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elisio giacomo prette: thales alenia space, presidio italiano di alta tecnologia

Elisio Giacomo Prette, Presidente e Amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia

Le alte tecnologie rappresentano la frontiera dello sviluppo delle società avanzate. Investire in settori strategici dell’innovazione significa entrare a far parte o, in alternativa, restare nel cosiddetto Inner Circle internazionale, laddove si determinano e si controllano gli scenari geo-economici di lungo periodo. Nell’ambito della ricerca aerospaziale e delle telecomunicazioni, l’Italia è stata punta di diamante dagli anni 60, tra le nazioni più competitive a livello mondiale. Oggi questa linea sembra appannarsi, non solo per gli effetti di una perdurante crisi economica, ma anche per l’assenza di investimenti lungimiranti anche se di proporzioni piuttosto contenute. La sfida per le aziende del settore è restare solidamente nel gruppo di testa dei Paesi che guidano la sperimentazione in ambito spaziale.
Leader europeo nei sistemi satellitari e protagonista principale nelle infrastrutture orbitali, Thales Alenia Space è una joint venture, il risultato di una serie di fusioni industriali tra aziende italiane tra loro complementari, prima Alenia Spazio e successivamente con una dimensione internazionale con l’accordo italo francese alla base della creazione di Thales Alenia Space, compartecipata da Thales (67 per cento) e Finmeccanica (33 per cento) e di Telespazio con livello di partecipazione invertita.
Thales Alenia Space e Telespazio costituiscono insieme la «Space Alliance», presentandosi sul mercato in maniera congiunta, ovvero offrendo un servizio integrato e coordinato.
Thales Alenia Space si afferma oggi quale punto di riferimento mondiale per le telecomunicazioni, osservazione radar e ottica della Terra, difesa e sicurezza, navigazione e esplorazione scientifica. La società ha realizzato nel 2013 un giro d’affari di oltre 2 miliardi di euro, impiegando 7.500 dipendenti in 11 siti industriali distribuiti in Francia, Italia, Spagna, Belgio, Germania e, recentemente, anche in Inghilterra. In questa ampia joint venture, l’Italia è presente con quattro sedi a Roma, Torino, L’Aquila e Milano, con un giro d’affari intorno ai 650 milioni di euro di ricavi l’anno, con 2.300 unità lavorative impiegate, con un livello di redditività superiore all’8 per cento. In questo colloquio il Presidente e Amministratore delegato Elisio Giacomo Prette ha delineato, con una chiarezza pari alla cortesia, obiettivi, scelte e iniziative della società.
Domanda. Qual è il mercato di riferimento di Thales Alenia Space?
Risposta. Siamo leader in ambito nazionale e internazionale, competiamo a livello mondiale. Il nostro competitor a livello europeo è Airbus Defence & Space, realtà industriale europea nella quale è confluito Astrium. Dato il carattere globale del settore spazio, Thales Alenia Space è chiamata a confrontarsi anche con aziende non europee, come Boeing Company, la più grande azienda statunitense nel settore aerospaziale e Loral Corporation. Stanno emergendo, inoltre, nuovi Paesi protagonisti, quali Cina, India e Corea. La nostra è un’occupazione di qualità, anche per il livello culturale, dato che il 90 per cento degli addetti sono laureati o tecnici altamente specializzati. I successi dell’azienda sono frutto del lavoro di tutta la filiera, che si avvale di un indotto estremamente qualificato. Thales Alenia Space è la capofila che si avvale di fornitori di media grandezza e PMI che lavorano in modo eccellente, che offrono risultati e competenze intellettuali di ottima qualità, personale qualificato, prodotti e strumentazione all’avanguardia. Questo lavoro di squadra ci ha consentito di raggiungere ragguardevoli successi.
