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L’economia del lazio 2015: rapporto della Banca d’Italia

Roma. Palazzo Koch, sede centrale della Banca d’Italia

Appuntamento a Roma, alle ore 15 dello scorso 22 giugno, presso la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali «Guido Carli» (LUISS), per la presentazione del rapporto annuale della Banca d’Italia su «L’economia del Lazio». Le attese del pubblico, molto qualificato, non sono disattese. La radiografia è molto precisa e non lascia coni d’ombra.
Nel 2015 il quadro congiunturale regionale ha mostrato segnali di recupero. Il prodotto è cresciuto dello 0,8 per cento, in linea con la media nazionale. La moderata ripresa, favorita dai consumi e dall’andamento della domanda estera - sottolinea il rapporto - ha interessato tutti i settori produttivi con l’eccezione delle costruzioni; le imprese di minori dimensioni hanno fatto registrare risultati meno positivi di quelli delle aziende più grandi. Permangono incertezze sull’entità e la solidità della crescita, legate all’evoluzione del quadro internazionale e alla dinamica degli investimenti, ancora debole. Ma andiamo nel dettaglio.
 Nell’industria, le esportazioni e il buon andamento dei comparti di specializzazione regionale ne hanno sostenuto la dinamica. In alcuni settori manifatturieri, soprattutto a tecnologia media e alta, con segnali positivi di recupero dei livelli produttivi pre-crisi, in misura più evidente nelle province di Roma e Latina.
Il valore delle esportazioni regionali di beni è cresciuto del 9,2 per cento (3,8 in Italia), tuttavia lontano dal 30 per cento delle regioni del Nord. In grande rilievo la dinamica del settore farmaceutico, che genera quasi la metà del totale dell’export regionale, che ha trainato la crescita, insieme a quello dei prodotti petroliferi raffinati - nonostante il forte calo delle quotazioni del greggio - per effetto delle strategie adottate dalle aziende silla gestione e la movimentazione delle scorte. In contrazione i comparti della chimica e dei mezzi di trasporto. Nonostante che, in quest’ultimo, le esportazioni di autoveicoli abbiano registrato un robusto incremento di quasi il 21 per cento. In aumento significativo, inoltre, le vendite all’estero dei settori della ceramica e alimentare.
Del totale delle esportazioni della Regione - con un incremento dell’11,1 - il 70 per cento è verso i Paesi dell’Unione Europea, in particolare crescita Belgio e Spagna ed in contrazione verso Germania e Francia. Tra i mercati di sbocco asiatici è proseguito il trend positivo di espansione in medio oriente e nelle dinamiche economie asiatiche, pur in contenimento in Cina ed in Giappone. Mentre si è ampliato il flusso di vendite (7,3) verso gli Stati Uniti.
 Il settore delle costruzioni sta ancora attraversando una fase ciclica negativa che tuttavia si starebbe arrestando. Nel mercato immobiliare le transazioni, infatti, sono in lieve ripresa, ma i prezzi delle abitazioni hanno fatto registrare un ulteriore calo. Nonostante la flessione, le quotazioni rimangono su livelli elevati nel confronto con le altre aree del paese, anche rispetto a quelle ad elevata urbanizzazione.
Nel terziario, principale comparto dell’economia regionale, le presenze di turisti e la spesa dei visitatori stranieri hanno proseguito a crescere, sebbene a un tasso inferiore a quello dell’anno precedente; nei trasporti l’attività portuale si è espansa. Grazie al recupero del reddito disponibile i consumi di beni durevoli si sono riavviati; i consumatori hanno privilegiato gli esercizi commerciali di maggiore dimensione.
Le esportazioni di beni hanno significativamente accelerato, sospinte dal settore farmaceutico che ha contribuito per oltre due terzi alla crescita; le esportazioni di servizi, pari a oltre tre quarti di quelle dei beni, sono ulteriormente aumentate.
Nel mercato del lavoro i segnali sono di un lieve miglioramento. Gli occupati sono cresciuti in misura contenuta, grazie al comparto dei servizi, che ha compensato anche la caduta nell’industria e nelle costruzioni. Le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni sono diminuite. Il tasso di disoccupazione si è ridotto, anche per il calo del numero di persone in cerca di occupazione, rimanendo tuttavia su livelli elevati, superiori alla media delle regioni centrali.
