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LA DIFESA, I MEDIA E LA PUBBLICA INFORMAZIONE

In collaborazione con lo Stato Maggiore della Difesa

del generale di brigata MASSIMO FOGARI capo ufficio Pubblica Informazione SMD

La comunicazione è una delle attività che caratterizzano le società contemporanee nel cosiddetto «villaggio globale». Oggi, per un’organizzazione complessa come quella militare, che certamente persegue obiettivi di efficacia ed efficienza ma che si basa su valori fondanti permeati di un fortissimo contenuto etico, sono oltremodo necessari il consenso e la legittimazione funzionale procurati da una comunicazione mirata. Siamo nella stagione del colloquio e delle relazioni, anche dirette, con i cittadini.
Si tratta di una regola generale per tutta l’amministrazione pubblica, ma che vale ancora di più per la Difesa, settore difficile e delicato da comunicare perché condizionato da fattori che ne complicano il modo di diffusione delle notizie. Difficile, perché tutte le questioni militari appaiono prestarsi, a una prima superficiale lettura, a facili generalizzazioni e a macroscopiche contrapposizioni; delicato, perché i temi che si affrontano hanno inevitabilmente a che fare con la guerra, cioè con questioni ove si intrecciano la vita e la morte, il diritto sul ricorso alla forza, la condanna della violenza, le emozioni che sempre si accompagnano a questioni quali la guerra e la pace.
È per queste peculiarità che l’informazione «degli affari militari» va vista in una prospettiva istituzionale in cui tutti gli attori sono chiamati, in piena libertà di idee e di atteggiamenti, a comprendere, prima di tutto, cosa sta accadendo, secondo quali regole e quali meccanismi. La Difesa oggi fa ogni sforzo per favorire gli operatori dei media, la loro presenza nelle zone di operazione, la loro comprensione dei fatti. A tal fine il ministero si è dato una struttura che si articola in vari livelli.
Al vertice c’è il livello politico, rappresentato dal «servizio di Pubblica Informazione» del ministero della Difesa, che svolge una funzione di raccordo nei confronti dei livelli successivi definendo le linee della politica generale di Pubblica Informazione. In modo particolare, fornisce costanti riferimenti sull’attività del vertice politico della Difesa attraverso comunicati, colloqui diretti con i giornalisti, organizzazione di conferenze stampa.
Dal servizio discende il livello strategico, costituito presso lo Stato Maggiore della Difesa, cui spetta la gestione della pubblica informazione nel suo complesso e, in particolare, per le operazioni internazionali. L’ufficio di Pubblica Informazione è inserito nello staff del vertice militare, cioè del capo di Stato Maggiore della Difesa, ed ha il compito di gestire le attività mediatiche approvate dal vertice politico-militare, nonché quello di definire le «direttive operative» in materia di pubblica informazione.
Alle dipendenze funzionali dello Stato Maggiore della Difesa vi è il livello operativo, costituito dalle cellule PI dei reparti e dei contingenti in teatro, cui spetta la gestione «spiccia» dell’informazione. La cellula PI è retta da un ufficiale con competenze nel settore dell’informazione, ed ha variegati compiti rivolti sia verso l’organizzazione PI nazionale - cioè informare i comandi nazionali - sia verso l’esterno, dovendosi occupare di un’assistenza ad ampio spettro a favore dei giornalisti, fornendo loro informazioni, indicazioni, immagini nonché supporto logistico per diretti contatti con i nostri reparti.
In sintesi, la Difesa è impegnata a dare ogni supporto a chi opera nel campo dell’informazione al fine di superare la complessità della materia nonché le difficoltà logistiche che quasi sempre si incontrano nei teatri operativi. Il criterio è quello di evitare la prevalenza degli aspetti emotivi su quelli conoscitivo-analitici, per disciplinare l’esubero di informazioni ed evitare l’innesco di possibili fenomeni di rifiuto o di lettura superficiale dei fatti. Un tale contesto non può prescindere dal rapporto militare-operatore mediatico.
Il militare non deve essere lontano e ieratico rispetto al giornalista; deve piuttosto essere attivo e propositivo, accompagnandolo quotidianamente senza pretendere attenzione quando si sa che è difficile ottenerla. Inoltre deve fornire la massima disponibilità anche di fronte a eventi che dal punto di vista dell’istituzione possono apparire di minore importanza, ma che proprio l’operatore dei media giudica, all’opposto, di significativo interesse.
Soprattutto quando vi sono circostanze particolarmente sensibili, l’operatore dei media deve capire che una missione è fatta di uomini, di logistica, di sistemi d’arma, di regole, di comandi e reparti o unità che eseguono quanto programmato. Bisogna, cioè, che prenda conoscenza di questa complessa organizzazione che sono le Forze Armate, capirne le finalità e il «modus operandi» soprattutto nelle condizioni operative. Insomma, serve una visione «olistica» della Difesa, non episodica e precostituita.
A tal fine lo Stato Maggiore della Difesa, in concorso con varie organizzazioni (Ordine dei Giornalisti, Federazione Nazionale della Stampa, Institute for Global Studies, per citarne alcune), organizza corsi che hanno lo scopo di mettere i frequentatori nelle condizioni migliori per operare in ambiente militare, specie quello delle operazioni all’estero. Noi forniamo i nostri strumenti e diamo il nostro supporto. Il diritto inalienabile della libertà di stampa è rispettato con l’auspicio che venga tenuta nella debita considerazione la riservatezza necessaria allo svolgimento di operazioni militari, limitata a quelle particolari informazioni che non devono essere divulgate per la sicurezza dei nostri reparti e degli stessi operatori mediatici che seguono da vicino le operazioni.
Chi segue da vicino le vicende delle Forze Armate sa che questo vincolo mai diventa censura. Un ufficiale PI sa di dover dire sempre la verità; ma quella che per ragioni di sicurezza è possibile fornire. Solo qualche decennio fa pochi avrebbero creduto che all’inizio del XXI secolo le Forze Armate arrivassero ad avviare una vera e propria politica comunicativa effettuando il salto da «informazione» a «comunicazione». Gli addetti periferici alle relazioni esterne sono oggi in grado di raggiungere pubblici differenziati e di godere di una posizione di privilegio per intessere rapporti con il mondo accademico, con opinion leaders, mass media nazionali, regionali e provinciali. Grazie al modello organizzativo per la comunicazione e all’esperienza acquisita, la Difesa è oggi in grado di analizzare e valutare l’informazione collaborando con i mass media nell’assolvimento del loro compito: fornire ai cittadini tutte le notizie che riguardano una delle istituzioni più importanti dello Stato. Quella chiamata a salvaguardarne l’integrità: l’istituzione militare.

Tags: relazioni istituzionali Ministero della Difesa forze armate FIEG - Federazione italiana editori giornali giornalisti Difesa capo di stato maggiore Ottobre 2010 SMD - Stato Maggiore della Difesa

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