D. Quali sono i vostri clienti?
R. I nostri principali clienti sono, in Italia, l’Agenzia Spaziale Italiana e il Ministero della Difesa; in Europa l’Agenzia Spaziale Europea. A questi nostri clienti istituzionali si aggiungono anche gli operatori nazionali o commerciali di sistemi satellitari come Eutelsat, Intelsat, SES Astra.
D. Come si articola il mercato?
R. Il mercato istituzionale rappresenta il 60 - 65 per cento del totale includendo in esso la fornitura di importanti sistemi operativi, quali i satelliti SICRAL - Athena Fidus per le telecomunicazioni, come la costellazione COSMO-SkyMed per il controllo dell’ambiente e della sicurezza e per la gestione delle risorse terrestri. La restante percentuale proviene dal mercato commerciale, storicamente e principalmente rappresentato da sistemi di telecomunicazioni, apparati e antenne e nel quale, in tempi più recenti, è iniziato ad emergere anche il settore dell’ Osservazione della Terra.
D. Come si realizza un satellite?
R. I satelliti sono destinati ad una molteplicità di applicazioni e questo si riflette ovviamente nel suo programma di realizzazione. Comunque, da un punto di vista concettuale, il processo di realizzazione inizia con la definizione dell’architettura del sistema, prosegue con la specificazione delle sue componenti, il cui sviluppo è svolto nei nostri laboratori specializzati. Si passa poi alla fase di integrazione e prove svolta presso i nostri stabilimenti dotati di «camere a pulizia controllata» e di infrastrutture di prova, in grado di simulare l’ambiente spaziale di operazione e le sollecitazioni della fase di lancio.
D. Quali sono i campi di applicazione?
R. Forse non se ne ha una chiara percezione, ma le applicazioni dei satelliti, sono sotto gli occhi di tutti. Riceviamo canali televisivi differenti da satelliti di telecomunicazioni, ci informiamo sulle previsioni meteorologiche elaborate grazie ai dati inviatici dai satelliti di osservazione, utilizziamo navigatori satellitari per capire dove siamo. Insomma i servizi che provengono dalla Spazio hanno portato ad un miglioramento della qualità della nostra vita. Va infatti sottolineato il ruolo dei nostri satelliti nell’immagine internazionale del nostro Paese.
D. Può fare qualche esempio?
R. Abbiamo prodotto per l’Agenzia Spaziale Italiana e per il Ministero della Difesa una costellazione di quattro satelliti, COSMO-SkyMed (Constellation of Small Satellites for Mediterranean basin Observation). Si tratta del primo sistema duale, ossia ad uso civile e militare, di satelliti radar di osservazione terrestre. Questi quattro satelliti ruotano intorno alla Terra sulla base dei comandi di una serie di stazioni a terra che definiscono dove e quando inviare i segnali radar per poter avere immagini precise di aree della terra da analizzare. Cito due episodi di uso internazionale dei nostri satelliti. Alcuni anni fa si verificò un terremoto nell’area nord della Cina e il Governo cinese chiese a quello italiano di ricevere una mappatura del territorio interessato, per poter elaborare e definire i soccorsi in zone impervie e difficilmente raggiungibili. In un’altra occasione, in seguito ad una tempesta del Mar Nero nella quale affondarono quattro petroliere, il Governo turco chiese a quello italiano una mappatura della zona per intercettare le macchie di petrolio ed evitare il disastro ecologico. La stessa cosa accadde nel 2010 per il disastro ambientale del Golfo del Messico.
D. Come si svolge questa azione?
R. Il nostro sistema viene usato per monitorare su larga scala, in circostanze in cui è necessario avere una visione d’insieme del territorio, in modo chiaro e repentino, per poter adottare decisioni cruciali per la sicurezza. Grazie ai nostri quattro satelliti è possibile visitare più volte lo stesso obiettivo in poche ore, osservandone l’evoluzione. La precisione del sistema COSMO-SkyMed è così elevata da consentire la misurazione di scostamenti di piccole entità. Interveniamo pertanto nelle zone archeologiche per monitorare siti particolarmente pregiati. Uno di questi è Pompei, per il quale Telespazio utilizza la nostra costellazione. Tutte le informazioni dei nostri sistemi satellitari sono elaborate in tempo reale o estremamente contenuto. Ciò consente una tempestività dell’informazione e rende efficace ogni decisione strategica di intervento. Vorrei rilevare, senza falsa modestia, che in questo campo siamo alla frontiera della conoscenza.
