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reti trans-frontaliere, l’occasione per l’italia di lasciare qualcosa ai figli

Palazzo Berlaymont, a Bruxelles, sede della Commissione Europea

La grande crisi economica che attanaglia l’Italia, in uno sfibrato panorama europeo ed internazionale, deve essere superata con un intervento decisivo sull’innovazione. Le infrastrutture materiali e immateriali, dall’energia alle telecomunicazioni ai trasporti, rappresentano il sistema sul quale costruire nuovi modelli sociali e produttivi. Si tratta di imprese e servizi che quotidianamente coinvolgono l’intera popolazione italiana e il suo tessuto produttivo con un prodotto interno annuo del valore di oltre cento miliardi di euro. Questa è la condizione del rilancio e il futuro dell’Italia. Un tratto emerso con evidenza in un convegno promosso dalle tre federazioni di categorie della Cisl, rispettivamente dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni, sul tema «La strategicità delle reti per lo sviluppo del Paese».
L’appuntamento ha radunato per la prima volta il Gotha delle imprese dei diversi settori. Con il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni e a quelli delle tre federazioni Giovanni Luciano, Carlo De Masi e Vitantonio Vitale, erano il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, Mauro Moretti per le Ferrovie, Livio Gallo di Enel, Giovanni Castellucci per le Autostrade, Pietro Ciucci per l’Anas, Marco Patuano per la Telecom, Luigi Gubitosi per la Rai, Giovanni Gorno Tempini per la Cassa Depositi e Prestiti.
Le infrastrutture di reti negli ultimi 20 anni sono state un fattore di sviluppo economico per tutti i Paesi, ma anche una grande opportunità politica e sociale per la democrazia nel mondo e per consentire a centinaia di milioni di cittadini di viaggiare, comunicare e conoscere culture, storie e tradizioni diverse. Aeroporti, ferrovie ad alta velocità, porti, aerei, treni e navi di nuova generazione hanno consentito di accorciare le distanze dentro e fuori i confini nazionali, ma soprattutto hanno permesso una mobilità a costi socialmente compatibili. Il risultato è stato di portata epocale: potenzialmente tutti gli uomini e le donne del pianeta possono diventare «cittadini del mondo».   
Le reti di energia sempre più transnazionali permettono l’approvvigionamento di elettricità e gas dai Paesi produttori a quelli in via di sviluppo e consentono di creare le basi per la loro crescita economica e industriale. Negli ultimi anni lo sviluppo delle reti di telecomunicazioni e l’interconnessione di centinaia di milioni di cittadini attraverso internet e i satelliti sono stati uno dei più grandi eventi della storia. Poter parlare, scriversi, trasmettere immagini sui social network è la più grande rivoluzione politica e culturale di sempre per il superamento dei confini nazionali e diventare di fatto un popolo solo al di là della geografia dei vari Stati.
Nel 2011 la Commissione Europea ha presentato un pacchetto di proposte per accelerare il completamento delle reti trans europee di trasporto, di energia e di telecomunicazioni nell’ambito degli interventi previsti nel nuovo «Meccanismo per collegare l’Europa» nel periodo 2014-2020, con il quale l’Unione Europea intende promuovere il finanziamento di infrastrutture prioritarie che rispettano i criteri di sviluppo sostenibile definiti dalla Strategia Europa 2020.
Per il settore del trasporto si prevede la creazione di una rete centrale Ten-T da realizzare entro il 2020, basata su un sistema di corridoio per favorirne una gestione comune, e di una rete globale, da realizzare entro il 2050, che comprenderà infrastrutture nazionali e regionali per garantire l’intera copertura del territorio e l’accessibilità a tutte le regioni. Per l’energia i progetti sono orientati alla realizzazione del pacchetto Clima Energia per il 2020. Per le telecomunicazioni si prevede la costruzione di reti a banda larga veloce e ultraveloce e servizi digitali paneuropei.

