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Dancer inside Brazil

La mostra «Dancer inside Brazil» è fino al 18 marzo nella Galleria  Candido Portinari dell’Ambasciata del Brasile a Roma, Piazza Navona

Sei anni di esposizioni nelle principali città d’Europa, arriva a Roma «Dancer inside Brasil», progetto fotografico concepito dall’architetto e fotografo romano Simone Ghera, in mostra fino al 18 marzo nella Galleria Portinari dell’Ambasciata del Brasile a Roma. Ballerine sinuose che diventano architetture: Ghera è un architetto che, dall’obiettivo, ha costruito così il suo palazzo personale. Un palazzo fatto di corpi che si fermano incastonati nelle grandi città, nei disegni dei ponti e delle infrastrutture, nelle scale di un posto qualunque. In particolare - e di questo è responsabile il produttore della mostra Max De Tomassi, storico giornalista esperto di Brasile - questa volta sono Rio de Janeiro e San Paolo le città di preferenza. Anche se a Piazza Navona non mancano di essere esposte le fotografie scattate tra Praga, Vienna, Londra, Milano, Berlino, Mosca, San Pietroburgo, Baku, città che integrano, secondo l’occhio di Ghera, il linguaggio universale della danza e il «genius loci», l’identità territoriale, in un dialogo natura-ingegneria-cultura-danza-corpo.
Gli immensi spazi di Rio De Janeiro e le piazze di San Paolo sono ritratte anche grazie al patrocinio della stessa Ambasciata e al sostegno della compagnia aerea Tap, per la quale è stato realizzato uno specifico calendario che sarà donato agli interessati nel corso dell’esposizione. Gli scatti di Simone Ghera, caratterizzati da orizzonti, gravità, punti di vista e superfici, immergono le ballerine in una dimensione di spazio assoluto in cui muoversi in maniera puramente arbitraria.
Come nasce questo progetto?
«Spontaneamente. Sono un architetto. Tornato da un viaggio e rimasto deluso dalle mie foto, mi sono iscritto ad un corso che ha stimolato il mio inconscio e mi ha fatto ricordare di aver sempre avuto una certa curiosità per la danza per il semplice motivo di ammirare l’eleganza. Eppure non ero mai andato a vedere un balletto, e non ne sapevo nulla. Mi sono così recato dall’insegnante di danza di mia figlia e ho fotografato delle sue allieve nel mio studio: questo è stato il primo seme che ha germogliato piano piano. Da lì ho cominciato a fare shooting in esterno, senza un piano. Poi mi sono reso conto che le ambientazioni che cercavo avevano un collegamento a livello architettonico, come strutture, linee e orizzonti».
«Non avevo uno scopo né economico né lavorativo, semplicemente mi sono lasciato guidare dall’istinto, ed ho trovato situazioni interessanti facendo molte esplorazioni urbane, continuando a viaggiare ma con un occhio più clinico».
Ghera nasce a Roma nel 1959 e si occupa di fotografia molto presto, seguendo le orme del padre. Dallo studio sullo sviluppo nella sua piccola camera oscura alle immagini che si stagliano in maniera contrastante sulle lenzuola bianche, la sua attenzione negli anni si concentra sull’utilizzo della luce, che considera uno degli aspetti più creativi della fotografia. Frequentando la Scuola Romana di Fotografia ha avuto modo di sviluppare il progetto «Dancer Inside», focalizzato sul mondo della danza e dell’architettura. Vi sono poi alcuni lavori paralleli sviluppati negli ultimi anni quali: «Danza ed Equitazione», «Danza e Tauromaquia», «Ballerine in stato Interessante». I prossimi progetti di rilievo nel 2016 riguardano mostre a New York (giugno) e Rio de Janeiro (novembre).    

Tags: Marzo 2016

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