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pasquale preziosa: l’aeronautica militare o meglio aeronautica di pace

Il Gen. Pasquale Preziosa, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare

a cura di
GIOSETTA CIUFFA

 

Il Generale di Squadra Aerea Pasquale Preziosa ha iniziato la propria carriera nel 1971, arruolandosi nell’Accademia Aeronautica con il corso Marte III, fino a diventare, lo scorso febbraio, Capo di Stato Maggiore. In questa intervista descrive lo stato attuale della Forza Armata che dirige.
Domanda. In quali condizioni opera l’Aeronautica Militare italiana?
Risposta. L’Aeronautica Militare attualmente agisce in una continuità operativa e storica, essendo, come le altre Forze Armate, un’istituzione del nostro Paese al servizio del Parlamento e del Governo, pertanto tutto quello che essa fa è in accordo con le indicazioni che da loro ci vengono, in particolare sull’impiego dello strumento aereo. Durante i miei 40 anni di vita operativa, per i primi 20 esse provenivano da un ambiente calato nella Guerra Fredda; negli ultimi 20 anni invece ci si è dedicati alle missioni fuori area al fine di evitare che instabilità all’estero potessero avere ripercussioni nel nostro Paese, inserito in alleanze e unioni quali la Nato e la Ue. Le principali operazioni che qui posso citare sono nell’area balcanica, ma già nel 1991 la Guerra del Golfo per la prima volta ha visto i velivoli dell’Aeronautica Militare partecipare a una grandissima operazione aerea per la liberazione del Kuwait dall’invasione irachena. L’operazione fu di successo e abbiamo ricordato di recente il lancio di Gianmarco Bellini e Maurizio Cocciolone, unici in quella notte a fare rifornimento in volo, a compiere la missione assegnata e infine essere abbattuti. Fortunatamente li abbiamo riabbracciati al termine della guerra. 
D. Ritiene in ogni caso queste operazioni un successo per il mantenimento della pace per l’Italia ed i Paesi limitrofi?
R. Abbiamo parlato della prima operazione, che ha liberato il Kuwait, quindi è stata di successo. Ricordiamo la seconda in Bosnia che oggi è in uno stato di pacificazione grazie a tale intervento. Va menzionato il Kosovo, che ora si trova in condizioni molto differenti dalle iniziali; o anche le recenti operazioni in Libia in cui il nostro intervento, al pari di quello degli altri Paesi, ha consentito di ottemperare alle indicazioni dell’Onu di salvaguardare i civili dalla situazione che si era venuta a creare con il regime che opprimeva il proprio popolo.
D. Quali rischi si corrono?
R. L’Aeronautica Militare è la prima a intervenire e l’ultima ad andar via e quando si è primi si trovano sempre sorprese. In questo caso devo ricordare che la prima operazione di pace è stata fatta in Congo dove nel 1961 a Kindu furono massacrati i nostri aviatori; anche lì la missione era svolta sotto l’egida dell’Onu. Mi viene in mente la missione in Bosnia nel 1992, sempre su mandato dell’Onu: il G-222 comandato del colonnello Marco Betti per portare coperte e rifornimenti a Sarajevo fu abbattuto e le coperte non arrivarono a riscaldare la gente che continuava a morire. Queste sono le missioni di pace, questa è la partecipazione dell’Aeronautica Militare, questi sono alcuni esempi delle sorprese che dobbiamo fronteggiare quando siamo i primi ad arrivare, nonostante tutte le precauzioni.
D. Ultimamente c’è stato un calo negli arruolamenti?
R. Il personale dell’Aeronautica Militare, al pari delle altre Forze Armate, diminuirà per rendere compatibili le risorse finanziarie a disposizione; a causa della spending review il totale delle forze armate da 190 mila di organico verrà portato a 170 mila per poi, con l’approvazione dei decreti discendenti dalla legge 244, fermarsi a 150 mila. In Aeronautica si passerà dai 45 mila uomini e donne ai 42 mila e poi ai 34 mila previsti per il 2024-2025. L’Aeronautica Militare compierà questo grande sacrificio di riduzione del personale con ogni sforzo affinché i nostri compiti possano essere svolti al meglio delle capacità e in accordo con le risorse assegnate che il Paese può mettere a disposizione per le funzioni di difesa e sicurezza, risorse che ottimizzeremo per dare il massimo possibile, tenendo conto delle nostre peculiarità.