Il sistema dei trasporti

Le reti infrastrutturali rappresentano un’architettura decisiva per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, le fondamenta di ogni attività sociale o produttiva.
La visionarietà di uno dei padri nobili della costruzione europea, Jacques Delors, trova nell’ambito delle infrastrutture destinate a favorire i collegamenti e i traffici un elemento di indubbia capacità aggregativa, di sinergie industriali, di equilibrio nello sviluppo. Caratteri essenziali per dar vita ad una comunità di popoli e di cittadini, sempre più integrata e solidale, assai lontana da quell’Europa dei mercati, della finanza, delle burocrazie che sembra oggi tenere in scacco ogni altra politica, con il risultato di allentare la coesione del sistema, anche in termini industriali o economici. Il Parlamento ritiene che le reti Ten-T forniscano un rilevante valore aggiunto europeo, contribuendo ad eliminare le strozzature transfrontaliere che per il loro elevato costo non possono essere realizzate dagli Stati membri. Gli orientamenti sono improntati al principio di mobilità sostenibile, di integrazione stringente tra le reti e le diverse modalità, nonché di sviluppo di una reale politica ferroviaria europea basata sull’interoperabilità tecnica.
È obiettivo condiviso che per realizzare un modello di sviluppo sostenibile sia necessario innovare profondamente le infrastrutture e i mezzi di trasporto, attraverso il ricorso a nuove tecnologie che consentano di ridurre il livello delle emissioni e l’impatto sulla qualità dei servizi e sul clima. L’obiettivo è quello di rilanciare lo sviluppo mediante una politica comunitaria di investimenti mirati ad accrescere la competitività del sistema produttivo europeo attraverso il sostegno sia alle piccole e medie imprese con il finanziamento della ricerca e dell’innovazione, sia ai progetti di infrastrutture delle reti Ten-T per il miglioramento dell’efficienza del sistema dei trasporti.
Sotto il profilo della mobilità è quindi opportuno migliorare le capacità infrastrutturali esistenti unendo tra loro le componenti modali e i servizi, al fine di migliorarne i livelli di qualità e ridurne, per quanto possibile, gli investimenti non necessari. La Commissione Europea ha individuato le direttrici per una revisione integrale del sistema, idonea a fronteggiare gli impegni del futuro. Questo porterà all’aggiornamento della rete portuale di interesse comunitario e in particolare dei porti che faranno parte della rete europea cui l’Unione Europea assegna un ruolo determinante insieme alle piattaforme logistiche, per realizzare una rete intermodale marittima e terrestre.
Su richiesta del Parlamento e della Commissione Europea la presidenza ha proposto di ripartire i fondi di bilancio nel 75, 10 e 15 per cento rispettivamente per gli obiettivi seguenti: progetti transfrontalieri, colli di bottiglia e collegamenti mancanti, 75 per cento dei fondi; azioni volte alla decarbonizzazione e alle tecnologie innovative, 10 per cento; ottimizzazione delle interconnessioni multimodali e tutti i sistemi di gestione di traffico telematici, 15 per cento.
Si tratta di progetti di grande rilievo internazionale che dimostrano la qualità tecnologica italiana e avranno positivi effetti sull’occupazione, sulla sicurezza del trasporto, sulla competitività industriale. Autostrade, sistemi aeroportuali, ferrovie, porti e strade sono stati pensati e gestiti per troppo tempo come elementi dissociati da una rete integrata. Il salto di qualità culturale e pragmatico è quello di metterli in sinergia, come offerta di servizi di mobilità al cittadino e alle imprese. Questo aumenta la competitività e la produttività del sistema, favorisce investimenti mirati, consente l’afflusso di capitali privati, razionalizza gli interventi a favore di più ampi bacini di traffico. La ricerca tecnologica integrata, proprio con le altre reti delle telecomunicazioni e dell’energia, apre territori insondati nell’offerta di nuove opportunità, nella flessibilità dei flussi di traffico, nell’individuazione delle direttrici, nel pieno sfruttamento delle infrastrutture esistenti e in quella da realizzare. Potrebbe schiudere alle aziende italiane prospettive di alleanze e moderne politiche di marketing a livello europeo proponendole come protagoniste in ambito continentale, rafforzare il mondo del lavoro, aumentare la redditività delle imprese dando impulso a governance orientate alla partecipazione.

