SPECIALE Turismo e cultura - giovanni bastianelli: roma, il lazio e il turismo mondiale
Domanda. L’articolo 9 della Costituzione tutela e promuove la valorizzazione del patrimonio storico e artistico. Per lei si è voluto dettare un criterio per fruire dell’immenso patrimonio di beni culturali come volano per l’economia italiana?
Risposta. Sicuramente, ma è necessario compiere uno sforzo tutti insieme per guardare al turismo come a un’attività economica altrimenti rischiamo di vedere il nostro patrimonio solo dalla parte di chi ne usufruisce. Il turismo è un’attività economica molto significativa: rappresenta più del 10 per cento del prodotto interno lordo italiano, ma si ha la tendenza a non considerarlo tale. Questo è sempre accaduto in Italia, probabilmente perché abbiamo un territorio per sua natura turistico, per cui si è sempre avuto un atteggiamento troppo passivo e siamo stati e siamo ancora troppo pigri al riguardo.
D. Anche in aree così dotate come la regione Lazio e la città di Roma?
R. Anche in alcune località del Lazio, ma soprattutto a Roma l’afflusso turistico non costituisce un problema perché, grazie alla reputazione che hanno in tutto il mondo, sono sempre nei primissimi posti tra quelli che una persona vorrebbe visitare. Questo desiderio si manifesta soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, quelli che si affacciano per la prima volta al turismo; se chiedessimo in quei Paesi quali sono le prime cinque città che si vorrebbero visitare, Roma sarebbe la prima tra esse. Questo significa che siamo abituati a vedere i flussi sempre a Roma, abbastanza costanti, anche nei momenti di crisi, perché Roma è tra le città più ricercate nel mondo.
D. Ma è lo stesso tipo di turismo del passato o è cambiato?
R. In realtà negli ultimi anni è molto cambiato. Lo dimostrano due fenomeni: il turismo si è trasformato da un consumo secondario in uno primario; e tantissimi Paesi, soprattutto quelli in via di sviluppo, hanno compreso che, come settore economico, può sviluppare rapidamente senza eccessivi investimenti, sfruttando quanto la natura o l’arte donano ad un territorio. Tutti i Paesi che si affacciano ad un livello di economia più alta hanno tra le primissime possibilità l’incentivazione del turismo. Questo indica che la competizione si è sviluppata principalmente all’interno dell’Europa, che ancora rappresenta il 50 per cento del turismo mondiale, percentuale che sta calando proprio perché, di anno in anno, si affacciano destinazioni prima inesistenti.
D. Rappresentano una seria concorrenza per l’Italia?
R. Interi continenti, che prima non lo erano, oggi sono aperti al turismo. Esistono sempre all’interno dell’Europa località, capitali, città o regioni che non hanno mai avuto un atteggiamento «passivo», anche se potevano permetterselo. Da cosa lo vediamo? Primo elemento è quante volte un turista visita la medesima città. Ad esempio, quante persone tornano a Roma? Questo è un dato nel quale siamo particolarmente deboli, dobbiamo cambiare. Il secondo è il numero di giornate di permanenza. Noi abbiamo cominciato ad ospitare turisti un paio di secoli prima di altri Paesi e ci siamo abituati a considerare naturale tale flusso. Invece bisogna cambiare, e in fretta perché la competizione è molto accesa. Per essere competitivi nel turismo, diventato tra le principali fonti economiche nel mondo visto che ha superato qualsiasi altra industria, dobbiamo organizzarci, non continuare a pensare che i turisti verranno comunque da noi e adagiarsi su questa posizione di rendita. E neppure che basti solo l’attrazione esercitata dai beni culturali o da quelli archeologici.
D. Quali sono i motivi di ciò?
R. Sempre più difficilmente la vacanza si trascorre per un motivo specifico. Gli eventi aiutano moltissimo. Per il turismo giovanile, per esempio, è fondamentale in questo momento avere un territorio in cui possano organizzarsi manifestazioni. Questo non vuol dire che siamo all’anno zero, ma che dobbiamo lavorare di più su questo. E non parlare solo di Roma; abbiamo territori nelle nostre province che hanno un potenziale straordinario, e che finora non si è riusciti a mettere in evidenza e a valorizzare. Molto importante per il turismo è il legame tra natura, prodotto dell’agricoltura, prodotto tipico anche dell’artigianato, prodotto del territorio in cui si va.
D. Come è la natura nel Lazio?
R. Non si è messo abbastanza in evidenza che la regione Lazio ha uno dei più alti indici di conservazione della natura. Non si è lavorato abbastanza sull’individuazione di un territorio attraverso un prodotto enogastronomico. Nel Lazio ci sono 73 parchi naturali, ma quasi nessuno lo sa, ed inoltre ha percorsi che adesso stanno ottenendo un grande successo, lungo i quali camminare, immergersi nella natura e nella cultura, riscoprire itinerari religiosi che danno al turista particolari emozioni e sensazioni. Tutte le strade che partivano da Roma per motivi commerciali, vi arrivavano anche per motivi religiosi. È un’altra risorsa che stiamo cercando di rivalutare.