D. Quali sono queste peculiarità?
R. In particolare mi riferisco al servizio meteorologico: dal 1950 l’Aeronautica Militare supplisce all’assenza di un’agenzia civile responsabile per esso, fornendo all’Aeronautica stessa e all’Italia il meteo ogni giorno 24 ore su 24, raccogliendo i dati, analizzandoli e diffondendoli. Inoltre, ha rappresentato l’Italia nell’ambito dell’Organizzazione meteorologica mondiale, sia per la meteorologia, sia per la parte tecnica meteorologica. Ora stiamo operando per far nascere l’organizzazione civile nazionale responsabile di questo servizio.
D. Qual è la situazione del traffico aereo e in che modo si muove l’A.M.?
R. Altro grande lavoro che l’Aeronautica svolge è il controllo del traffico aereo non solo militare ma anche civile: lo controlliamo infatti anche per aeromobili civili su aeroporti aperti al traffico civile, ovvero passati già alle agenzie civili ma dove però detto controllo non è ancora transitato alle organizzazioni civili, come quello delle radio assistenze collegate. Nel 2012 i movimenti civili controllati in Italia sono stati 350 mila e i movimenti militari 100 mila gestiti dall’Aeronautica Militare che rappresenta il 25 per cento del traffico civile nazionale. Aggiungerei il servizio del trasporto sanitario d’emergenza, un servizio 24 ore su 24 a disposizione dei cittadini, come il servizio del controllo dei cieli attraverso un sistema radar, e che opera senza interruzioni come il servizio di intervento per la sicurezza aerea nazionale. Nel 2012 le vite salvate sono state quasi 300. L’Aeronautica Militare quindi si presenta come una forza armata completamente integrata nel tessuto cittadino e nell’economia della nostra nazione alla quale fornisce un contributo importante oltre a quelli prettamente istituzionali quali la difesa alle istituzioni: tutti gli interventi citati, dalla Guerra del Golfo fino alle operazioni in Libia, sono stati fatti senza mai venir meno alla fornitura dei servizi, e questo è il grande contributo dell’Aeronautica Militare.
D. È infatti preoccupante il calo di personale che si verificherà, trattandosi di persone formate e con dei valori. Come si può essere efficienti se viene a mancare il personale?
R. Riusciamo a esserlo e tenteremo di continuare; ristabiliremo le priorità per tutti i nostri compiti e tutte le nostre azioni, in modo tale da massimizzare i risultati sul core business e su tutti i settori importanti come il trasporto sanitario di urgenza, il servizio meteo, il controllo del traffico aereo, la preparazione del personale, aiutandoci anche con mezzi all’avanguardia che possano essere moltiplicatori di alcune funzioni. Quindi è importante il connubio tra uomo-macchina e ambiente, i tre elementi che interagiscono e che devono essere sempre in equilibrio, nel senso che se è più sofisticata l’apparecchiatura che abbiamo a disposizione, devono essere dello stesso livello l’addestramento e la preparazione del personale. Oggi questi ultimi sono altissimi, siamo a livelli di laurea magistrale per quanto riguarda gli ufficiali, mentre già alla laurea di primo livello per i marescialli. Su di loro innestiamo il cosiddetto «mestiere», ossia ciò che vogliono fare nell’ambito del lavoro.
