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Pagamenti elettronici - Intesa Ibm: fatturazione elettronica business to business, grande opportunita' di sviluppo per tutte le imprese

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Le impostazioni della recente normativa italiana ed europea sulla fatturazione elettronica indicano chiaramente che il percorso ottimale per adempiere all’obbligo è quello dello scambio tracciato e sicuro di file strutturati. Dalla Fattura PA alla Fattura B2B emanate localmente, ai formati Peppol e Core Invoice di ispirazione internazionale, il cammino intrapreso è quello di avere degli Hub che funzionano da «terza parte fidata» nella tracciatura e nel logging delle informazioni che transitano (il Sistema di Interscambio, piuttosto che gli Access Point Peppol ed e-SENSE) e dei tracciati prefissati, in grado di standardizzare le informazioni per poterle facilmente controllare ed integrare nei sistemi informativi aziendali. Può sembrare una rivoluzione rispetto ai formati immagine firmati digitalmente ed inviati tramite e-mail, PEC o portali web del recente passato, ma in realtà è una rivoluzione che parte da lontano e inizia già tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni 90.
Trent’anni fa nasceva infatti l’EDI (Electronic Data Interchange), ossia lo scambio elettronico di documenti su cui sono state poste le fondamenta della Supply Chain in molti settori fondamentali del nostro sistema economico, quali l’Automotive, la GDO, il Pharma, l’Electronic e il Fashion. Da oltre tre decenni, moltissimi distretti produttivi si scambiano infatti i principali documenti del ciclo dell’ordine e della logistica attraverso sistemi evoluti e sicuri, costituiti da interconnessioni «any to any», garantite da VAN (Value Added Network) e declinate su standard internazionali per quanto riguarda tracciati e formati. Edifact, Odette, Tradacoms, Ansix12, VDA sono solo alcuni degli standard che hanno caratterizzato il sistema dei documenti elettronici in questi anni, laddove le associazioni nazionali ed internazionali si sono rese protagoniste nel definirli e declinarli e gli sponsor più importanti di progetti EDI li hanno poi spesso rivisitati in versioni più adatte al buon successo dei progetti stessi. Le filiere sono ricche di esempi di come lo scambio standardizzato nell’invio (e ovviamente nella ricezione) di documenti elettronici di provenienza certa, di intangibilità assicurata e di facile interpretazione (l’AIL richiesto dalla normativa contemporanea, Autenticità, Integrità, Leggibilità) sia stato un esercizio estremamente positivo per migliorare l’efficienza e conseguentemente la produttività di interi bacini produttivi.
La fattura elettronica di oggi replica in modo più limitato le funzionalità che la grande catena dell’EDI consente già da tempo; per questo motivo numerosi esperti di settore considerano inadeguata l’attuale normativa, che non capitalizza quello che i sistemi tradizionali hanno ormai ampiamente dimostrato in termini di benefici e ritorni di investimento: che solo la digitalizzazione dell’intero ciclo garantisce un importante valore aggiunto e che quindi, riducendo lo scambio ad un solo specifico documento del ciclo dell’ordine, non si consolida un risultato ben più ampio e complessivo.
Relativamente alla fatturazione elettronica alla ribalta in questi giorni per via dei decreti legge n. 127 e 193 che trovano realizzazione pratica e definitiva nel corso del 2017, le scelte del governo vanno appunto nella direzione di standardizzare il più possibile, sia nei formati che nel sistema di interscambio, i cicli di fatturazione attivi e passivi delle aziende italiane, siano esse di piccola, piccolissima, media o grande dimensione, siano esse fornitrici della Pubblica Amministrazione o di qualsiasi settore economico privato.
Sulla base dei successi ottenuti dalla Fatturazione obbligatoria verso la PA (DMEF n.55 del 3 aprile 2013), lo Stato ha infatti introdotto con il decreto legge n. 127 del 5 agosto 2015, completato dal provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate del 28 ottobre 2016, la fatturazione elettronica verso i privati, sfruttando lo stesso tracciato della PA e lo stesso sistema di comunicazione e di interscambio di Sogei. Poco importa che la fattura elettronica B2B non abbia alcun vincolo di obbligatorietà e sia semplicemente incentivata attraverso una serie di agevolazioni fiscali, in quanto lo stesso Decreto e lo stesso Provvedimento dell’Agenzia delle Entrate introducono anche la trimestrale dati fattura che obbliga, attraverso il DL 193 del 22 ottobre 2016, qualsiasi partita IVA del nostro Paese ad inviare all’Agenzia Fiscale ogni 3 mesi, a far data da quest’anno, l’elenco, anch’esso in formato strutturato XML, di tutte le fatture emesse e ricevute e le relative note di variazione.
