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INVEST IN TUSCANY: INVESTIMENTI E COMPETITIVITÀ IN TOSCANA

Toscana, un brand riconosciuto non solo per le bellezze del territorio e la qualità della vita ma anche per l’ecosistema imprenditoriale, che fa sì che molte aziende estere la scelgano per stabilire il proprio business in Italia. L’analisi di che cosa rende la Toscana tanto attraente e cosa andrebbe migliorato al centro dell’annual meeting di Invest in Tuscany – ufficio della Direzione competitività territoriale ed autorità di gestione della Regione Toscana il cui scopo è proprio agevolare tali aziende a stabilirsi ed espandersi nella regione -. Attualmente la Toscana attira in prevalenza investimenti da economie mature avanzate con i primi 10 paesi investitori provenienti dall’Ue, ad eccezione degli Stati Uniti che guidano la classifica con 170 imprese controllate e la Cina con 34. Tra gli investimenti di rilievo del 2024: STMicroelectronics, Jimmy Choo, AtlasInvest (nuove imprese), Fincantieri, Vection Technologies (acquisizioni), Baker Hughes, Solvay, Biomérieux (espansioni).

Per questa terza edizione dell’incontro, si è approfondita la presenza delle aziende toscane a controllo estero nelle catene del valore, analizzata nel rapporto dell’Università di Milano Bicocca “La partecipazione della Regione Toscana nelle catene del valore globale”; ad illustrarlo, la professoressa Laura Resmini. Le imprese a partecipazione estera sono quindi 1.391 - con bilancio e autonomia decisionale: il 4,4% del totale nazionale - controllate per almeno un quarto da 969 investitori stranieri (soprattutto imprese a loro volta produttrici per il 68% e nella finanza per il 21%) e che impiegano oltre 90mila addetti pari al 7,7% degli occupati totali della regione, per il 15,5% del valore aggiunto prodotto complessivamente dalle imprese presenti sul territorio, che nel manifatturiero è del 20,9%. Concentrate per il 37% in provincia di Firenze, Lucca e Siena (11% e 10%), per il 60,4% sono attive nei servizi (di cui KITS 48,6%); il manifatturiero è il settore immediatamente dopo, con il 20,5%.

Catene del valore globale quindi: si tratta di reti di imprese che collaborano tra loro, ognuna per un segmento produttivo, il cui prodotto finale è il risultato di un insieme di processi. Ogni impresa contribuisce al bene finale e non tutti i segmenti apportano lo stesso valore, e ciò consente di innestare una benefica competizione per attrarre quei segmenti a più alto valore aggiunto. Non in modo esclusivo, ma certo prevalente, in testa sono le multinazionali a governare, a distribuire gli incarichi e a fare investimenti relation specific, funzionali a tutto il gruppo e non solo al segmento. Di particolare importanza il ruolo quindi del global ultimate owner (GUO), la “testa più elevata”. Vulnerabilità ce ne sono, ad esempio quando il titolare ultimo fa parte del settore finanziario, oppure sarà più facilmente delocalizzabile l’impresa a basso valore aggiunto. Fattori importanti sono il grado di sostituibilità nell’intera catena globale (se l’azienda non ha rivali, non si rischia sostituzione o delocalizzazione) e la relatedness, l’affinità cioè ha un bacino di competenze da sfruttare e di conoscenze che possono aiutarla a crescere: imprese poco collegate con la specializzazione del territorio rischiano maggiormente la delocalizzazione. E allora la ricetta potrebbe essere identificare le potenziali vulnerabilità dove si può migliorare e lavorare con le imprese già presenti nel territorio e con alta relatedness per ottenere i maggiori benefici da partecipazione e integrazione; identificare i segmenti nuovi dove attrarre nuovi investitori; concentrarsi sulle nicchie di specializzazione non emerse sul territorio e infine attrarre multinazionali sì ma anche promuovere l’internazionalizzazione delle imprese toscane perché con queste reti crescono e portano valore al territorio.

Alessandro Faramondi illustra invece i dati ISTAT relativamente alle imprese a controllo straniero (quota 50%+1, quindi non partecipate). 12,3 miliardi di valore aggiunto - il 7,1% - sono prodotti in Toscana da unità affiliate all’estero, quarta dopo Lombardia (quasi il 25% del valore aggiunto), Lazio (21%) e Piemonte. Nel 2022 sono 3.524 aziende con 94mila addetti. Domina il manifatturiero (7 settori su 10, tutti 18,6 miliardi di fatturato) con almeno due degli altri di servizio alle produzioni.

La Toscana dimostra, in quanto elemento di un sistema, che è possibile per una Regione muoversi lungo le catene del valore, spostandosi su segmenti a più alto valore aggiunto catturato dal territorio, ma occorrono politiche regionali mirate specifiche per innovazione, sostenibilità e internazionalizzazione: le agenzie di promozione degli investimenti possono agganciare e promuovere la salita lungo queste catene. Lo evidenzia Riccardo Crescenzi, professor of Economic Geography alla London School of Economics and Political Science, con la raccomandazione di cercare quegli investimenti capaci di far accadere la transizione verde. Non limitarsi a portare quindi il capitale sul territorio per realizzarla ma anche gli investimenti diretti esteri, utili come volano ma anche per concretizzare la transizione, non solo nelle rinnovabili, per esempio riducendo le emissioni di carbonio e facilitando gli investimenti che abbiano questa natura (e tenendo presente che i consumi di energia elettrica imputabili all’industria – cartaria, chimica e moda la più energivora - rendono la Toscana in deficit, mentre la Puglia è prima nei minori consumi).

Dopo i partnering day, “si può pensare a un innovation day – commenta Filippo Giabbani, responsabile Attività internazionali e di attrazione degli investimenti -. C’è una percezione della Toscana internazionale molto orientata su certi settori che va modificata: la Toscana non è solo terra di produzione ma anche di innovazione”. Intanto, la Regione Toscana ha attivato un bando da 10 milioni di euro in ricerca, sviluppo e innovazione per l’attrazione di investimenti nell’ambito del programma regionale FESR 21-27 destinato ad imprese a capitale estero, in collaborazione con PMI, per sviluppare e rafforzare gli investimenti in ricerca e innovazione, dall’intelligenza artificiale alla transizione energetica, passando per la sostenibilità ambientale, la ricerca e sviluppo, fino all’innovazione di processo e prodotto in vari settori. “Con questo bando – sottolinea il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani – la Regione ha inteso finanziare, per la prima volta anche con risorse europee, uno strumento per le imprese estere in qualità di capofila di intere filiere territoriali. Le prime risposte da parte del sistema economico rappresentano un importante segnale per consolidare la competitività della Toscana tramite crescenti sinergie tra grandi imprese, PMI e sistema della ricerca”. L’avviso, a cura dell’ufficio Invest in Tuscany, da luglio 2024 ha già registrato 15 domande nella prima finestra temporale e resterà aperto fino ad esaurimento risorse; possono essere presentate sul portale di Sviluppo Toscana.

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