D. Può spiegarsi meglio?
R. Si cerca un lavoro per sopravvivere, mentre il mestiere è quello che si vuole fare, e se possibile va scelto. Questa è l’Aeronautica Militare, non posso andare in missione se non ho scelto di fare questo tipo di lavoro, ma per chi lo farei? Per me stesso? Se ho questa passione, e questa passione è al servizio delle istituzioni, non vado da solo, non rappresento nessuno, non mi conosce nessuno quando sono all’estero ma conoscono l’Italia, quindi compio questo servizio perché ritengo di farlo. È importante per noi, per la nostra sopravvivenza e per il nostro futuro. Il nostro Paese vive di futuro e dobbiamo guadagnarci il futuro nel presente, ecco perché è necessario oggi investire: è un concetto fondamentale. Bisogna investire perché è un momento di grande preoccupazione in tutti i campi e quindi anche nel campo militare. Nella mia attività, un velivolo che non ha velocità è un velivolo che vola male perché senza di essa non si sviluppa la portanza. Quando voliamo a bassa velocità bisogna stare attenti perché sotto determinati livelli il velivolo perde di quota: uno degli errori comuni è tentare di evitare che ciò avvenga, mantenendo l’angolo di assetto, ma poiché il velivolo non ha raggiunto la velocità per autosostenersi, crolla rovinosamente al suolo. Questo per dire che, nel momento in cui siamo vicini allo stallo, come adesso per la crisi economica, è necessario riacquistare velocità attraverso i grandi investimenti e uno dei più grossi nel nostro settore è la formazione per i giovani: questi hanno la creatività, che con il tempo decade a favore dell’esperienza. È fondamentale vedere i giovani che, con una nuova formazione, possano ridare energia e velocità al nostro aereo per poterlo farlo volare ancora più in alto.
D. Quali sono i valori fondamentali dell’Aeronautica Militare?
R. L’Aeronautica Militare ha tre pilastri fondamentali, il primo è la passione: una persona non può stare in Aeronautica o in qualunque altro settore se questa non c’è. E certamente la competenza: bisogna essere competenti in ciò che si fa, ma soprattutto bisogna farlo con etica, terzo pilastro, il collante di tutte le società e soprattutto dell’essere aviatore.
D. Cosa ha portato della sua precedente esperienza come Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa?
R. Ho potuto ampliare la mia visione della parte politica, della parte tecnica e della parte tecnico-amministrativa. Ciò è importante perché, come detto, l’Aeronautica è al servizio del Paese e opera secondo le direttive del Governo e del Parlamento. È fondamentale conoscere la sensibilità politica sugli aspetti e i temi della difesa che sono sempre molto delicati. La comprensione del concetto di sicurezza è fondamentale per la soluzione di determinati problemi.
D. Proprio grazie alla formazione emerge l’eccellenza. L’Aeronautica Militare si distingue anche per gli astronauti, gli sportivi e la PAN, Pattuglia Acrobatica Nazionale. Di quale messaggio sono portatori?
R. Il volo umano nello spazio, e vorrei ricordare il Maggiore Luca Parmitano attualmente a bordo della Stazione Spaziale Internazionale; il settore sportivo, dove gli atleti dell’Aeronautica hanno conquistato ben 14 medaglie alle Olimpiadi dello scorso anno a Londra; le Frecce Tricolori, biglietto da visita del Made in Italy nel mondo, hanno in comune l’affetto e il supporto vero, vivo, di tutta l’Aeronautica Militare e, io credo, di tutti noi italiani. Si tratta di successi importanti prima di tutto per il nostro Paese, risultati che determinano ricadute nei settori militari, industriali e della ricerca e quindi economici. Vorrei ricordare come dietro ad ogni risultato ci sia tanta fatica, formazione, competenza uniti dal collante della passione e dell’etica che caratterizza la nostra professione di militare. In sintesi, lo spazio, lo sport, le Frecce Tricolori non sono solo un messaggio ma un modo concreto con il quale l’Aeronautica Militare contribuisce a supportare strategicamente la nostra nazione.
