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TELECOMUNICAZIONI. CHI SONO E COSA FANNO I CORECOM

Alessandro Luciano

di Alessandro Luciano, commissario dell’Autorità Garante

Con l’approvazione, nello scorso novembre, da parte dell’Autorità garante delle comunicazioni dello schema tipo di convenzione-quadro con i Corecom - comitati regionali delle comunicazioni -, si è chiusa una piccola rivoluzione che credo non mancherà di sortire effetti benefici per l’intero Paese, almeno sotto due aspetti principali: sviluppo di un modello di federalismo senza rivalità e maggiore vicinanza dei centri di garanzia alla collettività. Infatti, con la conclusione dell’iter necessario per la delega di alcune materie da parte dell’Authority garante centrale ai Corecom, si chiude la fase di consolidamento di queste piccole authority locali. Questo percorso si è snodato dapprima con la firma di un’intesa politica tra l’Authority garante e le Regioni, poi con l’attività di tre tavoli tecnici per approfondire i principali problemi della materia. A dimostrazione del peso attribuito in partenza alle deleghe, il Consiglio dell’Autorità garante delle comunicazioni ha incaricato me, Alessandro Luciano, di presiedere il tavolo incaricato di occuparsi delle risorse finanziarie, e altri due consiglieri di seguire quelli incaricati di studiare le materie delegabili e le procedure amministrative. Già nel 1997 la legge istitutiva dell’Authority garante - unica nel mondo delle Autorità -, a dire il vero prendendo spunto dalle precedenti leggi del settore televisivo ma con la sostanziale innovazione della convergenza tra i settori della tv e delle telecomunicazioni, ha infatti istituito in ogni regione delle mini-Authority, ossia organi non solo regionali ma collegati funzionalmente all’autorità garante, destinati a decentrare il sistema delle garanzie. In tale ottica i comitati sono titolari di tre ordini di funzioni: funzioni proprie in virtù delle leggi nazionali e regionali; funzioni delegate dalle Regioni; funzioni delegate dall’autorità garante. A quest’ultima, in accordo con la conferenza Stato-Regioni, è spettato dettare le condizioni minime di indipendenza e tecnicismo che fanno dei Corecom delle istituzioni a immagine e somiglianza dell’Authority nazionale. Il processo di delega di alcune materie che potessero essere svolte più efficacemente in periferia, vicino alla collettività, è cominciato subito dopo l’istituzione dell’Autorità garante, la quale ha sempre creduto in questa sana forma di federalismo collaborativo in cui essa potesse svolgere il ruolo di trait d’union tra l’Europa e le Regioni italiane. È stato però necessario attendere l’istituzione - di competenza regionale in osservanza dei suddetti criteri generali fissati dall’Authority stessa -, di un numero consistente di comitati regionali delle comunicazioni per cominciare ad operare evitando di creare un sistema di garanzie a pelle di leopardo nel territorio. Problemi politici, derivati soprattutto dall’acuirsi delle rivalità tra Stato e Regioni dopo la modifica del titolo V della Costituzione, hanno rallentato la costituzione di alcuni Corecom. Alcune Regioni, infatti, ritenevano di poter esercitare direttamente le funzioni in materia di comunicazione senza l’ingerenza dell’autorità garante. Un paziente lavoro diplomatico ha convinto le Regioni più restie che obiettivo primario dell’Autorità garante nelle comunicazioni non è la contrapposizione istituzionale bensì la collaborazione e lo sviluppo armonico del settore. In altri termini, abbiamo disegnato un rapporto “fratello maggiore-fratello minore” in cui abbiamo offerto sul piatto la nostra esperienza anche internazionale sul settore; la nostra indipendenza dallo Stato-apparato ha facilitato questo avvicinamento. Oggi esistono 17 Corecom operativi in altrettante Regioni; in quelle restanti è in iter il procedimento di istituzione, al quale la prospettiva delle deleghe ha impresso un’accelerazione. Il lavoro, conclusosi lo scorso 12 novembre, prevede l’immediata delega, sperimentale per il primo semestre, delle materie di tutela dei minori; sondaggi; antitrust nel campo dell’editoria; tutela del diritto di rettifica e conciliazione delle controversie tra utenti e operatori di telecomunicazioni. In seguito all’esito positivo di questa sperimentazione, sarà attribuita ai comitati regionali anche la vigilanza sui diritti di interconnessione tra le reti e sulla conformità dei servizi nonché sulle modalità della distribuzione degli stessi. Per il momento l’attribuzione di altre due deleghe più onerose e complesse - precisamente la tenuta del ROC, registro degli operatori di comunicazione, e il controllo delle trasmissioni televisive - sono state posposte alla definizione di ulteriori studi di fattibilità in corso. “Condicio sine qua non” per l’attribuzione delle deleghe sono stati da un lato un check sull’idoneità delle strutture a disposizione dei Corecom per le quali hanno garantito gli organi regionali competenti, dall’altro il reperimento di fondi ad hoc nel bilancio dell’autorità garante sulla quale grave, in prima persona, questo esperimento di democrazia diffuso. L’autorità garante ha il dovere di fornire tutto il sostegno possibile ai comitati regionali delle comunicazioni: tra l’altro, ci siamo attivati con il ministero della Funzione pubblica al fine di avviare corsi di formazione per i funzionari regionali. Che cosa si aspetta adesso l’autorità garante nelle comunicazioni dai comitati regionali? Innanzitutto democrazia e partecipazione locale sulla base di un contatto più vicino alle comunità locali e un ruolo di ausilio e di consulenza indipendentemente dalle scelte politiche delle Regioni. Ma soprattutto che questi organi diventino una specie di sportelli a disposizione dell’imprenditoria locale e delle esigenze di garanzia che emergono nel territorio, nel quale operano migliaia di emittenti televisive e radiofoniche locali, oltre a centinaia di operatori di telecomunicazioni. In questa chiave tali istituzioni devono sfuggire alle tentazioni burocratiche e instaurare un vero rapporto di servizio con la collettività, fornendo gli strumenti per uno sviluppo non solo democratico ma anche economico che non perda per strada le garanzie fondamentali: diritti degli utenti e sana competizione. Credo che il loro compito sia quello di facilitare sinergie tra i settori pubblico e privato, con il coinvolgimento delle istituzioni di ricerca locali. Poiché siamo in tempo di Finanziaria, rivolgo un appello al Governo invitandolo a destinare ulteriori risorse all’autorità garante affinché questa possa rendere più incisiva l’attività locale dei comitati regionali delle comunicazioni, soprattutto in relazione alle nuove funzioni attribuite ad essa e conseguentemente ai Corecom, dal nuovo testo unico delle comunicazioni e dal progetto in itinere di riforma della normativa sulla televisione. Sono conscio che il federalismo ha i propri costi, ma se realizzato bene compensa la collettività con vantaggi superiori.

Tags: comunicazione televisione editori AGCOM - Autorità per le garanzie nelle comunicazioni anno 2004

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