D. Troppi tesori, troppa trascuratezza?
R. Ho sentito spesso negli anni passati persone dire che l’Italia ha troppe cose. Avere troppo non credo sia un problema, lo diventa se non sappiamo organizzare quello che abbiamo. Nel turismo il problema da risolvere è di carattere organizzativo. Questo da una parte ci preoccupa perché sappiamo che gli italiani non sono bravissimi nell’organizzarsi, ma comunque avere tante ricchezze ci deve costringere ad impegnarci di più.
D. Che cosa fa la Regione Lazio non soltanto per il turismo di massa, ma anche per quello di lusso che favorisce di più l’economia?
R. Abbiamo ricominciato a partecipare alle fiere di settore e a svolgere quella promozione che era stata abbandonata negli ultimi anni. Assistiamo ad un rinnovato interesse verso il Lazio. Per vicende legate all’economia: per esempio, il Brasile è diventato un Paese importante per la nostra regione sia come presenze turistiche sia come alta possibilità di spesa. Il Sud America inoltre è stato particolarmente interessato dall’elezione al soglio pontificio del cardinale argentino Bergoglio, evento che ha ricreato un consistente flusso turistico verso la nostra regione. Un altro evento significativo sarà, il prossimo 27 aprile, la proclamazione dei nuovi Santi e in particolare quella di Karol Wojtyla, l’amatissimo Papa Giovanni Paolo II. Si prevede che la cerimonia richiamerà in Italia circa 5 milioni di persone.
D. In termini economici che cosa potrà significare?
R. Non dobbiamo suddividere il mondo in base alle capacità dei vari target, ossia in base alla possibilità di spesa. L’arrivo in una regione di un numero così alto di turisti ha comunque un’influenza sull’economia locale, anche se tutti spendessero un terzo o un decimo di quanto spenderebbero turisti ricchi, di molto inferiori dal punto di vista numerico. Sarà un evento, pertanto, da paragonare ai visitatori complessivi dell’Expo 2015 di Milano in tutti i sei mesi di durata. Un altro Paese che riempie sempre più le nostre strutture ricettive è la Russia, i cui turisti hanno cominciato a frequentare anche località fuori di Roma, come luoghi balneari e terme. La Russia è diventato un mercato molto ricco per cui parteciperemo con dei work shop, come pure negli Emirati Arabi, nei Paesi scandinavi e in quelli dell’Europa. del Nord
D. E per quanto riguarda il turismo all’aria aperta?
R. Nella Sabina si incontrano turisti provenienti dal Nord Europa. Hanno scoperto da soli quei luoghi, perché fino ad ora non abbiamo potuto fare molto per la promozione, ora abbiamo deciso di rilanciare questa zona particolarmente attraente. D’altra parte le 73 aree protette del Lazio costituiscono la percentuale di patrimonio naturalistico più alta fra tutte le regioni d’Italia. Dobbiamo rendere noto questo aspetto, fare apprezzare e rendere più fruibili i nostri parchi.
D. Perché la delega al Turismo della Regione Lazio è stata assunta dal presidente Nicola Zingaretti?
R. La scelta di Zingaretti nasce dalla consapevolezza della trasversalità di questo tema e della presenza di problemi che non si risolvono solo parlando di turismo, ma con le politiche dei trasporti, della sanità, delle infrastrutture ecc. La scelta è proprio fatta al servizio di tutti i settori e per coordinare gli interventi unendo le forze di più assessorati.
D. Accordi con le scuole per educazione civica, turismo, arte e cultura?
R. Tocchiamo il tema del senso civico, dell’educazione, che è un grande problema italiano. Per la cultura e per il bene culturale dobbiamo cambiare il modo di usare il patrimonio; il fatto di possederne tanto non autorizza a sfruttarlo e a deteriorarlo ma, come fanno i Paesi anglosassoni, a farlo vedere e a preservarlo.
D. È vero che Roma e il Lazio possono visitarsi in due giorni?
R. Siamo stati un po’ passivi nei confronti dei grandi collettori di turisti, i quali stanno diffondendo la credenza che Roma e altre località del Lazio si possono vedere in due giorni. Se fosse così, deciderebbero loro dove inviare i turisti. Questo però non è vero, perché chi decide la fortuna di una località, alla fine è molto di più il Paese nel quale si origina la domanda, anziché quello che avanza l’offerta. Su questo dobbiamo prepararci e armarci contro la concorrenza. Il turismo è un’attività commerciale che richiede molta professionalità, e si deve essere bravi nell’offrire il proprio Paese e le proprie località. Questo vale ancor di più in un settore ad altissima capacità di spesa, quello congressuale e degli eventi.
