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Andrea Conzonato: così British American Tobacco scommette sull’Italia

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British American Tobacco è tra le principali aziende globali. La sua capitalizzazione in Borsa la pone ormai stabilmente tra i primi 3 operatori sul listino di Londra. Il suo portafoglio è di oltre 200 marchi internazionali, tra cui Lucky Strike, Rothmans e Dunhill, e comprende una linea completa di prodotti alternativi al fumo tradizionale. In Italia, BAT contribuisce con oltre 3 miliardi alle entrate dello Stato e ha un ruolo di riferimento e di grande valore strategico per il sistema economico nazionale. Ne parla in questa intervista a Specchio Economico Andrea Conzonato, presidente e amministratore delegato di BAT Italia dal primo aprile 2015.
Domanda. Che cosa rappresenta l’Italia per British American Tobacco?
Risposta. British American Tobacco Italia ha iniziato ufficialmente la propria attività nel 2002, arrivando alla sua attuale configurazione nel giugno del 2004 a seguito dell’acquisizione dal Governo italiano dell’Ente Tabacchi Italiani (ETI), per un valore di 2,3 miliardi di euro. Si tratta, ancora oggi, del più importante investimento mai fatto da una multinazionale nel nostro Paese, che da allora rappresenta una realtà strategica nella visione globale del nostro Gruppo. L’Italia è inoltre uno dei primi 15 mercati al mondo e il secondo in Europa, ma la sua importanza non si ferma qui: le eccellenze di questo Paese rappresentano per noi una risorsa importante, un patrimonio unico da valorizzare e su cui investire.
D. Perché - come affermate anche nella vostra ultima campagna di comunicazione - avete deciso di investire ancora massicciamente sul nostro Paese? Quali sono i termini precisi di tale investimento nei vari comparti economici italiani, a cominciare da quello agricolo?
R. Le grandi aziende internazionali sono sempre alla ricerca di competenza, creatività, innovazione e talento. Qui in Italia riscontriamo quotidianamente questi valori, in tutti i nostri interlocutori: nei partner, nei fornitori e nelle tante realtà produttive del Paese. L’ingegno, lo spirito innovativo, l’elevato livello tecnologico raggiunto dalle aziende italiane ci spingono quindi, con rinnovata convinzione, a credere e a investire nel nostro Paese. È per questo che anche nel 2016 abbiamo confermato i numeri del nostro piano di investimenti in Italia per un valore di 1 miliardo di euro in cinque anni, annunciato due anni fa. Investiamo queste risorse nell’acquisto di tabacco italiano, di macchinari italiani, che il Gruppo BAT destina ai suoi stabilimenti in giro per il mondo, nel marketing e nella ricerca, dando spazio ai talenti e alla creatività dei nostri connazionali, soprattutto dei più giovani. Quest’anno possiamo confermare che 20 milioni di euro sono stati impiegati per comprare tabacco italiano di alta qualità. Quasi 60 milioni di euro sono stati investiti in attività di marketing, nella distribuzione e in ricerche di mercato. Ulteriori 116 milioni di euro, infine, sono stati impiegati per l’acquisto di macchinari e servizi di installazione, avviamento e manutenzione da fornitori italiani. La nostra azienda crede nell’innovazione a 360 gradi non solo nell’ambito dei prodotti di nuova generazione, categoria nella quale abbiamo l’ambizione di diventare leader di mercato, ma anche per i prodotti tradizionali del tabacco. Infatti, proprio i macchinari che abbiamo acquistato dall’azienda bolognese G.D. del Gruppo Coesia, e dalla Montrade, un’altra eccellenza italiana, sono alla base del nostro innovativo filtro «Tube Premium Plus», un prodotto all’avanguardia che, sebbene fatto dello stesso materiale dei filtri tradizionali, è più pulito, perché non ingiallisce nella parte a contatto con le labbra, ed è più resistente, perché mantiene la sua forma rigida. Abbiamo applicato questi nuovi filtri sulle Lucky Strike fin dal 2014 e più di recente sulle Rothmans, uno dei nostri marchi storici e più rappresentativi, e abbiamo ottenuto un ottimo riscontro da parte dei consumatori. La creatività italiana si applica a ogni ambito, e sbaglia chi pensa che non ci sia più spazio per innovare anche in un settore apparentemente «fermo» come quello del tabacco.
D. Che il tabacco faccia male è un dato unanimemente riconosciuto. Quale l’impegno di BAT nella strada della riduzione dei danni da fumo?
