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VIGNETO TOSCANO FORTE ALL’ESTERO MA PREOCCUPANO DAZI E CAMBIAMENTO CLIMATICO

L’edizione 2025 di PrimAnteprima si apre con immagini evocative che rimandano all’antica coesistenza con la vite, a cominciare dalle imbarcazioni dei commercianti che sull’Eufrate trasportano il vino destinato ai re, mentre al popolo è destinata la birra, fino alle divinità religiose che per gli Etruschi era Fufluns (rimanendo in Toscana, se così si può dire) ma dobbiamo aspettare il Risorgimento per una svolta nel vino italiano, con la marchesa Falletti di Barolo che chiamò Louis Oudart per il proprio Nebbiolo e con il toscano Bettino Ricasoli, così strettamente ora legato al Chianti Classico, che pose i requisiti del vino di qualità: igiene e catena di comando (passando per Giuseppe Garibaldi, che suggerì lo zolfo contro lo oidio). Tornando ai giorni nostri, il vino toscano mantiene la sua solidità nonostante le difficoltà, grazie soprattutto alla qualità riconosciuta e al prestigio delle sue storiche denominazioni. Nel 2024 cresce la superficie vitata regionale, superando per la prima volta i 61mila ettari, resta stabile quella coltivata a biologico (più di 25mila ettari) e migliorano produzione (2,6 milioni di ettolitri, 900mila in più rispetto all’anno precedente) ed export, soprattutto delle DOP ferme, cresciute del 5% in volume e del 10% in valore nei primi 10 mesi del 2024. Restano tuttavia le incertezze del futuro legate soprattutto all’evoluzione del mercato globale nel medio-lungo periodo e al peso dei cambiamenti climatici.

Il report Ismea appositamente realizzato vede la regione confermarsi ancora una volta la terra del biologico, con 23.534 ettari di superficie coltivata bio su un totale di 61.431 ettari - 38% dell’intera superficie regionale e 17% di quella nazionale - evidenziando il superamento con largo anticipo dell’obiettivo del 25% di superficie bio, come da New Green Deal dell’Unione Europea e dall’Agenda ONU 2030. Nei giorni scorsi la Regione ha, inoltre, stanziato un fondo di 11 milioni di euro di risorse comunitarie per l’intervento di “ristrutturazione e riconversione dei vigneti” in modo da aumentare la competitività dei produttori aiutandoli a far conoscere ed apprezzare la qualità dei loro prodotti nel mondo. Anche in questo ambito la Toscana supera la media nazionale, con il 55% dei vigneti che ha meno di venti anni. Degli oltre 61mila ettari coltivati a vite, quasi il 95% è destinato a vini a denominazione, rispetto ad una media nazionale che arriva al 65%. Oltre 12 mila, invece, le aziende viticole della regione che coltivano una media di quasi 4 ettari ciascuna.

Con una produzione in netta crescita rispetto all’anno precedente, a 2,6 milioni di ettolitri, la Toscana occupa la settima posizione, a livello nazionale, per quantità di vino prodotto. La sua unicità emerge nel poter vantare sul suo territorio ben 58 indicazioni geografiche riconosciute, delle quali 52 DOP (11 DOCG e 41 DOC) e 6 IGT che presidiano la quasi totalità della superficie vitata. Due le denominazioni che dominano per estensione: Chianti e Chianti Classico, che occupano rispettivamente il 41% e il 21% della superficie rivendicata. Per quanto riguarda la tipologia dei vitigni coltivati, al 59% il Sangiovese, poi Merlot e Cabernet Sauvignon con 8 e 6%. Poco spazio è lasciato ai vitigni a bacca bianca: il Trebbiano toscano copre meno del 4% della superficie a vite e il Vermentino il 3%. Riguardo l’imbottigliamento i dati ancora provvisori rilevano nel 2024 1,2 milioni di ettolitri di vini DOP imbottigliati, con il Chianti che da solo rappresenta il 47% del totale del volume imbottigliato seguito dal Chianti Classico al 20%.

