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FRANCESCO PEVERINI: ALMENO UN INCIDENTE STRADALE SU 5 CAUSATO DAL COLPO DI SONNO

Il prof. Francesco Peverini, direttore scientifico della Fondazione per la ricerca per la cura del sonno: «La sindrome delle apnee ostruttive, ossia temporanee carenze di aria ai polmoni, riduce l’ossigeno nel sangue, può creare infarto, aritmia, insufficienza cardiaca, micro-ischemie fino all’ictus cerebrale; ansia, depressione, difetti attitudinali, ridotta concentrazione sul lavoro dovute a stanchezza; ogni apnea contribuisce a frammentare il sonno ostacolando le fasi profonde e un riposo davvero efficace»

Morire di sonno. Non è solo un modo di dire quando gli occhi non ce la fanno più a stare aperti. È, invece, il rischio incombente, subdolo e latente che corrono quanti guidano senza sapere che il sonno da cui si sono appena svegliati è stato inutile e, soprattutto, non sufficiente a cancellare la stanchezza. Il loro riposo non è stato ristoratore, sono in debito di sonno a causa delle apnee notturne e hanno un rischio maggiore di altri di incorrere in incidenti stradali, anche rispetto a chi fa uso di alcool e droghe. Con la differenza che, ad un controllo della polizia, l’alcool e le droghe possono essere facilmente accertati con un semplice test e in qualche modo le persone si sentono «obbligate» a non bere prima di mettersi al volante, mentre oggi nessuno può chiedere a chi va in apnea di curarsi.
«Recenti studi dell’Unione Europea hanno dimostrato che gli incidenti stradali vedono nelle apnee notturne, di cui il russare è la spia principale, un coefficiente di rischio di 3,71, mentre quello di alcool e droghe, già considerato alto, si ferma a 1,68», afferma il prof. Francesco Peverini, medico internista e direttore scientifico della Fondazione per la ricerca e la cura dei disturbi del sonno. Il quale della lotta alle apnee notturne ha fatto una ragione quotidiana non tanto personale quanto d’interesse del Paese, con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni a varare misure preventive per ridurre il numero di chi ne soffre e il grande numero di vittime di incidenti stradali. «La sicurezza stradale è un problema non solo tecnico, infrastrutturale o di tenuta dei materiali, ma soprattutto delle condizioni di chi guida», precisa.
Per studiare questo complesso scenario sociale, economico e sanitario, la Fondazione sta realizzando un’indagine, nell’ambito di una partnership scientifica con la Mercedes Benz Italia, in materia di sicurezza stradale. Dagli studi della National Highway Traffic Safety Administration è emerso, al momento, che negli Stati Uniti il 17 per cento di tutti gli incidenti autostradali mortali sono causati dal colpo di sonno. Per l’Italia la Fondazione stima che almeno un incidente stradale su cinque sia causato da un colpo di sonno. L’indice di mortalità è superiore alla media giornaliera per tutto l’arco di tempo che va dalle ore 20 alle 7 del mattino, raggiungendo il valore massimo verso le 4 di notte, con 5,7 decessi ogni 100 incidenti.
Ma cos’è la sindrome delle apnee ostruttive, anche definita Osas? «È costituita da interruzioni temporanee del flusso di aria ai polmoni che causano abbassamento di ossigeno del sangue. Questa carenza crea due distinti problemi: uno cardiovascolare, con incidenti come infarto, aritmia e insufficienza cardiaca; l’altro neurologico con la possibilità di micro-ischemie o Tia - attacchi ischemici transitori -, fino al vero e proprio ictus cerebrale. Si determinano anche problemi legati alle turbe dell’umore, come ansia e depressione e, quindi, carenze attitudinali con ridotte capacità di concentrazione sul lavoro dovute a stanchezza», ha aggiunto Peverini ricordando che «ogni apnea contribuisce a frammentare il sonno impedendoci di raggiungere le fasi profonde, in particolare la Rem, e avere un riposo davvero efficace».
Perché si soffre di apnee notturne? «Le condizioni che le provocano sono la conformazione del palato, della base della lingua e della mandibola, vale a dire com’è strutturato il volto, ma anche l’eccesso di peso dato che il 70 per cento di chi va in apnea è obeso». Dai colpi di sonno il discorso si trasferisce dal letto alla strada e riguarda tutti coloro che, per ragioni professionali, debbono tenere immutata la soglia di attenzione e di veglia, come conducenti, piloti, macchinisti e addetti a plance di controllo e gestione di sistemi complessi.