R. Qui ci sono due aspetti da considerare. Il primo è il contributo che diamo alla corretta informazione per supportare le istituzioni nella prevenzione, ad esempio del fumo minorile. Il secondo aspetto è l’investimento costante in ricerca e sviluppo su prodotti a potenziale rischio ridotto. Per dare un’idea, negli ultimi 5 anni BAT ha investito in ricerca e sviluppo 1 miliardo di dollari su questi nuovi prodotti. Nei nostri laboratori e centri di ricerca a Southampton, nel Regno Unito, lavorano a tempo pieno oltre 50 scienziati. Il nostro scopo è realizzare e commercializzare una gamma completa di prodotti a rischio ridotto per la salute, per offrire ai fumatori un’ampia scelta di soluzioni alternative di nuova generazione, rispetto ai tradizionali prodotti del tabacco, con elevatissimi standard di qualità e sicurezza. È una sfida affascinante che abbiamo colto con entusiasmo.
D. La ricerca e sviluppo dei cosiddetti «Next Generation Products» è, certamente, la risposta più importante che le aziende del tabacco stanno dando alle istanze salutistiche e alle conseguenti restrizioni che investono il fumo di tabacco in un crescente numero di Paesi del mondo. BAT, sia a livello internazionale sia, ultimamente, in Italia ha presentato novità molto rilevanti al riguardo. Potrebbe raccontarle nel dettaglio?
R. Certamente. Mi lasci innanzitutto dire che penso si tratti dell’inizio di una nuova era: vaporizzatori di nicotina, prodotti del tabacco senza combustione e dispositivi medici per smettere di fumare rientrano in una gamma che pone l’industria come parte della soluzione per limitare il tabagismo in futuro. Ci crediamo e ci stiamo investendo, puntando come azienda sull’intero spettro di soluzioni. La nostra linea di prodotti di nuova generazione - i cosiddetti «NGP» (Next Generation Products) - spazia dalle sigarette elettroniche, che in azienda chiamiamo «prodotti del vapore», a prodotti basati sul riscaldamento del tabacco anziché sulla combustione (il mese scorso, in Giappone, abbiamo lanciato «Glo», un prodotto innovativo nella sua categoria), a prodotti ibridi (iFuse, lanciato recentemente in Romania). Fino a giungere a Voke, un inalatore di nicotina che ha ottenuto nel Regno Unito la licenza per essere venduto come prodotto farmaceutico. Fino ad oggi siamo stati presenti sul mercato italiano con Vype ePen, una e-cig all’avanguardia distribuita nelle migliori tabaccherie delle principali città italiane, che ha ottenuto un eccellente riscontro da parte degli svapatori italiani. E proprio l’Italia è stata scelta dal nostro Gruppo come piattaforma di lancio mondiale per uno dei suoi prodotti di nuova generazione più innovativi e all’avanguardia: pochi giorni fa, infatti, abbiamo lanciato a Milano «Pebble», l’ultima sigaretta elettronica della linea Vype, un prodotto con altissimi standard di qualità e sicurezza e dal design innovativo che rivoluzionerà il mercato dei prodotti del vapore. Con l’occasione abbiamo anche inaugurato il nostro primo «flagship store» al mondo, a Milano, nella zona dei Navigli: un «tempio» dedicato al vaping e ai nostri prodotti di nuova generazione.
D. Sempre parlando di NGP, o semplicemente di sigaretta elettronica, l’Italia ha conosciuto all’inizio di questo decennio un boom poi strozzato. Qual’è la situazione attuale?
R. Effettivamente abbiamo assistito a questo percorso, innanzitutto guidato dalla domanda: evidentemente i consumatori italiani sono incuriositi e interessati ai prodotti del vapore. Ma la crescita esponenziale di operatori e rivenditori è stata eccessivamente caotica negli anni, disorganizzata. In molti casi i consumatori si sono sentiti scoraggiati da palesi disfunzionalità, se non da veri e propri incidenti. Noi siamo convinti che solo garantendo standard di qualità e sicurezza estremamente elevati si possa far ripartire questo mercato. Stiamo dicendo alle istituzioni: fissate paletti elevati, fate in modo che questi prodotti rispondano alle massime garanzie per la salute e la sicurezza di chi li utilizza. Solo così il mercato selezionerà i migliori e i più capaci, a tutela innanzitutto dei consumatori.
D. Più volte, anche recentemente, avete parlato dell’Italia come «best practice» anche dal punto di vista regolatorio, in particolare in materia di normativa fiscale. Quali sono, a vostro avviso, i tratti positivi di tale normativa e perché? Se ci sono, quali possono essere le ulteriori aree di miglioramento?
