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*SPECIALE IMMOBILIARE* Cosimo Maria Ferri: abusivismo edilizio, un business delle ecomafie resiliente alla crisi

Cosimo Maria Ferri, sottosegretario di Stato alla Giustizia

«Oggi il tema dell’abusivismo edilizio si inserisce nell’ampio dibattito, culturale prima che politico, che impone di ricondurre tutti gli interventi sul territorio ad una nuova concezione di ambiente come biosfera e come sistema in equilibrio dinamico delle sue varie componenti. L’ambiente non è una risorsa inesauribile, e questa consapevolezza deve essere la nuova bussola nell’attività di contrasto all’abusivismo edilizio»

Per rendere efficace la lotta all’abusivismo non serve solo la prevenzione, ma anche i controlli; migliorare i tempi e incrociare le banche dati di Camere di Commercio, Inps, Agenzia delle Entrate e delle Dogane, secondo il sottosegretario di Stato alla Giustizia Cosimo Maria Ferri. L’ha dichiarato nel corso del suo intervento a settembre al Meeting di Confesercenti a Perugia, aggiungendo: «Dobbiamo dare delle risposte per agevolare il lavoro di tutti gli imprenditori onesti; dobbiamo dare una risposta di giustizia sociale e di equità. Servono banche dati comuni e una maggiore coordinazione con le associazioni, le Forze dell’Ordine e i Comuni. Anche l’attività giudiziaria può partecipare nella stesura di protocolli efficaci». Il sottosegretario ha poi approfondito il tema in questa intervista a Specchio Economico.
Domanda. Abusivismo edilizio: fenomeno risalente eppure problema sempre attuale nel nostro Paese. Perché?
Risposta. I tragici episodi di alluvione che, anche recentemente, hanno colpito diverse zone del nostro Paese accendono ciclicamente i riflettori sulle situazioni di rischio e di emergenza localizzate sul territorio italiano che dipendono non solo da una struttura peculiare e notoriamente dissestata in campo idrogeologico, ma anche dalla conformazione che il territorio ha assunto negli anni per effetto dell’opera dell’uomo, non sempre realizzata nel rispetto dell’ambiente. Se la reazione all’abusivismo edilizio si è affermata negli anni 60 del secolo scorso per regolamentare lo ius aedificandi e pianificare gli insediamenti territoriali, oggi il tema si inserisce nel più ampio dibattito - culturale prima che politico - che impone di ricondurre tutti gli interventi sul territorio ad una nuova concezione di ambiente come biosfera e come sistema in equilibrio dinamico delle sue varie componenti. È ormai chiaro a tutti che l’ambiente non sia una risorsa inesauribile e questa consapevolezza deve essere la nuova bussola nell’attività di contrasto all’abusivismo edilizio, attività che oggi si spinge oltre le tradizionali linee di intervento rappresentate dalla disciplina urbanistica e dalla tutela del paesaggio, del suolo, dell’aria e delle acque nei confronti delle varie forme di sviluppo sul territorio. Ciò che intendo dire è che ormai il governo del territorio si colloca in una cornice che non tollera più l’uso indiscriminato delle risorse ambientali e deve fare i conti con lo sviluppo sostenibile, mentre il consumo del suolo e i danni al territorio non possono essere tollerati come semplici costi in un moderno sistema economico.
D. Cosa è stato fatto per contrastare l’abusivismo edilizio e cosa sta facendo oggi il Governo?
R. Gli interventi legislativi hanno inteso contenere l’attività edificatoria dei privati assoggettandola prima ad un’autorizzazione amministrativa e, in seguito, ad un sempre più restrittivo regime concessorio. Con la legge urbanistica n. 1150 del 17 agosto 1942 fu introdotta per la prima volta in Italia la licenza edilizia, che la legge Bucalossi del 1977 sostituì con la concessione edilizia, dalla quale si è fatta dipendere la costituzione dello ius aedificandi del privato. Intervenne infine la legge n. 47 del 1985 che dettò nuove misure contro l’abusivismo, soprattutto sul piano del regime sanzionatorio fino all’entrata in vigore del Decreto del presidente dellla Repubblica n. 380 del 2001, il vigente Testo Unico che ha coordinato la disciplina dei titoli abilitativi in materia edilizia. Si è così assistito all’accentuarsi del presidio di controllo dell’attività urbanistico-edilizia con un ricorso sempre più deciso, accanto alle sanzioni amministrative previste per gli abusi minori, all’efficacia repressiva e deterrente della sanzione penale. In quest’ottica si comprende come - con la recente approvazione della legge numero 68 del 2015 che ha introdotto nel Codice penale uno specifico Titolo dedicato ai delitti contro l’ambiente - il Governo abbia inteso perseguire l’obiettivo di rafforzare e rendere più incisiva la tutela del territorio e dell’ecosistema in generale.
D. È mutato il concetto di abusivismo in questo periodo di crisi economica?
