IL CIOCCOLATO DI MODICA IGP HA UN PASSAPORTO DIGITALE
Un’altra indicazione geografica protetta, un’altra eccellenza italiana che si affida alla tecnologia offerta dall’IPZS per certificare il proprio prodotto. Stavolta ha un cuore - siciliano - al cacao, anche granuloso: stiamo parlando del cioccolato di Modica che, mancando della fase di concaggio e per via della temperatura controllata di lavorazione, impedisce lo scioglimento dei cristalli di zucchero. Al momento è il primo cioccolato igp in Europa e il primo ad adottare il passaporto digitale, evoluzione del contrassegno che alcuni consorzi dop e igp hanno scelto per tutelare le proprie tipicità.
“Il consorzio del cioccolato di Modica igp è il primo ad adottare il passaporto digitale, che non sostituisce ma integra il contrassegno: assicura sicurezza e tracciabilità ed è inoltre uno strumento di marketing e di riconoscibilità”, spiega l’amministratore delegato di IPZS Francesco Soro. Finora, sono 18 milioni le “piccole banconote” - perché tali sono - apposte sulle confezioni della cioccolata di Modica per garantirne l’autenticità: “Questi strumenti hanno un futuro grazie ai consorzi che credono in essi. Le tecnologie adoperate sono quelle delle banconote: carta filigranata, grafismi di sicurezza, guilloche, fibrille e inchiostri speciali”, continua Soro.
Il Poligrafico e Zecca dello Stato sta estendendo il proprio raggio d’azione nell’agroalimentare e, forte della propria necessaria spinta tecnologica per contrastare le contraffazioni, sta portando avanti ulteriori progetti, come la sperimentazione con il Prosecco doc per un assistente virtuale basato sull’intelligenza artificiale di Azure OpenAI, Microsoft Copilot e modelli proprietari di IPZS, che prevede anche un chatbot di AI generativa - il Brand Protection Assistant - in grado di dare informazioni sui prodotti, inclusa la verifica dell’autenticità delle etichette tramite foto al contrassegno di Stato mentre l’assistente virtuale potrà fornire dettagli su provenienza, caratteristiche e persino abbinamenti.
“Conoscere questi dati è fondamentale, sapere dove si trova il prodotto, chi e come lo utilizza per infine aprire a nuovi mercati: in collaborazione con Icqrf (Ispettorato centrale per la tutela della qualità e per la repressione frodi dei prodotti agroalimentari) ora stiamo ragionando con i marketplace asiatici, che sono al momento molto interessanti, ma in generale pensiamo a un’area riservata solo a chi ha il passaporto digitale. E con il ministro Lollobrigida vorremmo affinché anche il food, su base volontaria, abbia l’emblema della Repubblica: un ulteriore livello di protezione poiché in questo modo si combatte non solo la contraffazione del prodotto ma anche dell’emblema della Repubblica, un reato ben più grave come più gravi sono le pene cui è soggetto”.
Fin dal 1746 il cioccolato di Modica era preparato per la nobiltà modicana, come testimoniato dalle carte d’archivio del casato dei Grimaldi tra le quali, a Palermo, compare una nota spese a favore del “ciccolatteri” Giuseppe Scivoletto. In seguito, non solo monasteri e istituti religiosi iniziarono a produrlo ma anche i caffè cittadini, usando la “valata ra ciucculata” e il “pistuni” (spianatoio a mezzaluna e mattarello cilindrico in pietra usati nella lavorazione a mano della massa di cacao), ora riprodotti nel logo del consorzio, che conta 15 aziende produttrici. Con un salto ai giorni nostri, Scivoletto (Antonino) si chiama il direttore del consorzio, che aggiunge: “Siamo partiti da circa 400mila barrette negli anni Novanta, oggi invece il dato ufficiale è 23 milioni e 500mila barrette messe in commercio, di cui 18 milioni di aziende aderenti al consorzio. A novembre scorso abbiamo centrato un obiettivo storico di consorzio per un prodotto che è già super controllato: abbiamo il maggiore numero di autorizzazioni per l’impiego come materia trasformata”.
Tra i progetti che il consorzio sta portando avanti c’è la creazione di un centro produttivo di pasta amara a Modica, grazie ad accordi con i due maggiori paesi produttori di cacao, la Costa d’Avorio e l’Indonesia. Nel lungo periodo, il desiderio è divenire il primo cioccolato igp che usa le prime fave di cacao igp. Il consorzio infatti sta lavorando affinché si possa certificare il cacao prodotto dall’organizzazione indonesiana Kakao Berau GI association. Non solo: “Presso il ministero dell’Industria tre mesi fa abbiamo incontrato le più rappresentative aziende ivoriane; lo scopo è trasferire il know how per la prima pasta amara della Costa d’Avorio, che non vuole più regalare fave di cacao a nessuna multinazionale, a condizione che possiamo importarle”. Inoltre, continua Scivoletto, “Il cacao, come lo zucchero di canna, non è prodotto in Italia. Ma perché non immaginiamo di far diventare italiana la componente dolce del cacao? Collaboriamo quindi con Coprob Italia Zuccheri per produrre il cioccolato di Modica Igp con zucchero grezzo di barbabietola al 100% italiano; abbiamo già sperimentato per il mantenimento della cremosità con un primo zucchero grezzo di barbabietola. Speriamo nel 2025 nella prima pasta di cacao fatta a Modica e nel primo zucchero italiano”.