L’Unione Europea ha finanziato un’analisi per valutare le principali cause degli incidenti stradali. «È emerso che quelli dovuti alla sonnolenza alla guida provocano un numero di morti doppio rispetto a quelli rilevati nella popolazione generale», ha aggiunto il professore, ricordando che le apnee coinvolgono circa il 4 per cento della popolazione: «Ma se si considera la popolazione adulta, quella che conduce veicoli per spostarsi e per lavoro, la percentuale sale al 10 per cento, per arrivare addirittura al 22 per cento, ossia ad uno su cinque, tra gli autisti autotrasportatori che non sanno di andare in apnea durante il sonno».
Peverini ha spiegato che «tre sintomi fondamentali segnalano l’apnea: russare in modo rumoroso; la sonnolenza durante il giorno; una serie di pause respiratore riferite dai familiari». La prima risposta a questa subdola sindrome la danno i medici di famiglia nell’indirizzare i pazienti ai Centri del sonno, pubblici e privati, per una diagnosi precisa che si svolge con l’esame «polisonnografico». È un’indagine semplice, non invasiva, che si può fare anche a domicilio, l’unica in grado di dare uno screening esatto della presenza o meno di sindrome delle apnee notturne, consentendo di valutarne l’entità e dare chiari riscontri per il trattamento.
I Centri pubblici in Italia, però, sono poco più di 20, davvero pochi. È un punto dolente che testimonia l’ancora troppo carente conoscenza e l’inesistente contrasto del fenomeno. In Germania sono attivi ben 393 centri pubblici di diagnosi.
Aggravano la situazione anche i comportamenti dovuti ad inesperienza e ignoranza. «Chi guida è solito ricorrere ad una serie di contromisure per evitare la sonnolenza al volante, quella che poi dà, senza alcun preavviso, il colpo di sonno», aggiunge Peverini citando l’indagine della Fondazione con la Mercedes Benz e rivelando che «gli automobilisti, per scongiurare i colpi di sonno, escogitano vari espedienti, purtroppo senza grandi risultati: il 54 per cento dei conducenti si ferma e si accontenta dei classici due passi; il 52 per cento alza il volume della radio; il 47 per cento apre il finestrino e il 45 per cento prende un caffè. Né serve muoversi mentre si è al volante (il 27 per cento), mangiare caramelle (32 per cento), bere limonata o bevande considerate energetiche (26 per cento), sino ad arrivare al paradosso di chi ritiene (5 per cento) che sia addirittura utile guidare più velocemente per imporsi maggiore attenzione contro la sonnolenza. «In realtà fermarsi e concedersi un breve sonnellino in auto è l’unico antidoto per combattere la sonnolenza alla guida», ribadisce il prof. Peverini ammettendo, però, che «ne fa uso solo il 4 per cento degli intervistati».
Per fortuna la tecnologia mette a disposizione non solo gli strumenti di diagnosi, ma anche di cura. «Per ridurre gli incidenti di auto dovuti a colpi di sonno è necessario curare i pazienti colpiti da sindrome delle apnee notturne di grado moderato-severo, consentendo loro di avere un sonno davvero ristoratore», spiega il direttore scientifico della Fondazione, precisando che «la ventilazione a posizione positiva durante il sonno risolve drasticamente e compiutamente il problema».
Resta nodale il calo del peso corporeo e la lotta alla sedentarietà di chi guida per professione. Si deve intervenire in quanti guidano per lavoro cercando, prima ancora di fare diagnosi, di ridurre il peso di chi conduce una vita così impegnativa, ma sedentaria».
Ma sono ancora molti i pazienti non ritenuti gravi che possono presentare comunque un’elevata sonnolenza. È il caso, secondo il prof. Peverini, di «controllare i farmaci assunti; molto spesso si fa uso di medicinali che possono ridurre l’attenzione alla guida, talvolta si assumono quantità ‘innocenti’ di alcool che, interagendo con i farmaci, diventano estremamente pericolose, aggiungendo complicazioni al problema preesistente e che è già di per sé molto grave». Servono insomma, conclude Peverini, «misure di prevenzione sistematiche, strategiche e coordinate, indirizzate innanzitutto alle categorie professionali, come avviene in Germania e in molti altri Paesi, che accertino su vasta scala l’esistenza della sindrome delle apnee notturne e dispongano obbligatoriamente interventi curativi idonei, senza aspettare quindi che avvenga la quotidiana carneficina sulle strade».

Tags: Ottobre 2012

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