R. Nonostante la grave crisi economica che interessa da anni anche il nostro Paese, non si può dire che l’avanzare del cemento illegale si sia arrestato, visto che nel corso del 2014 sono aumentati i reati accertati nel settore edilizio. Secondo fonti di Legambiente, quale il Rapporto Ecomafia 2015, sono circa 18 mila le costruzioni fuori legge nel 2014, pari al 16 per cento delle nuove, con un giro d’affari che supera abbondantemente il miliardo di euro. Sono d’accordo con chi afferma che l’abusivismo edilizio è resiliente alla crisi in quanto consente di aggirare costi e procedure, permettendo di realizzare costruzioni illegali senza l’esborso dei relativi oneri, costruzioni spesso non censite né accatastate, con ripercussioni sul sistema economico e sull’organizzazione civile e sociale del Paese. Ma il volto moderno dell’abusivismo è anche quello dell’intreccio tra affari connessi al cemento illegale e attività delle organizzazioni criminali. Abusivismo come vero e proprio business che le cosiddette ecomafie controllano e gestiscono da tempo, sfruttando le debolezze dell’apparato normativo e amministrativo e influenzando le procedure per la concessione degli appalti. Nessuno può ignorare che tale abusivismo si auto-alimenta anche con la mancata esecuzione delle ordinanze di demolizione dei manufatti illegali dovuta alla farraginosità delle procedure amministrative, alla carenza di risorse economiche e alle imprevedibili difficoltà nel conciliare l’interesse dello Stato con quello degli altri soggetti portatori di interessi localizzati nel territorio e meritevoli di tutela. Tale circostanza infonde, purtroppo, un senso di impunità in coloro che già sono stati condannati in via definitiva per un reato urbanistico.
D. La riforma del sistema di tassazione della proprietà immobiliare può incidere sul fenomeno?
R. L’eccessiva pressione fiscale sui proprietari di immobili produce effetti negativi non solo sull’andamento delle compravendite immobiliari ma anche sull’assetto economico e sociale della collettività, con il fallimento di migliaia di piccole imprese e la perdita di posti di lavoro nel settore dell’edilizia. Ciò può concorrere a incentivare gli interventi edilizi abusivi apparendo conveniente realizzare nuove costruzioni, variazioni, ampliamenti o altre modifiche strutturali in via sommersa, per sfuggire alle regole non solo procedurali ma anche tributarie. In quest’ottica, l’annunciata abolizione di Imu e Tasi sulla prima casa e di proroga delle agevolazioni fiscali sulle ristrutturazioni edilizie potranno produrre benefici nel medio e lungo termine non solo per rilanciare il mercato immobiliare ma per invogliare e tranquillizzare i cittadini che si accingono a perfezionare un regolare acquisto della prima casa.
D. Cosa prevede per il futuro?
R. Anche se oggi si manifesta in forme sempre più diversificate, l’abusivismo edilizio resta una piaga da contrastare con massimo impegno e determinazione da parte di tutti. Il Governo mantiene alta l’attenzione sull’abusivismo senza possibili aperture alla reiterazione di sanatorie edilizie che hanno consolidato nel tempo la deturpazione dell’habitat naturale e non hanno prodotto i risultati economici sperati, considerate le numerose pratiche di condono edilizie rimaste inevase. Non possiamo però dimenticare gli abusi di necessità che spesso costituiscono il triste risvolto del fenomeno, quando il cittadino si vede costretto a ricorrere alla costruzione abusiva per esercitare il proprio diritto alla casa e condurre un adeguato standard di vita. È dunque necessario che sia attuato con serietà il «Piano Casa» non solo come occasione di riqualificazione del territorio e di sviluppo qualitativo del patrimonio edilizio, ma anche come opportunità affinché degli stanziamenti statali e regionali possano beneficiare coloro che sono privi della prima casa, come le famiglie a basso reddito e gli anziani svantaggiati. I sempre più frequenti episodi di calamità e disastri naturali hanno condotto ad interventi massicci a tutela delle aree interessate dal dissesto idrogeologico. Ricordo che un investimento molto ingente è stato predisposto nell’ambito del «Piano nazionale 2015-2020 per la prevenzione strutturale contro il dissesto idrogeologico e per la manutenzione ordinaria del territorio» e che il disegno di legge 1676 recante disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali, approvato alla Camera e in discussione al Senato, contiene precise disposizioni per il finanziamento degli interventi di rimozione o demolizione di immobili abusivi in aree esposte ovvero soggette a rischio idrogeologico elevato. Non è più possibile abdicare a un’attenta e razionale pianificazione del territorio per contenere la cementificazione incontrollata e prevenire un consumo del suolo che non considera gli equilibri dell’ambiente. Ma è necessario che la pianificazione non si pieghi agli interessi economici degli speculatori edilizi e si muova con la messa in sicurezza del territorio e della popolazione. Nessun cedimento nella lotta alla corruzione e alle ecomafie, fenomeni di malaffare collaterali al proliferare dell’abusivismo edilizio. In questo solco è importante la liberazione del paesaggio dagli «ecomostri» disseminati sul territorio, mai interrotta in questi anni e idonea a trasmettere il messaggio che non può restare impunito chi abusa di ambiente e territorio, beni assoluti da tutelare.    

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