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*SPECIALE DRONI* Benito Pagnanelli: la responsabilità civile verso terzi ha un costo reale

Benito Pagnanelli, presidente della Pagnanelli Risk Solutions Ltd

Prima della diramazione del Regolamento Enac del 2013, le assicurazioni relative alla responsabilità civile dei terzi di chi operava un drone erano lasciate alla libera fantasia degli assicurati e degli assicuratori. È noto che coperture come quelle del capofamiglia venivano estese, ingenuamente e impropriamente, ai rischi dell’uso dei droni o Apr.

 

Il Regolamento ha stabilito che l’assicurazione di responsabilità civile verso terzi è obbligatoria e dev’essere disciplinata secondo quelle che sono le regole tipiche praticate per il trasporto aereo più in generale (quindi in regime Codice della navigazione). Il mercato assicurativo italiano si è trovato, inizialmente, dubbioso e impreparato ma, attraverso alcune delle più importanti compagnie, ha cercato di trovare soluzioni per adeguare i testi di polizza ed anche per ipotizzare costi assicurativi adeguati ma purtroppo basati su pure e mere supposizioni per la totale assenza di statistiche precedenti.

 

Attualmente, il mercato offre coperture della Rct per un massimale di 1 e 1,5 milioni di euro, con una franchigia per solo danni a cose di 500 fino a mille euro ma ci sono casi anche senza franchigia. Il premio medio si aggira sui 450 euro, il che, su una stima grossolana di circa 350 assicurati, finora produce, in un anno, un totale premi complessivo per il mercato di circa 180 mila euro. Questo significherebbe che, a parità di premio anche per gli anni successivi, se accadesse oggi un deprecato sinistro da 1 milione di euro, questo solo assorbirebbe tutti i premi dei 5 anni successivi. È un elemento di fragilità del mercato che va tenuto ben presente.

 

La stessa Commissione europea, come risulta dallo studio del 2014 di Steer Davies Gleave «Study on the Third-Party Liability and Insurance Requirements of Remotely Piloted Aircraft Systems (Rpas)», ha tenuto a sottolineare che tra gli stakeholders impegnati per lo sviluppo dell’attività di questo settore, l’assicuratore è tra quelli fondamentali o addirittura il più fondamentale perché la sua astensione bloccherebbe l’attività, in regime di assicurazione obbligatoria. Va chiarito altresì che l’assicuratore non è obbligato a prestare questa copertura e che il suo interesse è ovviamente determinato dallo sviluppo del settore ma anche dalla sua attesa profittabilità.

 

Un commento sulle coperture assicurative e la loro adeguatezza va certamente fatto. La tipica polizza per i tradizionali vettori o esercenti aeronautici non può essere per sé perfettamente adeguata alle caratteristiche di questo velivolo. Ci sarà bisogno, in futuro, di avvicinarsi il più possibile alla specificità di certi rischi che questo mezzo comporta e anche alle sue vulnerabilità. Faccio solo un esempio, è noto che i Sapr sono particolarmente sensibili a interferenze elettromagnetiche e cyber le quali possono generare situazioni di gravi sinistri. Le polizze in essere, nella loro generalizzazione, non coprono questi rischi. Questa esclusione, del resto, è tipica anche per le coperture di operatori di aviazione generale o di aerolinee, ma è chiaro che queste interferenze hanno una minima probabilità di creare problemi su mezzi e tecnologie di tutt’altro livello. Tanto per citare altro rischio escluso è quello dell’intrusione nella privacy che in questo settore ha una particolare rilevanza.

 

La domanda del mercato dei costruttori è di ottenere, a condizioni accettabili, la copertura di responsabilità civile verso terzi del produttore. Gli assicuratori sono, in genere, contrari o riluttanti a concederla in quanto si tratta di prodotti che, nella quasi totalità, non hanno ottenuto la certificazione.

 

Anche per le assicurazioni «Kasko», il mercato è piuttosto rigido, disponibile soltanto a premi e franchigie molto elevati. Altre esigenze emergono come la copertura di responsabilità civile dei piloti, la cui portata non è ancora del tutto chiara in base ai regolamenti, la copertura RC Professionale, sempre dei piloti, la RC delle scuole di pilotaggio e tante altre.

 

Nel complesso e in breve, devo dire che il mercato assicurativo italiano non dimostra di essere molto attratto dalla potenzialità del settore - anche se ci sono iniziative che vorrebbero portare alla vendita di queste polizze nelle edicole e nei supermercati - e lascia la porta aperta alla presenza di operatori stranieri che dimostrano più aggressività e fantasia. Anche questo è un aspetto importante da considerare per la capacità del mercato in generale di offrire, anche in futuro, le coperture necessarie.