D. Quale è la situazione attuale di questo segmento turistico?
R. In questo momento la Fiera di Roma ma anche il Lazio, pur essendo la prima località per quanto riguarda le fiere e i congressi a livello nazionale, in quello internazionale non è tra le prime venti. Siamo sulla scia di città e regioni che hanno da offrire molto meno di noi. È un’area nella quale dominano la professione, l’ottimizzazione e la capacità di conquistare i congressi all’estero, e di mettersi in competizione con gli altri. Su questo dobbiamo lavorare molto, e fortunatamente ora c’è assoluta sintonia tra attività della Regione, del Comune di Roma e delle altre Amministrazioni.
D. In quali altri campi pensate di intervenire?
R. Dobbiamo far diventare più competitive le imprese rendendo la loro vita più semplice, abbassando il peso della burocrazia. Stiamo semplificando le norme che regolano le imprese turistiche. Abbiamo cominciato con alberghi, agenzie di viaggio, turismo all’aria aperta. Regole leggere e modulabili sono la base per recuperare una situazione drammatica. Per gestire un albergo, nel Lazio bisognava ottenere un centinaio di autorizzazioni. Il presidente Zingaretti ne ha fatto uno dei principali punti della propria attività.
D. Che cosa può fare la Regione?
R. Deve indirizzare e consigliare i territori perché, a parte la promozione, difficilmente possono compiere atti che portino turisti nel Lazio. Stiamo compiendo un passaggio epocale per la prossima Fiera di Milano, per la Bit di Berlino e di Londra. Lo stand è unico per Regione Lazio, Roma Capitale e Camera di Commercio. Sembra scontato, ma fino a questo momento non si era mai fatto.
D. Come ci si può confrontare con le grandi città straniere?
R. La motivazione che spinge il turista a recarsi in una località non è quasi mai legata solo all’attualità culturale o all’arte. Comunque, quando si va in una località il tempo dedicato all’arte e al bene culturale rimane sempre. Dobbiamo dividere tra la motivazione principale e quello che poi facciamo quando vi siamo. Avere un’offerta culturale è necessario perché non può esistere una località che ne è priva. Il turismo è vivere una sensazione unica e riportarla nel proprio Paese. L’opera d’arte o le bellezze naturali sono fattori principali, ma il turista vuole vivere come il cittadino del luogo. Non si deve sottovalutare quello che si ha nel territorio, l’enogastronomia, il dialetto, le abitudini, la storia, l’artigianato locale, il paesaggio, la bellezza paesaggistica, il mondo rurale, l’entroterra, le montagne, le colline, il mare, le isole.
D. Come si colloca Roma e più in generale la Regione Lazio nei grandi circuiti turistici internazionali?
R. Se non è la prima, è tra le prime cinque, anche se è diversa la facilità con la quale ci si muove a Parigi o a Londra. Però, nell’offerta di arte, cultura, e anche di borghi, non siamo secondi a nessuno.
D. Come coinvolgere anche l’imprenditoria privata nella promozione culturale?
R. Posso parlare solo per la parte turistica. Dobbiamo rendere fruibile e organizzare il turismo, far vedere, ad esempio Ostia Antica, uno dei posti più straordinari per capire come era il mondo una volta. A Civita si registrano circa 400 mila visitatori all’anno, soprattutto stranieri, la rete permette di trovare siti una volta introvabili. Per trasformare l’accoglienza in profitto Roma e il Lazio devono rinnovarsi. Quello che ci differenzia rispetto a città come Parigi è la loro capacità di riproporsi in maniera diversa l’anno successivo. Lo fanno con eventi e iniziative specifiche; noi lo facciamo molto meno o quasi per niente. Dobbiamo offrire novità statiche ma anche dinamiche, organizzare meglio gli eventi. Certamente non possiamo costruire un altro Colosseo, ma il turismo è una risorsa straordinaria, ed una delle pochissime che possono far stare meglio noi e i nostri figli.
Giovanni Bastianelli ha conseguito un master alla Scuola Superiore del Commercio, del Turismo e dei Servizi di Milano nel 1988, quindi ha intrapreso la propria carriera quasi esclusivamente nel mondo turistico. Assunto nella Direzione di settore della Confcommercio Nazionale, si è dedicato a fornire assistenza tecnico-operativa alle Regioni sulle leggi di incentivazione e credito alle imprese.
Consigliere d’amministrazione di Promos, azienda speciale per l’Internazionalizzazione della CCIAA di Milano, e di Uniter, Organismo di certificazione di sistemi di qualità aziendali, vicesegretario generale dell’Unione del Commercio e del Turismo di Milano, è stato Segretario generale della Federazione Residence, di Assintel, dell’Associazione del Timeshare e Multiproprietà, dell’Associazione Meeting Planners; è stato inoltre docente in molti corsi universitari e master nelle Università Iulm, Ca’ Foscari e Bicocca.
Dal 2006 al 2011 ha diretto il settore Turismo e coordinato Confturismo; successivamente è stato consigliere per i rapporti con le Associazioni di categoria del Ministro presso il Dipartimento del Turismo e coordinatore della Commissione per l’innalzamento della qualità dell’ospitalità italiana e delle attività associative di Federcongressi.
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