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PESCA ILLEGALE

La Guardia Costiera rende noto con un comunicato che il 23 settembre scorso un assetto aereo in pattugliamento nell’ambito della Joint Operation Themis, coordinata dall’agenzia Frontex (European Border and Coast Guard Agency), ha avvistato alcuni motopesca tunisini in presunta attività di pesca all’interno delle acque territoriali italiane e ha successivamente informato il Centro Controllo Nazionale Pesca presso il Comando Generale della Guardia Costiera.

Subito è stato disposto l’impiego delle motovedette in servizio presso la Guardia Costiera di Lampedusa che, con personale ispettore pesca a bordo, hanno intercettato un motopesca tunisino, ancora con le reti in mare, in attività di pesca illegale all’interno delle acque territoriali italiane, a circa 10 miglia dall’isolotto di Lampione.

Le unità navali operanti hanno quindi provveduto a scortare il motopesca della marineria di Monastir presso il porto di Lampedusa per i successivi accertamenti che hanno determinato il sequestro dell’attrezzatura da pesca  (nella foto) costituita da una rete a circuizione di notevoli dimensioni (rete di lunghezza pari a circa 1700 metri e altezza 200 metri) dall’ingente valore economico.

Le verifiche hanno inoltre portato al deferimento all’Autorità Giudiziaria del comandante del motopesca ai sensi dell’art.7 comma 1, lettera d) del D.Lgs 04/2012, che punisce lo svolgimento di attività di pesca all’interno delle acque territoriali di altro Stato. In  corso accertamenti anche su un altro motopesca tunisino del quale è stata acquisita la pertinente documentazione ai fini dell’applicazione delle sanzioni previste.

L’attività di contrasto alla pesca illegale perpetrata da motopesca extra-UE nelle acque territoriali italiane risulta di fondamentale importanza al fine di tutelare gli interessi marittimi nazionali e garantire lo sfruttamento sostenibile delle risorse ittiche dei nostri mari. La Guardia Costiera di Lampedusa continuerà a svolgere un’attenta attività di monitoraggio delle acque di giurisdizione al fine di scoraggiare comportamenti in violazione delle norme vigenti in materia di pesca marittima, assicurando la tutela dell’ambiente marino e costiero e delle aree marine protette, oltre che garantire la sicurezza della navigazione.

Ma cosa accade quando viene sequestrato anche il pescato? Per esempio, anche se i due fatti non sono collegati, proprio negli stessi giorni e sempre in Sicilia è stato presentato (il 25 settembre, per l’esattezza) ai Mercati Agro Alimentari Sicilia (MAAS) di Catania il progetto “RI-pescato, dal mercato illegale al mercato solidale” promosso da Intesa Sanpaolo e Banco Alimentare nel 2019. Il piano è finalizzato a recupero, lavorazione, conservazione del pesce confiscato e successiva distribuzione agli enti caritativi, secondo la legge Gadda in vigore dal 2016 che consente di donare agli enti caritatevoli il pesce sequestrato ancora commestibile.

Il progetto è importante per la lotta alla illegalità e ha un alto valore solidale perché ogni anno in Italia vengono sequestrate oltre 500 tonnellate di pesce proveniente da pesca abusiva (fonte rapporto Mare Monstrum 2020 di Legambiente), in gran parte in Sicilia, nelle provincie di Palermo, Catania e Messina. Al fine di rendere tale tipologia di cibo utilizzabile è necessario un particolare processo di recupero, conservazione, trattamento e distribuzione, che rende possibile il recupero di questo alimento ad elevato valore nutrizionale.

Una volta sequestrato dalla Guardia Costiera, il pesce viene conservato in celle frigorifere, a Catania messe a disposizione dal MAAS<, di seguito, le necessarie verifiche igienico-sanitarie da parte del Dipartimento di Prevenzione Veterinaria e le valutazioni chimico-fisiche, microbiologiche, biomolecolari, parassitarie da parte dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia, ai fini di accertarne l’idoneità al consumo umano.

È in questa fase che interviene il Banco Alimentare, il quale provvede, in caso di pesce di piccola taglia, alla sua distribuzione agli enti caritativi siciliani che si occupano di assistenza e aiuto alimentare alle persone, mentre nel caso di pesce di grossa taglia, al suo trasporto presso le sedi di aziende o cooperative locali, le quali effettueranno le successive lavorazioni. Infine, provvede al ritiro e alla distribuzione delle porzioni di pesce congelato agli enti caritativi siciliani e calabresi beneficiari.

Una porzione di pesce pari a 150 grammi di prodotto (secondo i parametri del Crea, ente pubblico italiano deputato a stilare le linee guida per una sana alimentazione) integra un pasto offerto a persone bisognose dagli Enti caritativi convenzionati con la rete del Banco Alimentare. I benefici di questa azione, in conclusione, sono di grande rilevanza: per la salute dei consumatori con la diversificazione dell’offerta alimentare grazie al pesce, per lo sviluppo di un nuovo modello di recupero che può esser esteso ad altre regioni costiere, per il contenimento dello spreco alimentare, per il sostegno all’economia del territorio, per il rispetto della legalità, per la tutela della salute dei consumatori e per la salvaguardia ambientale.

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