Cresce non solo la produzione ma anche l’export, soprattutto di vini DOP fermi. I dati dei primi dieci mesi del 2024 indicano, infatti, un aumento del 5% in volume e del 10% in valore. Se questo risultato fosse confermato anche dai dati degli ultimi due mesi del 2024 si supererebbero i 730 mila ettolitri per un valore di 740 milioni di euro. Analizzando nel dettaglio le aree geografiche, si nota come la progressione più consistente dei volumi esportati è stata verso i Paesi Extra-UE, cresciuti del +7% a fronte del +1% maturato all’interno dei confini comunitari, con un divario che in valore diventa molto più evidente: +16% dei paesi Extra UE contro la flessione del -4% all’interno dalla UE. Il 54% delle consegne è stato verso Stati Uniti, Germania e Canada, con gli Usa che da soli rappresentano il 33% in volume ed il 40% in valore. Alla luce di questi dati appare evidente come in futuro rischiano di pesare le incertezze legate all’evoluzione del mercato globale nel medio-lungo periodo, in riferimento ai dazi che potrebbero essere introdotti dall’amministrazione americana. Altro nodo quello dei cambiamenti climatici, che fanno ripensare le tecniche di coltivazione e della gestione in vigna e in cantina, pensando a nuovi cloni resistenti, sensoristica, gestione dell’acqua, non ultimo proporre vini sui mercati più vicini ai desiderata di consumatori più giovani.

Ampliando lo sguardo sull’export italiano si nota che nei primi dieci mesi del 2024 sono sempre gli spumanti a trainare le esportazioni, con spedizioni in volume cresciute del 13% ed un +10% dei corrispettivi, un mercato quello delle bollicine sui cui si stanno affacciando con apprezzamento anche i vini a denominazione prodotti in Toscana, dal Maremma al Pomino, al Valdichiana, al Bianco di Pitigliano o l’Elba e, ultimo in ordine di tempo, il Toscana. Ma il segnale positivo arriva anche dai vini fermi in bottiglia che hanno registrato progressioni del 4% e 5% rispettivamente in volume e in valore. Tornano con il segno positivo anche le variazioni dei vini DOP sia nel segmento dei bianchi (+4% in volume e valore) sia in quello dei rossi (+3% in volume e +6% in valore). Dati che devono essere considerati per analizzare il cambiamento di paradigma nei consumi mondiali con sempre più persone che vogliono gli spumanti e meno vini rossi, privilegiando quelli a basso tenore alcolico soprattutto per una maggiore attenzione agli aspetti salutistici.

Se l’export cresce, la domanda interna evidenzia una situazione diversa, con i consumi domestici (Horeca escluso) che si sono ridotti del 3% per le DOP toscane (il 14% del valore dei vini DOP venduti nella Grande Distribuzione) mentre il valore complessivo della relativa spesa è sceso dell’1%. Anche per i vini IGT toscani, che nel 2024 hanno rappresentato l’8,5% del valore complessivo degli IGT venduti nella Distribuzione Moderna, si è rilevato un indebolimento della domanda con flessione degli acquisti in volume del 3%. Il profilo del consumatore tipo di vino DOP toscano, che acquista nella GDO, è prevalentemente over 60 (il 68% degli acquirenti) con reddito medio-alto, residente nel Centro Nord, mentre l’identikit del consumatore casalingo che si rifornisce nel canale retail è over 55 e, 6 volte su 10, con un reddito sopra la media. Sul fronte delle vendite, tuttavia, c’è da considerare – sebbene nella debita scala di volumi – il buon andamento delle vendite presso i negozi specializzati che stanno mostrando un crescente interesse da parte dei consumatori per prodotti di qualità e per vini con caratteristiche di provenienza particolari.

Durante quindi il workshop inaugurale della settimana delle anteprime dei vini toscani, a fronte delle tante difficoltà del settore, causate a volte dall’Europa, la vicepresidente e assessora all’Agroalimentare Stefania Saccardi cita il paradosso dei consorzi di bonifica che possono avvalersi delle risorse europee per migliorie alla rete idrica ma non per allargare la superficie irrigata, come se ogni ettaro in più fosse in grado di aumentare il potenziale agricolo e indirettamente pertanto l’inquinamento, là dove si è focalizzati solo su un certo tipo di Green Deal. La Regione risponde con 17,3 milioni di euro per chi desidera realizzare bacini e recuperare laghetti, scorporando questi dal bando complessivo sugli investimenti mediante una misura apposita. E, a proposito del non utilizzo dei fondi europei: “Sono stati restituiti all’Europa 98 milioni di euro sull’OCM, perché come ogni risorsa europea comporta un co-finanziamento, quindi un’impresa che possa caricarsi la parte restante del finanziamento. Perché non pensare allora a una premialità per le Regioni virtuose in tempi però che ci consentano di spendere queste somme?”. Tanti quindi come sempre i temi sul tavolo, ma intanto da domani si pensa a stappare per la settimana di assaggio in anteprima.

 

Tags: vino toscana

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