Le reti elettriche

Lo sviluppo sostenibile della Rete Ten Energia è finalizzato all’obiettivo di raggiungere un mix tra energie rinnovabili e risparmio energetico sino al 2020 fissato nel cosiddetto modello «20-20-20». Il bilancio europeo fa per questo riferimento a progetti da finanziare attraverso i fondi europei e la Banca Europea di Investimento che prende in considerazione tre programmi: Intelligent Energy Programme, Progetti Cross Borders dei corridoi energetici (elettrodotti, gasdotti e pipelines), Finanzing Energy Efficiency.
Disporre dell’energia non significa più soltanto produrla ma anche scambiarla, distribuirla, portarla fino all’utilizzatore finale, sfruttando la generazione, sviluppando efficienza della rete nel rispetto della concessione, garantendo efficienza negli usi finali. Le innovazioni dovranno tener conto di alcuni aspetti fondamentali: energia distribuita e connessa a reti di media e bassa tensione; reti attuali progettate e gestite come reti «passive» con flussi unidirezionali o con flussi concentrati in aree territoriali che non coincidono con le esigenze degli utilizzatori; intermittenza dei flussi; altro elemento necessario sarà lo sviluppo di sistemi di accumulo che saranno inseriti sia nelle reti che negli impianti.
In questa logica diventa imprescindibile fare incontrare la vecchia rete elettrica con le reti di comunicazione e con la domotica attraverso innovazioni tecnologiche e organizzative: l’incontro di questi mondi porta a realizzare le «reti intelligenti». Naturalmente lo sviluppo di queste va di pari passo con lo sviluppo di sistemi di rilevazione intelligenti, delle città intelligenti, della mobilità elettrica, e potrà reggersi se accompagnato da una vasta applicazione della domotica. Domotica a supporto delle città, dell’industria, della casa, intesa come un’intelligenza distribuita in grado di governare servizi autonomi secondo quanto impostato dall’utilizzatore sulla base delle proprie abitudini di comfort, esigenze energetiche, necessità logistiche, disponibilità al consumo in un certo modo, disponibilità all’accumulo e così via. Sostanzialmente si tratta di un insieme di componenti collegati ad uno o più microprocessori, secondo le esigenze, facenti capo ad un sistema che governa i vari elementi dell’insieme energetico.
Nel mondo nell’anno 2012 si sono spesi 13,9 miliardi di dollari per rinnovare le reti, in Europa 1,40 miliardi di dollari. Per il 2016 è previsto che il settore legato alle smart city, solo per il segmento smart energy, avrà una capacità di investimento pari a 81 miliardi di dollari. In Europa, dalla Comunità sono stati stanziati, per progetti pilota nel settore, 630 milioni di euro. l’IEA ha stimato in 520 miliardi di euro l’investimento previsto nella rete europea entro il 2035. Il fondo comunitario stanziato per le infrastrutture energetiche è di 9,1 miliardi di euro e la Commissione ha già indicato che circa il 70 per cento sarà destinato al sistema elettrico. La bozza di Strategia energetica nazionale presentata precedentemente prevedeva, per il 2020, 180 miliardi di euro di investimenti nella green economy e nelle reti.

