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Le professioni per l’italia: VIA DALLA POLITICA I CORROTTI E I DISONESTI

Anna Maria Ciuffa e Maurizio De Tilla, fondatori di «Le Professioni per l’Italia»

Parole mirabili quelle pronunciate dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano nel libro «La via maestra. Conversazione con Federico Rampini». La politica va interpretata come responsabilità alla quale non ci si può sottrarre. E, nello stesso tempo, va affrontato con determinazione il fenomeno del grave impoverimento culturale dei partiti politici e quindi della loro funzione formativa. Un grido di allarme, quello di Napolitano, che dovrebbe essere subito raccolto dai partiti. È un dato fortemente culturale sostituire il bene comune all’interesse personale. Cultura è sedimentazione di alti valori etici e di comportamenti che si allineano ai principi fondamentali che dovrebbero ispirare una rinnovata e corretta attività politica. Come esistono degli oratori balbuzienti, degli umoristi tristi, dei parrucchieri calvi, potrebbero esistere anche dei bravissimi politici onesti.
È una frase di Dario Fo che introduce un libro-intervista di Giuseppina Manin al Premio Nobel dal titolo «Un clown vi seppellirà». Le risposte date da Dario Fo devono far meditare sulla situazione pubblica attuale in cui si scorge un mondo capovolto e confuso, dal quale non riusciamo a venir fuori. «Grande confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente». Sono parole del fu presidente cinese Mao Tse Tung. La confusione ha, infatti, effetti positivi per chi detiene il potere e non vuole mollarlo. In questi anni ci si è assuefatti a tutto: scandali, vergogna, pubbliche ostentazioni di ruberie e corruzioni. Senza reagire per un tempo prolungato. Molti reagiscono non andando a votare - l’astensionismo ha toccato il 50 per cento - o votando «contro» in segno di protesta. Di qui il radicamento di chi incarna l’antipolitica ma anche la denuncia del degrado morale di quella parte ristretta del Paese che detiene il potere: corruzione pubblica, finanziamenti ai partiti con arricchimenti personali, clientelismo e familismo.
Stanno venendo in evidenza ulteriori numerosi casi di corruzione in campo locale. Sul Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia ha attribuito ad alcuni fattori il progressivo scadimento delle qualità delle élites politiche locali. Anzitutto la disintegrazione degli apparati centrali dei partiti e il venir meno di ogni loro reale funzione di indirizzo e di controllo: sicché quel che resta dei partiti è ormai solo una serie di autonomi potentati locali. Si deve aggiungere che il potere centrale viene spesso alimentato dai misfatti locali che ne sostengono anche economicamente le strutture e le organizzazioni oligarchiche. Galli della Loggia ha descritto, tra le ragioni negative, la sempre maggiore diserzione dalla gestione pubblica di personalità indipendenti non dedite a costruirsi proprie fortune con la politica. Su quest’ultimo punto manca, nell’analisi di Galli della Loggia, il rilievo che l’allontanamento di personalità serie, integre e preparate deriva proprio dal fatto che la politica è così marcia che si sporcherebbero le mani, magari senza fare nulla di illecito, solo con la frequentazione di noti filibustieri che hanno fatto della politica uno strumento per il proprio potere e arricchimento personale.
Recenti episodi di corruzione hanno colpito partiti della sinistra, ovvero ex presidenti regionali. Ciò comprova che il fenomeno corruttivo è bipartisan e che il primo male della politica è l’assenza di integrità morale. Non possono assumersi responsabilità pubbliche e favorire parenti negli appalti o riscuotere somme per favori erogati. Della corruzione pubblica si parla poco se non nel senso di combatterla con nuove leggi e con nuove sanzioni che non vengono poi applicate. I dirigenti politici dovrebbero interessarsi molto di più delle identità morali dei propri rappresentanti. Il che non fanno sistematicamente, preoccupandosi solo dei voti e del consenso elettorale. Così aumentano sempre più l’indignazione dei cittadini e l’antipolitica.
Continuano gli scandali e le appropriazioni di denaro pubblico negli enti regionali nonostante l’inasprimento delle azioni giudiziarie e le «grida manzoniane» delle leggi penali. Uno degli ultimi scandali ha toccato la Regione Emilia Romagna. Non solo piccole ruberie ma anche sprechi, mondanità, comportamenti illeciti, assunzioni di parenti, esagerati rimborsi chilometrici. In una successione già nota e diffusa in altre Regioni.
Ma come si può arginare il fenomeno? Appare necessaria una seria iniziativa di prevenzione che preveda l’esclusione per sempre dalle cariche politiche di coloro che hanno compiuto atti scorretti in relazione alla gestione pubblica. Ha solo in parte ragione Guido Crainz quando così scrive su Repubblica: «Tessere comprate e vendute, congressi falsati, risse: il degrado cui è giunta la vicenda del PD, arrivato al punto di sospendere il tesseramento, rischia di affossare la speranza di una buona politica. Attraversa e devasta l’unico partito che ancora si richiama a una tradizione di democrazia organizzata». Crainz non si è accorto che da lungo tempo la democrazia non entra nei partiti, compreso il Partito democratico? E se si imbroglia nei partiti sulle tessere, il che si è spesso fatto, si ruberà certamente nella gestione dell’Amministrazione pubblica. Il problema non è di poco conto.
Le persone oneste fuggono dai partiti e comunque, se sono chiamate a partecipare, rimangono quasi sempre perdenti. Libere Professioni per l’Italia esprime consenso sulla proposta di costituire un organismo ad hoc, l’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac), con compiti di lotta al fenomeno degenerativo, basato su un organo collegiale composto da un presidente e da quattro membri scelti tra esperti di elevata professionalità.   

Tags: Febbraio 2014

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