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CORSERA STORY. COSTITUZIONE: UN VERDETTO PARADOSSALMENTE OVVIO

L’opinione del Corrierista

Non è che, una volta eliminato dal voto popolare lo sconvolgimento della Costituzione italiana operato dal passato Governo Berlusconi e impropriamente chiamato riforma, i cittadini possano stare tranquilli. Per due motivi. Il primo è costituito dal fatto che la maggior parte del “no” è stato politicizzato dal centrosinistra in funzione antiberlusconiana, e non a difesa dei diritti di tutti gli italiani, ossia della Costituzione del 1948. Il secondo perché i direttori di orchestra, e di giornali, che hanno diretto il concerto del “no”, l’hanno fatto solo perché intendono essere loro a sconvolgere la Costituzione a proprio piacimento e per i propri interessi, perfino mettendosi d’accordo, se ne avranno bisogno, con l’attuale minoranza parlamentare, ossia con l’odiatissimo nemico Berlusconi.

Lo dimostra il fatto che, già prima di conoscere l’esito del referendum e a prescindere da esso, hanno cominciato ad avvertire che bisogna comunque modernizzare il Paese. Perché per fare questo occorra modificare la Costituzione, però, non l’hanno mai spiegato; mentre il fatto che questa sia proprio la strada rifiutata dalla maggioranza degli italiani è stato clamorosamente dimostrato dai risultati della consultazione popolare. Risultati che vanno riferiti non solo alla riforma in discussione, appunto quella introdotta nel 2005 dal centrodestra, ma anche a quella precedente targata centrosinistra, ossia a quel primo potente colpo di ariete inferto alla Costituzione, che ha reso indispensabile e ha giustificato il successivo.

Perché è stata proprio la riforma del 1997 a innescare il piratesco arrembaggio che, intaccando il mirabile equilibrio politico-istituzionale creato dai Costituenti 60 anni fa, e che ha assicurato agli italiani mezzo secolo di democrazia, indipendenza, libertà e progresso economico e sociale, ha prodotto in esso pericolosissime falle. Le quali - basta pensare all’escalation del contenzioso apertosi tra lo Stato e le Regioni - hanno fornito l’alibi per il secondo arrembaggio, andato poi molto oltre le esigenze di riparare le falle provocate e di ripristinare l’equilibrio preesistente: ha fornito, infatti, l’occasione ad altri interessi, raggruppati ed espressi dalla Lega, di puntare al predominio e al potere indiscusso, indisturbato e sicuro sulla vita politica e soprattutto economica italiana per almeno un’intera era storica nazionale.

Da 15 anni, ossia dalla caduta della prima Repubblica, assistiamo ai continui, tenaci, subdoli tentativi di manomettere la Costituzione, non certo per modernizzarla dal momento che non ve n’è alcun bisogno, né per attuarla in quelle parti in cui, dopo 60 anni, non è stata ancora attuata. E certamente sarebbe stata stravolta, calpestata, umiliata, asservita, se i lungimiranti Costituenti non l’avessero adeguatamente blindata contro tentativi del genere.

Abbiamo assistito a un altro eclatante e pessimo esempio di come intendono le Costituzioni i poteri economici che nella seconda Repubblica hanno preso il sopravvento e che condizionano e manovrano, con i loro grandi giornali ed altro, molti politici: il varo della Costituzione europea. Si sono azzuffati nel segreto delle loro Segreterie per scegliere i costituenti i quali poi, riuniti nella misteriosa ma ben pasciuta Convenzione europea senza l’intervento, la consultazione o l’ascolto di uno solo delle centinaia di milioni di cittadini europei, hanno varato un’inattendibile arca di Noè subitamente e clamorosamente affondata dalla grande massa dei primi cittadini europei interpellati, i francesi e gli olandesi.

Probabilmente contrasti, manovre, sotterfugi analoghi a quelli che vanificarono il lungo lavoro della Commissione bicamerale presieduta dall’on. Massimo D’Alema, incaricata di concordare una riforma o comunque di modificare la Carta costituzionale, impediranno all’attuale maggioranza di azzardarsi, con o senza il soccorso della minoranza, a rimettere le mani in essa; e in proposito c’è da precisare che l’esito favorevole del primo referendum svoltosi a suo tempo sulle modifiche apportate dal centrosinistra dipese dalla mancata sensibilizzazione degli italiani che preferirono andarsene al mare; mentre l’alta partecipazione e il no del referendum del giugno scorso è il frutto di oltre sei mesi di campagna elettorale accanita, accesissima, ininterrotta, che ha richiamato l’attenzione e l’interesse della massa anche su un tema poco spiegato o poco compreso.

Quest’affermazione potrebbe sembrare in aperto contrasto con la mobilitazione, da parte dei grandi giornali primo fra tutti il Corriere della Sera, di esimii, o presunti tali, costituzionalisti; solitamente professori di Diritto costituzionale i quali, avendo vinto una cattedra in qualche Università con i metodi che tutti conoscono, si ritengono i depositari del verbo; considerano ignoranti e incompetenti in materia cittadini, lettori, professionisti, avvocati, magistrati, politici, ossia tutti; si proclamano, come gli antichi mandarini cinesi, unici detentori del sapere; pontificano sulla grande stampa dalla quale, o meglio dai cui ricchi azionisti percepiscono lauti compensi. Il tutto non per diffondere la conoscenza della Costituzione, ma solo per sfoggiare le loro personalissime elucubrazioni teoriche, tentando di attuarle a spese, a rischio e a carico della società e ovviamente a servizio degli interessi di chi li ingaggia.

“Il verdetto degli esperti” era il titolo di uno di questi articoli dedicato a questa casta di mandarini da uno di loro, pubblicato dal Corriere della Sera come “fondo” di prima pagina la vigilia dello scorso referendum. Occorre rileggere a mente fresca certi interventi per misurare meglio le banalità di certe considerazioni e l’arrogante sottovalutazione delle capacità mentali dei cittadini. Il giudizio sul contenuto della riforma in discussione, c’era scritto, “non può venire da chi di Costituzioni non se ne intende. Può soltanto provenire ed essere orientato da chi se ne intende. Mi pare terribilmente ovvio”.

Riferite alcune statistiche sulle posizioni favorevoli al no di professori di Diritto costituzionale, pubblico e amministrativo e altro, l’esimio costituzionalista concludeva: “Da questi numeri ricavo che un Paese serio dovrebbe ascoltare i propri esperti. Se gli esperti dicono No, dovrebbero votare No. Il guaio è che la voce dei costituzionalisti è stata oscurata o quanto meno del tutto emarginata dalla televisione”.

Non guardo mai la tv, eppure ero e resto per il no; ma no anche alle proposte già avanzate, bocciate, e riavanzate da questi insigni costituzionalisti. E anche io pretenderei di essere ascoltato in quanto espertissimo nel leggere, capire e spiegare quello che si nasconde dietro e tra le righe degli articoli di fondo. Anche di quelli scritti dai costituzionalisti. Mi pare paradossalmente ovvio.

(V. C.)

Tags: referendum Corsera story Victor Ciuffa Corriere della Sera Corrierista anno 2006

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