Le telecomunicazioni

Le reti di telecomunicazioni a banda larga e le infrastrutture di servizi digitali sono in Europa tra le priorità nel contesto dell’integrazione tra le rete e le tecnologie. Una riduzione dei finanziamenti non fa venire meno l’interesse anche se gli obiettivi previsti dall’agenda digitale europea si allontanano. Bisogna eliminare le strozzature che ostacolano il completamento del mercato unico digitale fornendo l’accesso anche transfrontaliero alle infrastrutture di servizi pubblici digitali. È necessario puntare al raggiungimento degli obiettivi dell’agenda digitale europea che prevede la copertura universale a 30 megabyte, il collegamento di almeno il 50 per cento delle famiglie europee alla velocità di connessione di 100 megabyte.
Le telecomunicazioni in Italia hanno avuto negli ultimi 15 anni uno straordinario sviluppo grazie all’innovazione, all’evoluzione di nuovi modelli di attività e alla contestuale apertura dei mercati. La recente crisi economica ha iniziato a colpire anche il mondo dei servizi e le telecomunicazioni sono pertanto passate dall’inarrestabile crescita ad una fase di forti difficoltà nell’ultimo biennio, che hanno portato alla riduzione dei fatturati e della marginalità e alla conseguente crisi occupazionale.
Le cause che hanno generato la fase di decrescita del settore sono legate ai seguenti fattori: saturazione della domanda sia per il mobile che per l’adsl, grande pressione competitiva sui prezzi per la difesa delle quote di mercato, riduzione dei ricavi e bassa marginalità per le imprese, lenta penetrazione dell’innovazione. È di vitale importanza, in coerenza con gli obiettivi dell’agenda digitale, definire un piano nazionale per la banda larga e il superamento del «divario digitale» con la piena inclusione di tutti i cittadini, velocizzare lo sviluppo delle reti tecnologiche di pari passo con il rilancio di tutta la filiera produttiva, informatica, tecnologica e manifatturiera per consentire i collegamenti veloci in mobilità e nelle aree svantaggiate.
Le reti infrastrutturali di energia, trasporti e telecomunicazioni costituiscono monopoli naturali, nonché elementi strategici per l’Italia. Per il loro valore intrinseco esse devono rimanere solidamente a controllo pubblico, pur con assetti proprietari diversi o con specifiche caratteristiche tecnico-giuridiche. Un ruolo rilevante nell’azione di controllo pubblico può essere affidato alla Cassa Depositi e Prestiti, come regista finanziario di una partecipazione di Fondi di investimento, in modo particolare italiani. Sarebbe auspicabile una convergenza delle diverse aziende, soprattutto in tema di ricerca e innovazione, nonché di elementi che possano favorirne il protagonismo sul mercato internazionale, in particolare quello europeo, per migliorare la competitività del sistema Italia in ogni sua articolazione.
L’uso delle concessioni per i sistemi infrastrutturali a rete potrebbe contenere garanzie utili da un lato per garantire la collettività e necessarie dall’altro alle imprese per svilupparsi e competere. La particolarità dei servizi offerti da trasporti, energia e telecomunicazioni, erogati a tariffa, a prezzi amministrati o in convenzione, potrebbe favorire l’uso dei Fondi previdenziali integrativi dei lavoratori delle reti, purché garantiti dallo Stato e finalizzati esclusivamente ad investimenti, innovazione e nuova occupazione. Si tratterebbe di investire in beni destinati ad un pieno impiego esclusivo nel nostro Paese al servizio dei cittadini e delle imprese che vogliono rimanere in Italia, e le cui garanzie per il ritorno del capitale investito sono previste dalle bollette e dai pedaggi.
L’estrema possibilità di rilancio per l’Italia si gioca su quella che potrebbe apparire la ruota di una roulette. La vincita non sarà effetto del caso ma dipende esclusivamente dalla determinazione, dal coraggio di cambiare fino in fondo le attuali storture e inefficienze, dalla dignità di offrire un futuro ai propri figli, senza vergognarsi di aver sottratto loro la possibilità di costruirsi un futuro dignitoso, per pagare tutti i nostri debiti.   

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