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Focus scuola - Indire: le scuole devono ripartire da spazi educativi ed avanguardie

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L’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (Indire) è il più antico ente di ricerca del Ministero dell’Istruzione. Oltre alla sede centrale a Firenze, ha tre nuclei territoriali a Torino, Roma e Napoli. Fin dalla sua nascita nel 1925, accompagna l’evoluzione del sistema scolastico italiano investendo in formazione e innovazione e sostenendo i processi di miglioramento della scuola. Punto di riferimento per la ricerca educativa in Italia, sviluppa nuovi modelli didattici, sperimenta l’utilizzo delle nuove tecnologie nei percorsi formativi, promuove la ridefinizione del rapporto fra spazi e tempi dell’apprendimento e dell’insegnamento. Insieme all’Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) e al corpo ispettivo del Ministero dell’Istruzione, l’Indire è parte del Sistema Nazionale di Valutazione (SNV) in materia di istruzione e formazione. Per il periodo 2014-2020, l’Istituto ha anche il compito di gestire Erasmus+, il nuovo programma dell’Unione europea per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport. Fa inoltre parte del Consorzio EUN-European Schoolnet, composto da 31 ministeri dell’educazione dei Paesi europei.
Partecipando alla prima edizione di Didacta Italia, il presidente Giovanni Biondi ha lanciato l’invito a tutti i rappresentanti delle reti scolastiche nazionali a costituire una federazione delle reti e dei movimenti d’innovazione. «La nostra idea è quella di riunire tutte le realtà esistenti in un’unica grande federazione, per alimentare così una proficua collaborazione fra le reti e promuovere la diffusione e la messa a sistema dell’innovazione nel sistema scolastico italiano. Aggregare tutti gli attori coinvolti in una federazione consentirà di cooperare al meglio, ma garantirà nel contempo a ogni rete di mantenere integre la propria identità e la propria autonomia», ha dichiarato Biondi. Specifica il ricercatore Fausto Benedetti: «Indire partecipa a Didacta in quanto sede elettiva in cui vengono sperimentate le nuove tecnologie e la didattica innovatica. Un’intera sezione della fiera è stata dedicata agli spazi educativi, perché stiamo studiando e elaborando nuove idee relative alle architetture scolastiche. Abbiamo numerosi progetti in questo ambito, come ‘Quando lo spazio insegna’, progetto oggetto dell’attenzione di tutto il sistema Paese oggi, prima già sotto la lente degli esperti. Questo argomento si lega alla sicurezza della scuola, alla loro ristrutturazione».
Continua osservando che, in tema di architettura scolastica, secondo Indire le scuole sono state tutte progettate o realizzate negli anni 70, tranne quelle cittadine, quelle più antiche e storiche, dunque intoccabili per via dei vincoli cui sono soggette. In tutte le altre città, le strutture sono quasi al di fuori della cinta cittadina per via dei flussi degli studenti all’entrata e all’uscita; per questo ed altri motivi, in un certo periodo storico molto tipico e caratterizzato, sono state realizzate cattedrali nel deserto che non permettono un legame con il territorio e la socializzazione con la realtà antropologica da parte degli studenti.
Altro progetto presentato dall’Indire è «Avanguardie educative», tentativo di mettere insieme una serie di idee in grado di generare altre idee: in filosofia si chiamerebbero «elementi seminali», cioè cose che fanno nascere altre cose, prosegue Benedetti. «Una volta tanto l’innovazione non passa alla potenza tecnologica, come Hans Jonas ci ha insegnato nel principio di responsabilità: la potenza tecnologica, che non è mai esistita in nessun’altra epoca, ha il portato incredibile di poter improntare addirittura negativamente la società del futuro. Le nostre avanguardie educative sono invece 16 idee leggere e fertili, in grado di innovare le dinamiche correnti e quotidiane della scuola».
Benedetti è anche manager didattico alla IUL, l’Italian University Line, prima un insuccesso, ripartita poi nel 2004. Ma oggi? «La IUL è una costola dell’Indire. Nasce nel 2006 per una legge che ha aperto la possibilità alle università telematiche di insediarsi in Italia; da ciò è nato un business con un marketing molto aggressivo da parte delle università private. Nel 2006 il Ministero ha cercato di controbattere con una propria università pubblica che fungesse come presidio, non in opposizione ma che accompagnasse in modo istituzionale la nascita e la successiva evoluzione delle università telematiche. Così è nata la IUL: consorzio di tantissime università in un sistema anche organizzativo che, però, non ha funzionato perché troppo ampio, e che pertanto è imploso. La IUL ha passato un periodo molto difficile, andando vicina alla chiusura, ma grazie al presidente Flaminio Galli è rinata, ora sta pienamente rilanciandosi e, anche se in un contesto ancora di esperti, è guardata come l’università più innovativa per le soluzioni che adotta, per l’approccio nei confronti degli studenti, per la natura dei materiali».
Quali saranno le evoluzioni Indire dopo Didacta? «Con Didacta stiamo tentando la soluzione di una questione: noi siamo molto bravi, molto caratteristici e molto riconoscibili, ma lo siamo all’interno di un contesto molto riservato e settoriale. Didacta ha rappresentato l’occasione per esporci a un mondo che supera quello scolastico e che può rappresentare il tessuto stesso della nostra società, e in questo modo possiamo essere riconosciuti anche in una chiave più generica che è ciò di cui abbiamo bisogno».    

Tags: toscana Ottobre 2017 Firenze Focus scuola Indire Didacta

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