D. Come si colloca, nell’ambito tecnico scientifico,Thales Alenia Space?
R. Veniamo riconosciuti a livello europeo e mondiale come leader per l’osservazione radar. La costellazione COSMO-SkyMed è considerata tra le migliori al mondo. I satelliti possono essere utilizzati anche per l’osservazione dell’Universo. Vengono costruiti per una specifica osservazione o azione operativa. Un esempio è il satellite Euclid, progettato in collaborazione con altre aziende europee, di cui abbiamo il coordinamento per la sua realizzazione. Nasce con l’obiettivo di scoprire dov’è la materia oscura dell’Universo. Un altro esempio di missione scientifica è nel progetto internazionale dell’Agenzia Spaziale Europea ExoMars: sono previste due missioni, una nel 2016 e una nel 2018. Lo scopo è portare un Rover per la ricerca di tracce biologiche presenti o del passato sul pianeta rosso. Abbiamo costruito per ora un mock up, della dimensione di una vecchia cinquecento. Mi preme sottolineare che un altro importante Programma per l’azienda è il Programma Galileo.
D. Cosa fa in questo progetto specifico Thales Alenia Space ?
R. Abbiamo costruito, in collaborazione con Astrium, quattro satelliti per la fase IOV (In-Orbit Validation) per validare la precisione del segnale. Ad oggi siamo responsabili della parte sistemistica del progetto. La nostra aspirazione è partecipare a pieno titolo alla realizzazione dell’ultimo gruppo di satelliti della costellazione. Altra attività importante per la nostra azienda è quella delle infrastrutture spaziali. Thales Alenia Space ha prodotto più del 50 per cento dei moduli abitativi della Stazione Spaziale Internazionale. L’abbiamo fatto nella nostra sede di Torino, nostro centro d’eccellenza nel quale è stata costruita anche una grande cupola per permettere agli astronauti di guardare la terra. Stiamo sviluppando con l’Agenzia Spaziale Europea una serie di veicoli per il trasporto umano, dopo il ritiro dal servizio dello Space Shuttle avvenuto nel 2011; siamo inoltre costruttori dei due veicoli-prototipo progettati per trasportare rifornimenti all’International Space Station, l’ATV (Automated Transfer Vehicle) costruito sotto l’egida dell’Agenzia Spaziale Europea, e PCM Cygnus, statunitense, di cui forniamo la struttura fisica.
D. Qual è il livello di formazione del personale?
R. Le competenze del nostro personale sono di assoluta avanguardia. La formazione che forniamo ad esso si aggira intorno alle 33-34 ore pro capite, che equivalgono a 4-5 giorni lavorativi annui. Abbiamo rapporti molto sviluppati con le Università di Roma, Torino, L’Aquila e Milano. I nostri tecnici sono spesso docenti nei corsi universitari, in quanto le tecnologie spaziali sono molto complicate e in continua evoluzione. Offriamo stages e borse di studio a giovani talenti. Negli ultimi otto anni abbiamo assunto circa 700 persone con un’oculata politica di ricambio. La formazione tecnico-scientifica è per noi determinante, l’età media del personale è di circa 45 anni perché l’esperienza è un fattore fondamentale per la progettazione e la messa in esercizio dei nostri sistemi. Qualche mese fa abbiamo vinto il Premio Randstad 2014, come l’impresa italiana più attrattiva, ma anche per l’elevata qualità della formazione.
