Il nostro sito usa i cookie per poterti offrire una migliore esperienza di navigazione. I cookie che usiamo ci permettono di conteggiare le visite in modo anonimo e non ci permettono in alcun modo di identificarti direttamente. Clicca su OK per chiudere questa informativa, oppure approfondisci cliccando su "Cookie policy completa".

  • Home
  • Speciali
  • *Speciale Droni* Vitrociset: lo sviluppo delle tecnologie per i droni è un'opportunità per l’Italia

*Speciale Droni* Vitrociset: lo sviluppo delle tecnologie per i droni è un'opportunità per l’Italia

Walter Matta, direttore R&S della Vitrociset

Lo «sciame di droni» è un filone di ricerca dell’azienda legato a droni di dimensioni e peso ridotti utili al rilevamento e alla comprensione di eventi che evolvono in modo rapido e imprevedibile, tipici degli scenari civili e militari: gestione delle emergenze e recupero dai disastri, operazioni di supporto alla pace, assistenza umanitaria, ecc.

Altamente tecnologica, orientata all’innovazione, con proiezione internazionale. Questo è il profilo di Vitrociset, azienda high-tech italiana di alto rilievo nella realizzazione, integrazione e gestione di sistemi elettronici e informatici nei settori della Difesa, Sicurezza, Spazio, Trasporto e Smart Cities, per amministrazioni pubbliche, agenzie governative, organizzazioni internazionali, e grandi gruppi privati nazionali ed esteri. 

«In un contesto già avviato di focalizzazione dell’azienda su prodotti innovativi e in uno scenario di concorrenza sempre più agguerrita, avevamo necessità di intraprendere nuovi investimenti in ricerca industriale e sviluppo tecnologico per conquistare nuovi mercati di nicchia e con potenziali ricadute duali. Tra questi ce n’è uno in particolare, lo sciame di droni, che considero il fiore all’occhiello del nostro centro di R&S», afferma l’ingegnere Walter Matta, direttore della R&S di Vitrociset.

Lo «sciame di droni» è un filone di ricerca dell’azienda che si lega alla tematica, emergente a livello internazionale, dei droni di dimensioni e peso ridotti per il rilevamento e la comprensione di eventi che evolvono in modo rapido e imprevedibile, tipici degli scenari civili e militari: gestione delle emergenze e recupero dai disastri, operazioni di supporto alla pace, assistenza umanitaria, ecc. Nei suddetti scenari, l’obiettivo è dimostrare come un sistema di piattaforme aeree, organizzate in sciami e governati da un sistema di intelligenza distribuita, sia in grado di contribuire alla gestione di situazioni di pericolo e di emergenza nelle quali è essenziale, al fine di raggiungere lo scopo finale, avere un forte coordinamento tra gli attori coinvolti sul campo. 

I droni dello sciame sono strutturalmente semplici (a livello di dotazione sensoristica) ed economici per far sì che la perdita di uno o più di essi abbia un impatto trascurabile o comunque minimo sia in termini operativi che economici. Ciascun drone dello sciame è equipaggiato con un tipo di sensore differente-ottico, infrarosso, acustico, ecc.-, che acquisisce i dati dall’ambiente circostante e li condivide con un sistema comune di fusione delle informazioni ricevute dagli altri sensori. Il sistema è riconfigurabile dinamicamente e altamente scalabile in termini di capacità operative. Attraverso una stazione di controllo a terra, il pilota dello sciame è in grado di avere una chiara rappresentazione della situazione operativa, che gli permette di definire gli obiettivi, le priorità, le regole e gli schemi strategici dello sciame in rapporto alla situazione che è chiamato a gestire. Attraverso un sistema di supporto alle decisioni, i dati provenienti dai droni vengono processati in modo tale da suggerire all’operatore le migliori strategie da adottare nell’ambito delle operazioni in corso.

«Un tipico scenario operativo militare è quello in cui il pilota presso la stazione di controllo a terra dispiega lo sciame per investigare circa la possibilità che un mezzo minaccioso, non meglio identificato, si stia dirigendo verso un check point. Grazie al drone dotato di sensore infrarosso, il sistema riconosce che la firma termica del mezzo (target) è assimilabile a quella di un mezzo armato, quindi invia questa informazione agli altri droni dello sciame, unita alla posizione del target. Il drone dotato di sensore acustico si porta sul target e il sistema riconosce che la firma acustica è assimilabile a quella di un mezzo armato e quindi valida la prima ipotesi. Infine, il drone dotato di camera elettro-ottica si porta sul target e riconosce che l’immagine del target è riconducibile al mezzo armato e quindi il sistema valida definitivamente le prime due ipotesi. Quindi il sistema riconosce che un mezzo armato si sta dirigendo minaccioso verso un check point», spiega Matta.

