nella gdo è pari a 5,9 miliardi € nel 2023, per una crescita del +7,2% in un anno, dinamica in linea con l’intero comparto alimentare, la cui spesa nel 2023 è cresciuta del +8,6% (frutto di un innalzamento dei prezzi, con un carrello leggermente alleggerito nei volumi). Il cibo segna un +9,5%, con formaggi e oli di oliva che crescono anche in volume, oltre che in valore; la spesa per il vino registra un +2,7%. Nei primi 9 mesi del 2024, i dati sulla spesa alimentare degli italiani confermano i livelli del 2023 (con un +0,8% su base annua). Si conferma il ruolo crescente dei discount per i prodotti dop igp che nel corso del 2024 superano la quota di mercato del 18%; anche il ricorso alle vendite in promozione da parte della grande distribuzione organizzata risulta più elevato rispetto ai prodotti generici.

Gli interventi del ministro Lollobrigida e del Gen. B. CC Daniel Melis

Dopo anni che si è vista una Ue “muoversi secondo pregiudizi, non​ corroborati da dati reali, e perdendo i presupposti del trattato di Roma che già immaginava la sostenibilità ambientale sostenuta dell’agricoltura”, il titolare delle politiche agricole e alimentari osserva come sia “scontata quindi una difesa dei prodotti; con criticità reddituali scompare la possibilità di valorizzare i territori che donano questi prodotti. Ma si può competere con Asia, Cina o India sulla quantità?” Ovviamente no. Il principio di difesa si può e deve articolarsi solo sulla qualità, con “una scelta di protezione (come avvenuto con Paolo De Castro) per poter giocare ancora una partita. Von der Leyen in 5 anni ha maturato consapevolezze e persino cambiato politici legati a un’ideologia (il riferimento è a Timmermans); ora bisogna “disintossicare” il palazzo”. Chi decide le strategie, domanda il ministro. Teoricamente, dovrebbero essere i popoli sulla base di dati forniti dalla scienza, la politica ha poi diritto di mettere a punto una strategia; invece “un giorno viene imposto di ridurre lo stock ittico, il giorno dopo viene bloccato un agrofarmaco, spesso in maniera molto più impattante di quanto facciano i nostri agricoltori”. 

Prosegue su altri temi caldi: “Visti gli scenari recenti, è già un miracolo che il vino regga. Non c’è nulla di male a evidenziare l’abuso di alcool ma neanche a bere poco e bene, e pagare il giusto, all’interno di una alimentazione sana come la mediterranea. Per quanto riguarda l’olio, diminuisce certamente ma si rileva un positivo più 37% di aumento del valore, che indica un alto margine di crescita; certo l’olio va raccontato, e bene”. Formaggi: i big del settore come Grana o Parmigiano Reggiano hanno permesso che “il latte venisse pagato molto più della media europea, a 65 anziché 50 di prezzo medio, generando un reddito maggiore per tutta la filiera. Ma al di là di questo, bisogna investire sull’olio oltre che sulla ricerca pubblica, e nuovamente sulle carni rosse; già ora inseriamo 4 milioni per i ristalli italiani”. Come un tempo accadde con la legge Quadrifoglio emanata nel 1977 dall’allora ministro dell’Agricoltura Giovanni Marcora, all’epoca più verso la filiera di olio e vino, per dare un booster. “Ma se l’Eu dovesse rallentare su questi obiettivi abbiamo bisogno di farlo per l’Italia”. 

Chiude il Gen. B. Daniel Melis, comandante del Comando Carabinieri per la tutela agroalimentare che si occupa soprattutto delle infiltrazioni criminali in agricoltura. “La sanzione penale rimane l’elemento più forte su cui lo Stato di diritto fonda la risposta alle attività criminali; ci insegna anche che è utile sia accompagnata dalla sanzione amministrativa. L’aggressione del patrimonio illecitamente accumulato può dare risultati”. I controlli vanno tuttavia esercitati con equilibrio: “aumentare i controlli rischia di essere controproducente e diviene uno svantaggio dal momento che le nostre aziende sono oggettivamente le più controllate al mondo”.

Come fare quindi senza aggravare l’imprenditore onesto? Per il generale Melis, bisogna innalzare il numero di obiettivi con risultato mediante analisi specifiche come, ad esempio, è stato in pandemia osservando crescite anomale, secondo indicatori di rischio che consentono di orientare gli sforzi in maniera più chirurgica. Intanto, dell’attività portata avanti dai CC, il 52 per cento presenta irregolarità, soprattutto nel comparto vitivinicolo (72%) seguito dal cerealicolo, lattiero-caseario e oleario. Nel bio, due su tre le aziende trovate con irregolarità serie; da notare che i cittadini prendono molto seriamente il biologico e sono molto sensibili al tema, arrivando a segnalare e spesso a ragione, ma per l’operatore è difficile districarsi in tante norme.

Per quanto riguarda le dop e igp, è interessante notare come si sia meno performanti perché... “sono bravi. Il dato è del 48% in quanto gli operatori sono consapevoli, l’attenzione è superiore e la nostra azione stenta a essere efficace. Le dop sono più virtuose - arrivano al 41% - mentre le igp al 68%, due su tre quindi presentano irregolarità. L’80% dei controlli riguarda la falsa origine italiana, spesso legata alle persone, e sono state 119 le persone denunciate penalmente per l’art. 517 quater. C’è un basso rapporto tra amministrativo e penale, che incide per 11% (una su due)”. E conclude: “Siamo cresciuti professionalmente tutti con il regolamento 178 del 2002 a proposito di food safety e food security ma mettiamoci in testa che la qualità il presupposto indiscutibile per la salute”.

 

Tags: agricoltura vino Mipaaf - Ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali aziende agricole prodotti tipici olio export

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