R. L’Italia, nel settore del tabacco, rappresenta certamente un esempio virtuoso di regolamentazione equilibrata, un unicum. Tenere assieme esigenze di bilancio, tutela della salute, stabilità dei consumi e lotta al contrabbando è un esercizio complesso. In Italia, a differenza di molti altri Paesi, ci stiamo riuscendo. I volumi sono sostanzialmente stabili, il contrabbando è sotto controllo e lo Stato vede crescere ogni anno le proprie entrate dal tabacco, con incassi relativi alle accise vicini agli 11 miliardi di euro nel 2015, in probabile ulteriore crescita nel 2016. Che diventano 14 miliardi, se conteggiamo anche l’Iva. La regolamentazione italiana è figlia diretta delle normative europee a tutela della salute. Un sistema quindi che funziona e che peraltro consente di salvaguardare il potere d’acquisto dei consumatori in un momento particolarmente difficile in termini di reddito disponibile e capacità di spesa delle famiglie.
D. Una delle piaghe che affliggono il settore del tabacco è sicuramente il contrabbando. Quali sono a vostro avviso le cause principali di questo fenomeno?
R. Il contrabbando di sigarette in Italia affonda le sue radici negli anni del Dopoguerra e, da sempre, si è manifestato principalmente nelle aree economicamente più depresse del Paese, suscitando l’interesse delle organizzazioni criminali e oggi, purtroppo, anche terroristiche, come lucrosa fonte di finanziamento a fronte di rischi relativamente bassi. L’alto valore in rapporto al volume, infatti, garantisce elevati margini di profitto: per le sigarette, le tasse rappresentano una porzione significativa del prezzo di vendita. Inoltre, per collocazione geografica, il nostro Paese rappresenta anche uno snodo strategico di transito, tramite il quale le organizzazioni criminali pianificano spedizioni di prodotto illecito verso Paesi dove, per un pacchetto di sigarette, vengono richiesti anche più di 10 euro in tabaccheria, come nel Regno Unito.
D. Come si pone il nostro Paese a livello europeo?
R. In Europa l’Italia rappresenta un esempio virtuoso nella lotta al contrabbando sia per l’eccellente attività svolta dalle forze dell’ordine, sia per la fiscalità equilibrata garantita dall’attuale assetto fiscale. Nel nostro Paese il contrabbando si assesta difatti sotto il 6 per cento: una quota tutto sommato contenuta, rispetto ad altri Paesi dove si supera il 20 per cento, come in Norvegia, o ci si attesta su valori superiori al 15 per cento, come in Regno Unito, Irlanda e Francia in cui il livello dei prezzi è molto elevato. Oggi, quindi, in Italia siamo più tranquilli. L’attenzione però deve essere sempre massima, anche perché per ogni punto percentuale di aumento del contrabbando lo Stato perde più di 100 milioni in mancato gettito da accise e Iva.
D. Quale contributo concreto la vostra azienda fornisce o intende fornire per combattere il contrabbando?
R. L’industria ha il dovere di contribuire a fronteggiare questo fenomeno. Il nostro impegno è massimo e BAT Italia, da molti anni, è in prima linea al fianco delle istituzioni nella lotta al contrabbando su diversi fronti. Prima di tutto attraverso la cooperazione: con le altre multinazionali del settore, con i Governi, con le forze dell’ordine e con le organizzazioni internazionali come Interpol e Olaf. La nostra azienda, inoltre, partecipa attivamente all’Osservatorio permanente per la lotta al contrabbando e alla contraffazione dei tabacchi lavorati, presieduto dal professor Enrico Maria Ambrosetti. BAT Italia, nel luglio scorso, ha poi promosso una conferenza internazionale al Senato, in collaborazione con l’associazione Priorità Cultura e con l’Istituto Affari internazionali, intitolata «Le rotte dei traffici illeciti in Europa e nel Mediterraneo» alla presenza, fra gli altri, del presidente del Senato Pietro Grasso, del ministro degli Affari esteri Paolo Gentiloni, del sottosegretario di Stato Marco Minniti, del procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti. Più di recente, infine, nel quadro di un protocollo d’intesa sottoscritto con il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, ci siamo impegnati a svolgere uno scambio costante di informazioni sulle rotte criminali transnazionali e attività di formazione congiunta. Molto concretamente, abbiamo inoltre fornito altre 6 autovetture alla Guardia di Finanza di Napoli per compiti operativi di contrasto al contrabbando; altre 6 le avevamo consegnate lo scorso anno. Personalmente, di fronte a sfide così importanti, penso che industria e istituzioni debbano collaborare e avere gli stessi obiettivi. La qualità della nostra collaborazione con le istituzioni italiane è eccellente e ne siamo particolarmente orgogliosi.   

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