D. I fondi per l’A.M. potrebbero essere razionalizzati o investiti diversamente?
R. Mi lasci dire che il processo di razionalizzazione in Forza Armata è in atto da sempre. Negli ultimi venti anni ci siamo dimezzati in termini di basi, personale e velivoli. Oggi questa opera continua, e l’attenzione è rivolta alle sinergie che si possono ricavare a livello internazionale. Penso a contesti quali le Nazioni Unite, la Nato e l’Unione Europea; questo è il quadro di riferimento che abbiamo davanti a noi, queste le tre organizzazioni, alleanze di Paesi che aderiscono con lo spirito della comune sicurezza, nelle quali vanno ricercate sinergie ed economie. È un fatto che i Paesi che partecipano alla Nato hanno comuni problemi come quello finanziario-economico, quindi tutti stanno operando per avere un sistema di sicurezza e difesa compatibile alla disponibilità di risorse. Un esempio pratico è stato lo sviluppo del concetto di «Pool Sharing», sia a livello Unione Europea, sia a livello Nato, dove viene chiamato «Smart Defense», ovvero chi ha la possibilità di mettere assetti a disposizione anche di altri partner lo deve fare. Per esempio, l’A.M. sta partecipando alla sicurezza aerea e alla difesa aerea di Slovenia e Albania ormai da anni. A breve svolgeremo lo stesso servizio anche per l’Islanda. Ci sono poi le iniziative per i Paesi baltici alle quali saremo chiamati a partecipare quale membro della Nato. Sono esempi di «Pool Sharing» o «Smart Defense» che devono continuare.
D. Perché gli F-35 sono così necessari?
R. Lei girerebbe su un auto che ha più di trent’anni? Oggi abbiamo due linee di velivoli, quella dei Tornado e quella degli AM-X, che in pochi anni non potranno più volare per raggiunti limiti di «età». Dobbiamo pensare per tempo alla loro sostituzione per avere strumenti efficienti in grado di garantire il futuro del nostro Paese. Senza uno strumento di difesa credibile, cioè senza istituzioni, non c’è convivenza civile né pace. Gli F-35 sono uno strumento di deterrenza e la deterrenza non è nemica della pace, agevola la pace che non è un concetto retorico, è l’affermazione di un ideale talmente grande che tiene conto di tutti i fattori, anche quelli legati alla difesa.
D. Ha dei programmi particolari per l’Aeronautica Militare in questo periodo così delicato in cui ne è alla guida?
R. L’Aeronautica Militare considera l’utilizzo della tecnologia come uno strumento fondamentale per garantire continuità ed efficienza, pertanto consideriamo la gestione dello spettro elettromagnetico come fondamentale nelle moderne operazioni. Tale rilevanza deriva dall’importanza di continuare a garantire il necessario contributo aeronautico a favore dell’intero spettro delle operazioni militari, dalle Operazioni di Supporto alla Pace dei complessi scenari di crisi odierni, fino a situazioni di conflitto aperto. In questo ambito, oltre alla necessità di disporre di piattaforme pilotate avanzate, abbiamo bisogno di velivoli a pilotaggio remoto (APR), i cosiddetti «droni», che sono oggi uno strumento indispensabile per la conduzione delle operazioni militari moderne. Si tratta di sistemi di sorveglianza e ricognizione aerea che consentono di avere una consapevolezza dell’ambiente essenziale, in termini di capacità decisionale, efficacia e sicurezza, per i comandanti, per gli altri asseti in volo e per chi opera sul terreno. In futuro puntiamo ad avere sistemi APR con un’architettura sempre più aperta che ci consenta di integrare nuovi e sempre più avanzati sensori ed equipaggiamenti al minimo costo e nel più breve tempo possibile. Un altro settore, attualmente oggetto di razionalizzazione, è quello dell’addestramento dei piloti e degli equipaggi. Stiamo studiando la possibilità di introdurre un iter formativo «differenziato» per le diverse linee operative in modo da ottimizzare l’addestramento e razionalizzare l’impiego delle risorse a disposizione.  

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