Interessante l’aggregato relativo ai lavoratori stranieri, che rappresentano oltre il 13 per cento degli occupati, superiore di tre punti alla media nazionale. Come quello dell’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, rispetto al quale il numero delle persone accolte il Lazio è la terza regione in Italia, dopo la Sicilia e la Lombardia.
 Per quanto concerne il comparto del credito,dopo un andamento positivo nella prima metà del 2015, dall’autunno il credito al settore privato non finanziario (famiglie e imprese) è tornato a diminuire. In netta controtendenza i comparti più dinamici del settore manifatturiero che registrano un’espansione.
Le banche segnalano una domanda di finanziamenti in recupero, ma ancora debole per le incertezze sulla ripresa congiunturale. Secondo le valutazioni di banche e imprese le condizioni di accesso al credito sono ulteriormente migliorate; le politiche di offerta rimangono prudenti. È interessante sottolineare che i finanziamenti garantiti dal Fondo centrale di garanzia alle piccole e medie imprese regionali sono rapidamente cresciuti; tra il 2013 e il 2015 la loro quota sul totale nazionale è raddoppiata.
Dall’inizio dell’anno sono tornati a crescere i nuovi mutui per l’acquisto delle abitazioni; in corrispondenza del calo del differenziale tra tassi fissi e variabili è aumentato il peso delle nuove erogazioni a tasso fisso. Nel 2015 il valore dei mutui per i quali sono stati ridefiniti i tassi ha superato l’8 per cento delle consistenze in essere all’inizio dell’anno.
È proseguita la crescita dei depositi di famiglie e imprese della regione, sostenuta da quella dei conti correnti. La struttura della ricchezza finanziaria delle famiglie rimane caratterizzata da una quota di attività a rischio contenuto superiore alla media nazionale; rispetto alla metà del decennio precedente è cresciuta la quota di attività investite in strumenti assicurativi e previdenziali. Nel complesso, la ricchezza reale e finanziaria pro capite è rimasta su livelli elevati, maggiori della media italiana anche per la consistenza del patrimonio abitativo.
Dal 2008 la riduzione del numero di sportelli bancari in regione è stata meno accentuata che nella media nazionale, concentrandosi nelle aree con indici di bancarizzazione più elevati. Infatti è stata, tra il 2008 ed il 2015, dell’8,7 per cento, rispetto all’11,9 del sistema bancario italiano, mantenendo, inoltre, una densità di sportelli più elevata rispetto a quella della media italiana: 13,9 unita ogni 100 chilometri quadrati rispetto al 10,7.
  È interessante, peraltro, evidenziare quanto si evince nel Rapporto in relazione all’indagine congiunturale condotta dalla Banca d’Italia tra marzo ed aprile di quest’anno presso un campione di aziende regionali dell’industria e dei servizi privati non finanziari che confermano il miglioramento dell’accesso al credito delle imprese. La quota di imprese che segnalano di aver ottenuto condizioni più favorevoli sui prestiti si è attestata al 20 per cento rispetto al 14 di marzo 2015.
Ad una attenta analisi, dal Rapporto emerge una realtà che spazza via molti luoghi comuni, molto enfatizzati dalla cronaca che ha investito, in particolare, gli avvenimenti di Roma Capitale. Il Lazio, in buona sostanza, non è certo il «ventre molle» del sistema Paese. È una regione che ha saputo reagire, meglio di altre, ai duri contraccolpi della crisi, avviando un percorso virtuoso, certo complesso ed impegnativo, per aprire una nuova stagione di sviluppo. Il Rapporto lo conferma quando richiama i punti forti e decisivi di positiva svolta della programmazione regionale «con l’Europa, il Lazio cambia e riparte», nell’arco temporale fino al 2020. Gli assi centrali riguardano le politiche per lo sviluppo economico, mirate a favorire l’innovazione, di processo e di prodotto, e la competitività delle imprese; interventi strutturali, tra cui la connessione alla banda larga; la sostenibilità ambientale; la lotta contro la povertà e l’esclusione sociale; quelli sulla formazione e l’integrazione sociosanitaria.
Luci ed ombre, dunque. Dalle quali è possibile, tuttavia, far emergere una traiettoria di possibile crescita, ridisegnando percorsi sui quali innestare le necessarie iniziative per stimolare e sostenere un processo di nuovo sviluppo economico, ma anche culturale e sociale. Impegnando tutte le energie, a partire dai giovani. È certo una grande sfida, ma anche la grande opportunità per dare solide gambe solide anche al ruolo che il Lazio è chiamato a svolgere per un profondo positivo cambiamento del nostro sistema Paese.   

Tags: Luglio Agosto 2016

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