D. Quali sono oggi le difficoltà da superare?
R. Stiamo lavorando su progetti molto ambiziosi capaci di dare lustro all’impresa e all’Italia. Si pensi, oltre al programma ExoMars, anche a SICRAL 2, costruito per le telecomunicazioni sicure, adottato dalla Difesa italiana e francese. Un altro progetto sfidante è quello di IXV (Veicolo Intermedio Sperimentale in italiano), prototipo di trasporto spaziale, per conto dell’Agenzia Spaziale Europea. Stiamo inoltre lavorando a due satelliti di COSMO-SkyMed per sostituire quelli attualmente in orbita ovviamente con caratteristiche tecniche più avanzate. Produciamo inoltre computer di bordo e antenne di telecomunicazioni attive per la costellazione Iridium di 81 satelliti, un progetto di 1 miliardo e 800 milioni di dollari. Vincere quest’ultima gara è una dimostrazione di come le nostre competenze siano riconosciute a livello mondiale. Oggi tuttavia attraversiamo un periodo critico. Altri Paesi, come Francia, Germania e Inghilterra, dall’inizio della crisi hanno deciso di investire massicciamente nello spazio, consapevoli che si tratta di un’attività ricca che tende a valorizzare le tecnologie e le competenze, garantisce un’alta redditività dell’investimento. L’Italia purtroppo ha fatto esattamente il contrario.
D. Qual è il budget dell’Agenzia Spaziale Italiana?
R. Per il 2014 è di 503 milioni di euro, 400 dei quali impegnati in programmi dell’Agenzia Spaziale Europea; quindi si investe molto poco in Italia. Le nostre aziende hanno bisogno di sostenere un piano finanziario elaborato su progetti reali, che consenta di sostenere e migliorare le competenze per restare saldamente sul mercato internazionale. Gli ottimi ritorni offerti dalle tecnologie sviluppate per COSMO-SkyMed sono possibili perché in passato si è privilegiata questa filosofia per l’intera filiera. Quando abbiamo varato COSMO-SkyMed, sapevamo che ogni cinque anni avremmo dovuto lanciare nuovi satelliti per il mantenimento della costellazione. Ciò necessita cooperazione tra gli investimenti della Difesa e quelli dell’Agenzia Spaziale Italiana. Questi ultimi sono venuti a mancare. Oggi ci troviamo in una situazione che oltre a non consentire l’assorbimento di risorse nuove sta creando le condizioni che possono portare a ridurre anche quelle attualmente in organico, con il rischio di dispersione verso altri Paesi di un patrimonio umano costato decenni di investimenti ed impegno, cosa che sta avvenendo anche nella nostra azienda a causa dell’incertezza del sistema. Le competenze professionali dei nostri addetti sono alla frontiera della conoscenza, basta perderne pochi per ridurre la qualità generale dell’azienda. Altri Paesi attraggono persone di così elevata formazione professionale creando un grave danno per l’Italia che ha supportato questo progressivo livello di conoscenza. Le tecnologie spaziali non presentano caratteristiche di ciclicità, si è sempre sulla cresta dell’onda. Partecipare o no ad un progetto come quello promosso dall’Agenzia Europea due anni fa e relativo ad una nuova famiglia di satelliti per telecomunciazione, significa restare o no nel gruppo di testa a livello mondiale. Non finanziare questi programmi, ed è bene ricordare che si tratta al più di qualche decina di milioni di euro, mette a rischio anche aziende solide come la nostra.
D. Qual è il sogno recondito che coltiva per la sua azienda?
R. Quello di competere a livello mondiale in modo maggiormente integrato tra tutte le imprese del settore aerospaziale che sono riconducibili ai nostri due azionisti Thales e Finmeccanica. Un modello di migliore integrazione potrebbe aprire orizzonti insospettati a livello mondiale, con la vendita di prodotti integrati, chiavi in mano. Noi faremo comunque di tutto per garantire all’Italia una presenza in queste attività di altissima tecnologia industriale.       

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