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INVEST IN TUSCANY ANNUAL MEETING: L’ATTRATTIVITÀ SI COSTRUISCE CON STRUMENTI ADEGUATI

Con una situazione geopolitica che è divenuta ancora più intricata, il clima per investire in Italia non è certo il più favorevole, eppure è vitale avere una propensione e una cultura dell’investimento. Se ne è parlato in occasione della riunione annuale di Invest in Tuscany, il dipartimento della Regione Toscana preposto a coadiuvare potenziali investitori per lo sviluppo di nuovi business.

Secondo i dati Unctad, globalmente ad ottobre 2023 gli investimenti diretti esteri (IDE) risultavano diminuiti del 30% rispetto alla prima metà del 2022, con -42% in area Ocse. Fino al 2030 saranno in atto trasformazioni nelle catene globali del valore, con una diminuzione degli IDE diretti a una maggiore efficienza globale in favore di quelli in floridi mercati regionali, con impulso soprattutto verso green e blue economy per via dei cambiamenti climatici. Sempre più diffuso inoltre il friendshoring, la delocalizzazione “amica”: in area Ocse oggi non si investe più solo nei paesi emergenti ma 6 investimenti su 10 restano nei paesi sviluppati, principalmente riguardanti settore manifatturiero e logistica oltre che R&S, anche se più limitato. Quello che muove questo nuovo mercantilismo sono obiettivi di competitività strategica, che si rivelano essere la ragione principale per l’avvio di misure di politica industriale. Fondamentale diventa quindi il ruolo delle agenzie di investimento locali come Invest in Tuscany affinché promuovano gli investimenti e favoriscano non solo la retention ma anche il re-investimento. Il responsabile Politiche e iniziative per l’attrazione degli investimenti Filippo Giabbani spiega infatti che la Toscana ospita 2.875 unità locali (soprattutto francesi), che sono il 6,2 delle multinazionali presenti in Italia e solo lo 0,9% delle unità locali toscane, ma che contribuiscono al 19,5% del valore aggiunto (11,2 mld) e al 18,1% del fatturato (37,2 mld), impiegando 80mila addetti. Circa il 50% di esse ha tre o più relazioni con altre imprese minori del territorio, portando quindi alle pmi lavoro e ricchezza. “Pur in un contesto complicato, ci viene detto dagli esperti che ci sono ancora opportunità dal punto di vista dell’attrazione degli investimenti. Questo ci rinforza nella nostra posizione di seguire in maniera proattiva questa attività, poiché crediamo che l’arrivo di nuove aziende in Toscana o il rafforzamento delle esistenti a controllo estero porti un vero e proprio valore aggiunto al territorio: siamo consapevoli che non solo le aziende a controllo estero creano occupazione ma rappresentano anche un volano che permette l’internazionalizzazione, sia pur mediata, delle imprese locali. All’estero c’è molta competitività e non tutte le aziende sono attrezzate, però instaurando un rapporto di collaborazione con imprese internazionali qui localizzate, anche le piccole possono accedere ai mercati globali”.

Nel 2017 – 2023 la Toscana ha attratto 157 progetti greenfield con un capex oltre i tre miliardi di dollari. Nello scenario complesso che si va sempre più delineando, bisogna crescere: urgono strumenti agevolatori. Uno di questi è il bando “Ricerca e Sviluppo per attrazione investimenti” che annuncia Paolo Tedeschi, direttore per la Competitività territoriale della Regione Toscana: “Un bando sperimentale, complementare ad altre misure regionali. La disponibilità iniziale è di 5,2 milioni di euro e potrebbe salire a 10; ci aspettiamo da 4 a 8 progetti, da circa 1.5 fino a 3 milioni di investimenti ciascuno, da realizzarsi in 15 mesi. Il vincolo è un’attività di almeno 5 anni nella regione, lo scopo è un prototipo e la connotazione è un investimento da determinate categorie: imprese grandi a capitale estero; piccole imprese a media capitalizzazione, fino a 499 dipendenti, che possono presentare domanda con o senza una piccola o media impresa; infine quelle con massimo 3.000 dipendenti, necessariamente insieme a altre imprese”. Con questo bando si intende favorire due scenari: arrivo di nuovi player che aprano un centro di ricerca o una nuova unità locale oppure l’estensione dell’attività di imprese già presenti alla R&S. “Ovviamente – specifica Tedeschi - è vietata la delocalizzazione a danno di altri (chiudere all’estero per aprire qui). Prevista inoltre una premialità per recupero aree dismesse o aree alluvionate. Le domande potranno essere presentate da marzo”.

Presentato inoltre il report 2024 della Community Toscana, ad opera di The European House – Ambrosetti, che restituisce un quadro migliorato su alcuni indicatori importanti: un pil pro capite 2022 di 31.890 euro ossia 6,5% in più rispetto alla media italiana, il 19,1% di giovani tra i 15 e i 34 anni e il 19,2% di valore aggiunto regionale dato appunto dalla produzione manifatturiera (+2 punti percentuale rispetto al 2020). Il 74% degli indicatori economici analizzati in Toscana, a confronto con le altre regioni, presentano una variazione positiva nell’ultimo anno (26 su 35). Cinque le aree strategiche prese in esame per valutare la competitività: apertura al business verso l’esterno (a partire da export, imprenditoria e turismo), innovazione e transizione digitale, mercato del lavoro e istruzione/formazione, transizione verde ed energetica, dotazione infrastrutturale materiale e immateriale (ovvero infrastrutture legate ai trasporti e alla connettività).

Tra gli ambiti su cui la Toscana supera la media nazionale la percentuale di nuove imprese avviate in rapporto alla popolazione (seconda regione in Italia), l’incidenza delle rinnovabili al netto dell’idroelettrico (95,4% rispetto al 74,5% di media nazionale, che rende la regione tra le meno vulnerabili rispetto alla dipendenza dalle fonti fossili), l’export che rappresenta il 42,4% del pil regionale contro una media del 31,9% (+14,3% rispetto al 2021). Tre i macro-ambiti di intervento, secondo Pio Parma, senior consultant The European House – Ambrosetti e responsabile Community Toscana: l’importanza di adeguare l’offerta formativa alle esigenze del mercato del lavoro, soggetto sempre più a un’accelerazione sul fronte tecnologico. Ad oggi il 41,9% delle assunzioni è di difficile reperimento e si dovrebbe favorire maggiore specializzazione sulle materie STEM post-diploma (ITS e università). Dalla transizione green possono derivare importanti opportunità per la decarbonizzazione dell’economia e l’abbattimento dei costi energetici, ad esempio favorendo investimenti sulle fonti rinnovabili e su nuove tecnologie come l’idrogeno. Insieme alla promozione della digitalizzazione dei processi e dei modelli di business, le aziende richiedono inoltre una migliore connettività a livello regionale per i flussi delle merci (aspetto strategico poco noto, la Toscana si colloca lungo il corridoio europeo scandinavo-mediterraneo SCAN-MED che collega Helsinki a La Valletta sfruttando Firenze, Pisa e Livorno).

Tags: toscana Firenze bandi investment investimenti internazionalizzazione Gennaio 2024

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