In questo modo o attraverso scelte volontarie in regime premiale o attraverso obblighi di legge, l’Agenzia delle Entrate italiane potrà elaborare on line durante tutto il corso dell’anno l’andamento e i dati di fatturazione dell’intero ecosistema, rilevando quasi in presa diretta eventuali errori o violazioni da parte dei contribuenti.
Intesa, società nata trent’anni fa proprio per risolvere le problematiche legate allo scambio di documenti elettronici di business nell’ambito dei progetti EDI, si è potuta agevolmente inserire nel filone della fatturazione elettronica PA/B2B, certificandosi quale intermediario tecnologico abilitato alla creazione dei file strutturati richiesti dalla normativa, il loro invio/ricezione al sistema di interscambio e la successiva conservazione digitale a norma di legge, per garantir loro nel tempo i requisiti di autenticità, integrità e leggibilità, come da normative vigenti.
I servizi di Intesa consentono alle aziende italiane e multinazionali di attivare sia progetti come EDI sponsor, ossia basati sui tracciati standard delle comunità private (GDO, Automotive, Health, ecc.) e su un interscambio poggiato sull’interoperabilità tra provider privati nazionali ed internazionali (Intesa è uno di questi), sia interconnessioni certificate verso le reti pubbliche nazionali (ad esempio lo SdI di Sogei) ed internazionali (come Peppol), per lo scambio di documenti standardizzati dalle norme italiane e comunitarie.
Nel ruolo di Certification Authority, Intesa è in grado di erogare servizi di firma digitale, marca temporale e workflow applicativi per la completa dematerializzazione dei processi nativi aziendali, che possono quindi passare, sia per i flussi interni che per i collegamenti verso l’esterno, da procedure cartacee a procedure totalmente digitali. I processi aziendali si concludono con l’archiviazione sicura e affidabile nel tempo dei documenti prodotti e scambiati, con le garanzie normative offerte da Intesa, conservatore accreditato all’Agenzia per l’Italia Digitale.
I servizi sono resi disponibili alle aziende di maggiori dimensioni in modalità tradizionale, completamente integrati con i propri sistemi informativi e alle aziende di minori dimensioni o agli studi professionali in una formulazione più semplice, flessibile e praticamente automatica, in self-provisioning, sul cloud e sullo Store di Intesa. Intesa offre quindi soluzioni «a valore» per la fatturazione elettronica e per tutti flussi ad essa correlati alle aziende grandi e strutturate, che necessitano di un processo digitale E2E altamente personalizzato (schema 1); soluzioni «a volume», alle aziende di piccole dimensioni e agli studi professionali che necessitano di soluzioni semplici, a basso costo, «ready to use». Queste soluzioni costituiranno il vero propulsore verso la diffusione globale della digitalizzazione estesa a tutti i documenti aziendali.
La grande difficoltà nel rendere i servizi digitali facilmente fruibili a tutte le aziende italiane è legata infatti alla composizione del sistema produttivo nazionale, caratterizzato da una forte presenza di piccole Imprese (il 99,9 per cento delle imprese italiane sono PMI e solo il 5 per cento di queste ha più di 10 dipendenti) che, per dimensione e modello organizzativo, sono scarsamente propense ad adottare soluzioni digitali, ma che per poter competere a livello globale devono necessariamente affrontare la nuova sfida della digitalizzazione e dell’Industria 4.0: risulta quindi sempre più strategico consentire alle PMI di accedere in modo semplice e sicuro a servizi digitali che consentano loro di implementare nuovi modelli di business e affrontare l’evoluzione del mercato.
L’obiettivo delle soluzioni Cloud di Intesa, «self invoice» (fatturazione elettronica su cloud) e «self legal archiving» (conservazione su Cloud), è proprio quello di estendere alle PMI l’utilizzo di servizi digitali fortemente competitivi, che attualmente, per questione di complessità, di approvvigionamento e di costi, sono di quasi esclusivo appannaggio delle grandi aziende. Il servizio di fatturazione elettronica può quindi rappresentare per la piccola azienda il primo tassello per facilitare i processi, agevolando il business e le possibilità di profitto, avendo a disposizione una soluzione completa che, come evidenziato nello schema (schema 2), consente di creare, inviare e conservare per 10 anni le Fatture PA e B2B.    

Tags: Marzo 2017 pagamenti elettronici pagamenti

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