Il sistema di comando e controllo dello sciame è inoltre pensato per adattarsi in modalità automatica («plug & play») alle diverse piattaforme aeree, conformi agli standard NATO, che compongono lo sciame. Costituisce un altro elemento innovativo la possibilità di generare la realtà aumentata, ovvero di integrare i dati reali provenienti dai diversi sensori dello sciame con dati sintetici utili per una ricostruzione virtuale 3D dello scenario, e di rappresentarla su dispositivi mobili standard come tablet e smartphone, nonché dispositivi indossabili di seconda generazione (occhiali intelligenti e head display).

«Vitrociset sta anche allestendo un proprio centro di test, certificazione e training di operatori (piloti) di droni, in configurazione singola o in sciami, attraverso l’adeguamento strumentale dell’aviosuperficie presso il suo stabilimento sardo di Capo San Lorenzo, adiacente al Poligono Interforze di Salto di Quirra (PISQ)», aggiunge Matta.L’aviosuperficie, collegata agli spazi aerei dedicati al PISQ per assicurare la completa sicurezza delle operazioni, è dotata di appositi sensori (in configurazione mobile) per il rilevamento in volo dei droni. I sensori, principalmente di tipo elettro-ottico e telemetrico, sono gestiti in tempo reale da una sala operativa di test che opera in massima sinergia con le stazione di controllo a terra dei droni. La sala operativa effettua anche l’analisi e la valutazione a posteriori del test o del training, riproducendo in modalità visiva i dati acquisiti attraverso una modellizzazione virtuale.

Un punto di forza dell’aviosuperficie è proprio la vicinanza al PISQ, che grazie alla sua strumentazione avanzata per il rilevamento delle traiettorie di velivoli di qualsiasi dimensione e forma può essere facilmente utilizzato per estendere ulteriormente lo strumento di test e training fino al livello più «evoluto», in coordinamento con le autorità militari del poligono stesso.

«Vitrociset ha nel dna la capacità di progettare, realizzare e gestire tecnicamente e operativamente poligoni e ‘test range’ per la sperimentazione e il training evoluto di velivoli pilotati, droni e sistemi d’arma molto sofisticati in scenari reali. Il PISQ e il Poligono di Karapinar in Turchia sono esempi chiave in tal senso», afferma Matta.

Lo scorso aprile Vitrociset ha promosso, presso la cabina di regia per l’automazione del settore aerospaziale istituita dalla Presidenza del Consiglio, un progetto per lo sviluppo di una capacità di sperimentazione, certificazione e training di droni di valenza europea. Partendo dal modello americano dell’ICATS (International Consortium for Aeronautical Test Range), nato come network dei centri di test aeronautici che coadiuvano l’industria nella certificazione di droni per l’uso in spazi aerei aperti (non segregati), Vitrociset ha proposto la «messa a sistema», sfruttando complementarietà e sinergie, delle infrastrutture di sperimentazione italiane (in primis il PISQ e l’aeroporto di Grottaglie) e degli spazi e corridoi aerei necessari, per offrire servizi di test, certificazione e training, dal livello «basico» a quello «evoluto», di droni di qualunque tipologia. Il corridoio aereo (via mare) già esistente tra la Puglia e la Sardegna consente di effettuare i test per l’integrazione dei droni nel traffico aereo civile.

«È possibile creare dei servizi di assoluta priorità per l’Europa, basti pensare alla sorveglianza del Mediterraneo attraverso i droni, per evitare le frequenti tragedie legate ai flussi di immigrazione clandestina», aggiunge Matta. Il collegamento con corridoi segregati, già operativi o in via di definizione da parte dell’Enac, permetterà di avere a disposizione una rete di percorsi che allargheranno la rete di potenziali «test range» dei droni disponibili in tutta Italia. Un ulteriore sviluppo potrà essere assicurato attraverso l’ampliamento progressivo delle aree iniziali di prova con altre aree del Mar Ionio, comprese tra Calabria e Sicilia, e quindi di altre nazioni quali Grecia, Malta e Tunisia.

Il discorso potrà essere esteso anche al Mediterraneo occidentale, ampliando le aree di prova soprattutto a mare, interessando Francia e Spagna. In particolare, la definizione di appositi corridoi di collegamento tra la Sardegna (PISQ, Decimomannu, Fenosu e Tortolì) e gli altri test range dell’ICATS in Spagna e Francia favorirebbe l’applicazione del principio europeo di «pooling & sharing» di capacità di sperimentazione, certificazione e addestramento di droni in Europa.

«Per infrastrutture, spazi e corridoi aerei disponibili, e per la sua posizione strategica nel Mediterraneo, il nostro Paese rappresenta il luogo ideale per la sperimentazione, certificazione e training di droni, unico in Europa e nel Mediterraneo. Se ben capitalizzata, questa capacità può rappresentare per l’Italia un volano di sviluppo tecnologico, industriale ed economico. Le premesse ci sono tutte», conclude Matta.

Tags: Luglio Agosto 2015 tecnologia innovazione Giosetta Ciuffa infrastrutture ricerca italia smart city droni Puglia aerospazio Sardegna Vitrociset enac aerospaziale

© 2017 Ciuffa Editore - Via Rasella 139, 00187 - Roma. Direttore responsabile: Romina Ciuffa