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LA SFIDA: LE FORZE ARMATE COME TERZO ANELLO DEL PROCESSO EVOLUTIVO DEL CITTADINO

In collaborazione con lo Stato Maggiore della Difesa

del tenente colonnello FILIPPO PLINI - Ministero della Difesa - UG

 

Il bello della sintesi è proprio la contrazione di pensieri elaborati in concrete e brevi considerazioni, quasi fosse il semplice risultato di un’equazione di primo grado. Ma dietro il semplice valore x=1 vi sono ragionamenti. E allora, evitando lo svolgimento completo del sistema, evidenziando solo i passaggi principali, si proverà a mostrare il fondamentale ruolo per il Paese delle Forze Armate, non solo dimostrato nei fatti concreti ma anche nella qualità di portatrici di un bagaglio di tradizioni e di valori che hanno caratterizzato l’Italia e le istituzioni per decenni.

Alla fine degli anni 90, quando ancora la leva obbligatoria costituiva nell’immaginazione collettiva uno spauracchio da evitare, analizzando alcuni dati statistici e sondaggi di opinione risultò evidente un particolare anacronismo: mentre da un lato questi ultimi dimostravano una palese disaffezione dei giovani, e non solo, verso le istituzioni militari e le Forze Armate in genere, dall’altro si registrava un costante aumento di domande degli stessi presso le varie accademie militari e scuole sottufficiali. E non si trattava di ragazzi di basso profilo culturale, ma di diplomati e laureati.

In un contesto, quello di 15 anni or sono, ove la disoccupazione era oltre il 12 per cento e per la maggior parte costituita dalle nuove generazioni, ove «mani pulite» e altri scandali facevano crollare la fiducia nella politica, i giovani chiedevano a questa e alle istituzioni prima di tutto valori. E tra questi spiccava l’onestà, seguita dalla responsabilità e dalla laboriosità. Questi stessi ragazzi erano anche quelli che riversavano la loro fiducia, contrariamente ai sondaggi di opinione, nelle Forze Armate: il rapporto tra domande e posti disponibili nel triennio ‘93-’95 si era più che raddoppiato.

L’analisi compiuta dal sottoscritto portava alla conclusione che, benché considerata dura, restrittiva e lontana dalla popolazione, la vita militare, invece, svolgeva un fondamentale ruolo formativo. Le Forze Armate possono considerarsi come depositarie dei più profondi valori sociali, umanitari e culturali. Hanno costituito per anni, e costituiscono, il luogo ove riconoscere il senso intrinseco di unità, di difesa dei valori e dei diritti, di abnegazione per il prossimo.

Ebbene, questi valori sono sempre stati riconosciuti dai giovani alle Forze Armate, in una sorta, però, di rapporto di amore e di odio, per via della mancanza di comunicazione sia interna che esterna. Quando si partiva per fare il militare si apriva in effetti un anno di apnea civile. Un distacco sociale reale. Riportando ad oggi la situazione, alcune condizioni di contorno sono fortemente mutate ma i fondamenti delle Forze Armate sono rimasti invariati. Anzi, semmai più diffusi e migliorati.

I cambiamenti avvenuti nel sistema internazionale e nella società italiana nell’ultimo decennio hanno profondamente influito sulle Forze Armate italiane, che hanno dovuto rivedere, trasformare e adattare alcuni moduli organizzativi della loro struttura. Questo processo di cambiamento, essenziale per l’integrazione nella società, è avvenuto per gradi, attraverso l’abolizione della leva obbligatoria, la professionalizzazione delle Forze Armate e l’ingresso delle donne nei corpi militari dello Stato.

Due sono a mio avviso i pilastri su cui si regge la società, la famiglia e la scuola, luoghi privilegiati per la formazione del cittadino. È indubbio, che nella terza fase dell’inserimento di questo nella società, dopo famiglia e scuola i giovani debbano trovare la struttura lavorativa (pubblica o privata) in grado di garantire i diritti e in grado di imporre i doveri. Le Forze Armate si pongono come terzo anello del processo formativo ed evolutivo del cittadino. E nonostante i progressi compiuti nel comunicare verso l’esterno, buona parte dell’opinione pubblica italiana, anche di quella ben informata, sembra ancora ignorare ciò che le nostre Forze Armate sono e fanno. E questo sia sul piano nazionale, dove i militari svolgono attività molto rilevanti e assai eterogenee, sia durante le missioni multinazionali cui prendono parte, nel corso delle quali l’ampia risonanza data ad attività umanitarie, di soccorso alle popolazioni locali e le attività di cooperazione civile-militare hanno creato simpatie e apprezzamenti da parte del pubblico.

Si pensi, in particolare, ad alcune fondamentali attività di rilevanza sociale e culturale che i nostri militari sanno svolgere non meno bene di quelle più tipicamente marziali: ad esempio quelle svolte dall’Esercito in concorso con altre autorità nell’ambito della cooperazione civile-militare, o quelle di competenza della Marina nel settore della vigilanza sulla pesca, del concorso al controllo dell’immigrazione e dell’inquinamento ambientale, del soccorso sanitario tramite telemedicina alle popolazioni colpite da calamità naturali.

Molto si è fatto per avvicinare le Forze Armate alla gente anche se il dato sociale è un effetto «collaterale», come le numerose collaborazioni formative con le università e i progetti congiunti tra Difesa e atenei per incentivare la ricerca italiana. Per non parlare delle innovative forme di reciproco scambio avviate da tempo con le organizzazioni locali in tutto il territorio, riguardanti la disponibilità per attività sociali, culturali e amministrative, di parte del patrimonio immobiliare della Difesa.

La sfida avviata con il nuovo modello di Difesa si è fatta sempre più ambiziosa e ha visto le Forze Armate costantemente tese all’integrazione nella società. L’evidenza comincia a concretizzarsi tanto che, dati alla mano, i giovani oggi non dichiarano più di essere «costretti» a scegliere le Forze Armate per carenza di posti di lavoro, come traspariva 15 anni fa, ma molto spesso sono orgogliosi e fieri di appartenervi e di servire la Patria in tutte le forme. E così l’enorme quantità di domande di ammissione al servizio militare tende ad aumentare. Ma adesso le motivazioni sono profonde e sentite. I ragazzi continuano a cercare, sì, solidità e sicurezza ma anche, e soprattutto, valori.

Tags: Ministero della Difesa forze armate Difesa Settembre 2010 SMD - Stato Maggiore della Difesa

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