 

Ci si chiede se il massimale di un milione di euro equivalente al limite stabilito dall’articolo 7 del Regolamento CE n. 785/2004 sia sufficiente o meno. Alcuni rispondono sì, perché è lo stesso che vale anche per i ben più pesanti aeromobili di lavoro aereo o di trasporto in genere. A conforto di questa tesi c’è anche l’atteggiamento degli assicuratori italiani, poco disposti a concedere limiti superiori. Io ho i miei dubbi, perché gli operatori del trasporto e del lavoro aereo si assicurano liberamente anche fino a 2-3 miliardi di euro, data la loro capacità finanziaria, mentre qui si tratta quasi sempre di operatori individuali che, se il sinistro eccedesse la copertura assicurativa, devono rispondere in proprio.

 

Nella RC Auto, settore in qualche modo equiparabile per la possibile entità di un sinistro, il massimale minimo imposto è di 5 milioni di euro come previsto dall’articolo 128 del Codice delle assicurazioni private. Interessante è lo schema tratto da «Study on the Third-Party Liability and Insurance Requirements of Remotely Piloted Aircraft Systems» (Steer Davies Gleave, 2014), che fa un confronto sui massimali di diverse attività.

 

Solo alcuni punti su cui vorrei richiamare l’attenzione perché gli assicuratori possano acquistare più fiducia nel settore. Innanzitutto, le tante stime fatte da agenzie e istituti nazionali ed internazionali sullo sviluppo del settore, così divergenti, si rendano più realistiche per meglio orientare gli investimenti di tutti, compresi quelli degli assicuratori. Quindi, la tecnologia deve continuare a perfezionarsi così da mitigare le criticità dei Sapr dalle quali possano generarsi sinistri, magari esclusi dalle coperture assicurative (migliorare la sicurezza del volo).

 

L’Enac sia rigorosa, ma anche più veloce, nella valutazione dell’affidabilità e della sicurezza di questi nuovi velivoli: l’operatore può essere diligente ed in piena regola, ma se il mezzo fallisce, ci possono essere comunque seri danni e motivi di litigiosità.

 

E ci sia un costante controllo su chi opera fuori dalle regole: risulta ancora che ci sono droni che vengono utilizzati piratescamente e certo non assicurati. Ho due piccoli esempi recenti: è recentissima la pubblicazione del Ministero dell’Interno sul Prontuario delle infrazioni. Comportamenti illeciti precisamente sanzionabili danno maggior fiducia all’assicuratore perché la loro dissuasione riduce il rischio. Però, è mia personale opinione che equiparare in toto le sanzioni del Codice della navigazione, previste per una così diversa dimensione del trasporto aereo, alle infrazioni commesse da operatori e piloti di Sapr, sia alquanto vessatorio, in particolare per quanto riguarda i casi di arresto.

 

A questo proposito, una digressione: un assicurato mi ha raccontato che, nel corso del suo lavoro, inavvertitamente, la borsa che conteneva il drone gli è caduta in mare. Si è, subito, gettato in acqua vestito, a due metri di profondità, per recuperare la macchina e il certificato assicurativo! C’è da capirlo. Doveva già sapere della sanzione fino a 30 mila di euro prevista per la mancata disponibilità del certificato assicurativo.

 

A questo punto, prima di chiudere questo mio breve intervento, vorrei ricordare che, in futuro, tra i maggiori utilizzatori e operatori di Sapr ci saranno gli stessi assicuratori. È noto che la Faa americana ha recentemente concesso alla Usaa il permesso per l’utilizzo di droni dove avvengano sinistri catastrofici. Questa tecnologia avrà una notevole influenza nello sviluppo dell’industria assicurativa e c’è così da sperare che almeno gli assicuratori siano diligenti nell’assicurarsi. 

 

 

 

 

 

«Un assicurato mi ha raccontato che, nel corso del suo lavoro, inavvertitamente, la borsa che conteneva il drone gli è caduta in mare. Si è, subito, gettato in acqua vestito, a due metri di profondità, per recuperare la macchina e il certificato assicurativo! C’è da capirlo: doveva già sapere della sanzione fino a 30 mila euro per la mancata disponibilità del certificato assicurativo»

 

Tags: Luglio Agosto 2015 droni

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