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Ma che ripresa e ripresa. È la vendetta dei consumatori

L'editoriale di Victor Ciuffa

 

Se le vacanze hanno distratto un po’ l’attenzione della massa dai problemi economici, nel periodo immediatamente precedente ad esse, esattamente nel luglio scorso, i politici l’hanno dirottata da questi problemi  verso quella che loro definiscono la grande riforma del Senato. E che hanno reso ancor più clamorosa organizzando una sceneggiata tra i favorevoli e i contrari a base di migliaia di emendamenti presentati al testo in discussione proprio in Senato. Una riforma che ha distratto la già ridotta attenzione pre-agostana, e alla quale si è associata anche l’assenza fisica del Capo del Governo Matteo Renzi che ha trascorso alcuni giorni all’estero, sia pure in incontri e colloqui vantaggiosi per l’immagine dell’Italia.
Ma all’economia, o meglio alle attività dirette ad innescare effettivamente una ripresina, chi ha pensato? Nessun politico, in quanto tutti preoccupati di mantenere ed anzi di rafforzare il proprio potere e la propria permanenza al potere attraverso la riforma del Senato, che si aggiunge alle numerosissime riforme approvate dalla classe politica dopo tangentopoli certamente non per eliminare furti e corruzioni, ma per non farsi più prendere in flagrante, come era avvenuto allora da qualche Procura della Repubblica..
La crisi economica comunque dovrebbe avergli insegnato che l’eliminazione delle partecipazioni statali, le conseguenti liberalizzazioni e privatizzazioni di quelle aziende pubbliche, il trattato di Maastricht e l’introduzione dell’euro hanno tolto gli strumenti con i quali oggi si sarebbe potuta superare facilmente e rapidamente la crisi, e avviare una robusta ripresa conomica: ossia con l’esecuzione di grandi opere pubbliche, con le conseguenti masse di nuovo lavoro, di occupazione, di disponibilità monetarie in circolazione, senza le quali nessuna economia può risollevarsi.
Tutti impegnati, politici, giornali e opinione pubblica interessata alla politica, a presentare e a far credere alla necessità della riforma del Senato, che consiste invece solo nell’abolizione di uno degli ultimi controlli sulla finanza pubblica, sugli sprechi e sulla corruzione usuale ormai nei politici, dopo l’eliminazione dei Comitati regionali di controllo, e la riforma delle funzioni dei segretari comunali, dei prefetti e dei soprintendenti ai Beni culturali. Nessuno ha compiuto una riflessione sincera, obiettiva sulla situazione e sulle prospettive. Su qualche giornale, strumento di gruppi economici o politici, si sono  letti titoletti sull’incipiente o avviata ripresa; i costruttori ingolfati di case nuove invendute e il loro indotto come le reti di agenzie immobiliari, hanno pubblicato o fatto pubblicare sui giornali che nel loro campo era in atto un aumento di vendite di case. È vero o è un tentativo di convincere la gente a ricominciare a spendere nel loro settore?
Il mensile di un’organizzazione della proprietà edilizia lo scorso maggio ha intitolato un articolo: «Timido risveglio delle compravendite». Questo il sommario: «Nel primo trimestre 2014 a Roma vi è stato un balzo del 21 per cento», ma confessando poi che si trattava di atti di compravendite slittati dal 2013 al 2014. Il Corriere della Sera, che ha azionisti operanti nel campo immobiliare, il 27 luglio ha attenuato l’annuncio: «Ripresa lenta, ma solo l’Italia non ha superato la grande crisi». Affermazione smentita da Intesa Sanpaolo il cui manager Paolo Mameli, del Servizio Studi, ha ammesso: «Italia, inflazione ai minimi dal 2009», il che conferma il calo di tutte le vendite, quindi l’aumento o comunque il permanere della crisi.
E quando il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi ha parlato di possibili diverse misure per sostenere l’acquisto di nuove auto e il presidente di Unimpresa Paolo Longobardi l’ha definita «una mossa che potrebbe provocare un positivo effetto domino per l’intera economia italiana e una spinta alle immatricolazioni capace di dare un impulso benefico alla ripresa economica sempre più lontana anche in questo 2014», gli automobilisti hanno pensato che costa meno spingere la macchina vecchia, che indebitarsi ancora per una nuova.
Si è coperta poi di ridicolo la Commissione europea che il 5 maggio scorso in un comunicato ha scritto: «Si allarga la base della ripresa. Le previsioni di primavera della Commissione indicano un proseguimento della ripresa economica nell’Unione europea dopo l’uscita dalla recessione un anno fa». E Siim Kallas, vicepresidente della stessa Commissione, ha dichiarato: «La ripresa si sta consolidando: assistiamo a una riduzione dei disavanzi e al rilancio degli investimenti e, soprattutto, emergono i primi segni di un miglioramento della situazione occupazionale».
La Commissione ha quindi dettato una nuova teoria economica: «Man mano che i redditi reali beneficiano di un’inflazione più bassa e della stabilizzazione del mercato del lavoro, le spese per i consumi dovrebbero gradualmente rafforzare la crescita. La ripresa degli investimenti dovrebbe continuare a sostenere la crescita, con un incremento degli investimenti in attrezzature e opere edilizie». E inoltre «Il rischio più acuto di indebolimento delle prospettive di crescita resta una nuova perdita di fiducia in caso di stallo delle riforme». Non cito altre amenità.
I nostri governanti e la Commissione Europea dovrebbero solo dire se sono proprio convinti che, nell’assenza di qualsiasi intervento monetario dello Stato ma anzi nel continuo aumento del prelievo fiscale, la massa dei risparmiatori italiani che hanno un piccolo risparmio in banca, alla posta o in borsa, sono disposti a prelevarlo in tutto o in parte per investirlo, non si sa poi neppure come e dove, soltanto per amor di patria, ossia per far partire e per alimentare la ripresa economica.
Saranno troppo tolleranti e pazienti gli italiani, ma scemi proprio no. Anzi queste continue, grossolane bugie li inducono a risparmiare ancora di più, a spendere di meno, a ridurre ulteriormente i consumi, ad abbattere ancora di più l’inflazione ossia i prezzi. Anche a costo di creare altri disoccupati, riducendo però le entrate del Fisco. È la vendetta del consumatore che per anni ha visto crescere in maniera inarrestabile i prezzi e le tasse e calare i redditi senza alcun intervento di politici e dei loro pseudo economisti.

Tags: Settembre 2014

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