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non ci restano che napolitano e monti. purtroppo, ossia per fortuna

L'editoriale di Victor Ciuffa

Poiché siamo già, e da vari mesi, in una campagna elettorale piuttosto vivace e spesso violenta, la prima decisione che dovrebbe adottare il Governo Monti nel settore della comunicazione - o meglio della propaganda, come si diceva una volta, e in particolare in quello della televisione -, è il rigoroso rispetto delle norme vigenti in tali occasioni, e addirittura di quelle del giorno di vigilia delle votazioni, ossia il silenzio assoluto. Perché il teatrino al quale i telespettatori sono costretti giornalmente ad assistere costituisce una clamorosa, sfacciata e arrogante violazione sia di tali norme, sia di quelle che regolano, anche in tempi normali ossia lontano da consultazioni elettorali, i tanto osannati diritti alle pari opportunità e alla riservatezza o privacy. Non è ammissibile né giuridicamente giustificabile l’alluvione di dibattiti, battibecchi, polemiche, insulti, falsità, cui si assiste quotidianamente, e che non approfondiscono i temi e i problemi reali del Paese; che tendono piuttosto a giustificare e quindi a falsificare i comportamenti dissennati assunti nel più recente passato; che non illustrano i programmi dei vari partiti anche perché, tranne quello di conquistare il potere e di estromettere gli avversari, i partiti non ne hanno. Trasmissioni che puntano, in pratica, a frastornare l’opinione pubblica; che con false, strumentali o inconsistenti argomentazioni, aizzano gli elettori gli uni contro gli altri, come nei combattimenti dei galli, per ottenerne la partecipazione al voto. Voto che gli servirà solo per arrivare al potere per poi disinteressarsi dei loro stessi elettori, anzi per caricarli di obblighi e di oneri a vantaggio della casta politica, di maggioranza e di opposizione. Si potrebbe pensare che la responsabilità dell’organizzazione di tali trasmissioni e della scelta dei partecipanti sia dei dirigenti delle emittenti televisive; per quanto riguarda il servizio pubblico, ossia la Rai-Tv, è un falso problema perché costoro sono tutti di nomina politica, secondo gli antichi criteri della lottizzazione. Sono gli stessi partiti, è la stessa «casta» a decidere questa quotidiana fiera parolaia e inconcludente che serve a confondere le idee e a recuperare voti perduti, ma che mostra anche i limiti morali e culturali di chi vi partecipa. Tra costoro aumenta il numero delle donne ma talvolta a scapito della loro dignità. Assisteremo a un’etero o a un’autodisciplina del gallinaio televisivo? Sarà capace il presidente del Consiglio Mario Monti, giornalmente ricattato da tale casta, di essere rigoroso, oltreché nel mondo delle tasse, anche in quello degli esibizionismi, delle chiacchiere inconcludenti, delle lavanderie a gettone? A un anno dal suo insediamento alcuni ex primi della classe, ex mosche cocchiere, ex ministri del precedente Governo che hanno portato però il loro carro alla sonora bocciatura internazionale, hanno delineato un bilancio negativo. Condividiamo il loro giudizio, perché non si possono attribuire al Governo Monti, in carica appunto da un solo anno, gli scarsi risultati di un’impari lotta contro la gigantesca frana creata in ogni campo, non solo in quello della finanza pubblica, in oltre vent’anni dai precedenti governanti, tra i quali figurano in primo piano anche quelle mosche. Dobbiamo riconoscere invece che, con i mezzi e i consensi a disposizione, il «dragamine Monti», in balia di tutti i venti, ha navigato benissimo in un oceano insidioso, disseminato di squali e di piovre; che ha dovuto adottare decisioni urgenti e dolorose, in campo fiscale, imposte dall’Unione Europea. Ma chi ha creato questo tipo di Unione Europea e chi, in vari decenni, non si è ribellato ed opposto alla sua deriva anti meridionalistica e in particolare anti italiana? Chi ha offerto ai nostri maggiori alleati - Germania, Francia e Inghilterra - il pretesto di intervenire pesantemente negli affari interni, convocando addirittura a Francoforte il presidente del Consiglio più idolatrato in Italia e imponendogli di dimettersi immediatamente? Le intemperanze private di qualche politico o le maxi appropriazioni di fondi pubblici compiute ad ogni livello, ma soprattutto in sede regionale, grazie alle manomissioni compiute negli ultimi anni nella Costituzione? Manomissioni della Costituzione e di altre leggi, che hanno regalato l’indipendenza, l’autonomia, la mancanza di controlli e l’immunità a tutti i politicanti, nazionali, regionali e locali. L’assurdo è che non basta il danno compiuto, che è sotto gli occhi di tutti. Ma che non si vuole riconoscerlo, anzi che ci si dibatte e si strepita per andare oltre, per manomettere più a fondo e definitivamente la Costituzione, per vincere immeritatamente e non democraticamente le elezioni, per conquistare il potere con leggi che una volta gli onesti padri degli attuali manipolatori definirono lapidariamente leggi-truffa, dirette a creare un sistema di potere antidemocratico, paradittatoriale, in mano non certo a statisti di tale rango ma di avventurieri e sfruttatori. Se negli anni 60 e 70 si fosse manomessa in tal modo la Costituzione, se si fosse abolito il sistema di controllo giuridico, giurisdizionale, elettorale, democratico, istituito dai Costituenti nel 1948, come è stato fatto invece negli anni 90 e 2000, sarebbero forse andati tranquillamente in porto i tentativi di golpe, veri o presunti, di quegli anni; come di fronte al diffusissimo malcontento popolare e all’ignavia dei politici del primo dopoguerra andò in porto la Marcia su Roma. Anche oggi gli italiani vivono in un momento di incertezza per il futuro e certamente di svolta rispetto al passato. C’è chi sostiene che siamo già passati alla Terza Repubblica, contrassegnata appunto da una completa e avventuristica riforma costituzionale. Va fatta però sinceramente una constatazione. Chi sono oggi i maggiori difensori della Costituzione repubblicana e quale progresso in ogni campo essa ha consentito di fare, in oltre mezzo secolo, al Paese? Sono Giorgio Napolitano, insigne rappresentante di un partito in passato di sinistra, antidemocratico per eccellenza, il Pci; e Mario Monti, ritenuto, anch’egli in passato, un convinto assertore e difensore del capitalismo e del potere economico di destra. Di fronte al vuoto, al salto nel buio, alle tristi sorprese e alle amare delusioni che hanno sempre dato l’improvvisazione e l’inesperienza, c’è proprio da augurarsi che Quirinale e Palazzo Chigi costituiscano un’inespugnabile barriera contro nuovi avventurismi e avventurieri. 

Tags: Dicembre 2012

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