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SPECIALE FORUM PA 2013. antonio naddeo: legge anticorruzione, è pronto il piano per combatterla

Antonio Naddeo, Capo del Dipartimento della Funzione Pubblica

Domanda. Durante l’anno e mezzo di vita del Governo «tecnico» quali provvedimenti sono stati adottati per la formazione dei dirigenti e per la lotta contro la corruzione?
Risposta. Con il ministro Filippo Patroni Griffi l’azione del Ministero della Pubblica Amministrazione è stata principalmente rivolta all’esame del disegno di legge anticorruzione che, approvato alla fine del 2012 al termine di un iter piuttosto lungo, ha rappresentato un traguardo rilevante per la lotta alla corruzione nella Pubblica Amministrazione. La legge prevede strumenti preventivi di lotta tra i quali, fondamentale, la trasparenza. Sin da quando era ministro Renato Brunetta, il Dipartimento della Funzione Pubblica ha fatto di questa una delle principali azioni nei confronti delle Amministrazioni e molti sono stati gli interventi legislativi che le hanno obbligate a pubblicare tanti dati: le retribuzioni, il curriculum dei dirigenti e, secondo quanto più recentemente  previsto dalla legge anticorruzione, tutta l’attività di Ministeri, Enti pubblici, Asl. Tutti gli atti devono essere resi pubblici; prima avveniva attraverso vari strumenti come la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ora attraverso internet. In sostanza, l’Amministrazione è trasparente verso i cittadini sotto ogni punto di vista, chiunque può controllarne l’attività.
D. Quali adempimenti specifici sono ora previsti contro la corruzione?
R. Tutte le Amministrazioni devono nominare un responsabile interno di prevenzione della corruzione, con il compito di proporre il relativo programma triennale che deve essere adottato dall'organo di indirizzo politico e che contiene tutte le misure che l'Amministrazione deve adottare. In questo il Dipartimento della Funzione Pubblica svolge un ruolo importante perché deve elaborare il Piano nazionale anticorruzione diretto a fornire le linee guida alle Amministrazioni. Il Piano doveva essere approvato entro il 31 marzo scorso, ma il termine è scaduto proprio nel momento del cambiamento del Governo; comunque per noi è pronto. Dopo la predisposizione, dovrà essere valutato e approvato dalla Civit, la Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle Amministrazioni Pubbliche, quindi diventerà operativo. La Civit è stata designata come Autorità nazionale anticorruzione, quindi il disegno della nuova legge anticorruzione è abbastanza completo. Un’altra riforma attuata riguarda la Scuola di formazione dei dirigenti e l’accesso della dirigenza alla Pubblica Amministrazione.
D. In che cosa consiste questa ulteriore riforma?
R. Si è cercato di accentrare in un unico ente, in questo caso la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, la formazione, anche perché esistono nel nostro ordinamento più scuole di formazione della Pubblica Amministrazione, ad esempio quelle per i diplomatici e per i prefetti. Le Scuole restano, ma si è cercato di creare un centro-motore dove decidere le politiche di formazione ed inoltre realizzare sinergie: è inutile che ciascuna svolga tutti i corsi, anche quelli della stessa Scuola Superiore, con ripetizioni della spesa. Un altro aspetto fondamentale affrontato, e che ora è all’ordine del giorno nell’agenda del nuovo ministro Gianpiero D’Alia, riguarda la gestione dei precari nella Pubblica Amministrazione. Il prossimo 31 luglio scade la proroga, decisa alla fine del 2012, della durata del contratto; probabilmente occorrerà un’ulteriore proroga, cercando nello stesso tempo di costruire un futuro per i tanti interessati.
D. Quanti sono questi, attualmente?
R. Circa 100 mila, esclusi quelli operanti nella scuola. Se consideriamo anche questi, che hanno però un regime e un ordinamento specifico, si superano i 200 mila. È un problema che non si può affrontare semplicemente con una sorta di sanatoria; bisogna cercare di dare, a chi ha svolto un’attività nella Pubblica Amministrazione, la possibilità di un titolo preferenziale per entrare, sempre tramite un concorso pubblico, in essa, riconoscendogli il periodo che ha lavorato. È un problema strutturale, perché nella Pubblica Amministrazione vige il blocco delle assunzioni, anche se non proprio totale: si può assumere un numero pari al 20 per cento dei cessati. Questo limite, presente da alcuni anni, sta comportando una riduzione drastica del personale: da 3 milioni e mezzo di unità oggi siamo a poco più di 3 milioni 100 mila. Considerando i pensionamenti, in un paio di anni si scenderà sotto i 3 milioni di dipendenti pubblici. Le Amministrazioni sono un po’ in sofferenza.
D. Non si fanno più i concorsi per le assunzioni?
R. A causa del blocco delle assunzioni, tanti vincitori di concorsi sono in attesa di entrare, e anche per questo c’è una scadenza, il prossimo 30 giugno. Occorre prorogare la validità anche di queste graduatorie per mantenere il diritto di chi legittimamente ha vinto un concorso ma che, per il blocco delle assunzioni, ancora non può entrare nella Pubblica Amministrazione. Un ultimo aspetto rilevante dell’azione sia del precedente sia dell’attuale Governo è la «spending review» nella Pubblica Amministrazione, in seguito alla quale sono entrati in vigore alcuni provvedimenti. Oltre a limitare le assunzioni, sono state ridotte le dotazioni organiche, indicanti il numero di persone necessarie per il funzionamento della Pubblica Amministrazione: del 20 per cento, cioè di un quinto, sono stati ridotti i posti dei dirigenti, e del 10 per cento quelli del restante personale. Ma quando si riapriranno le assunzioni, non si potranno riempire di nuovo gli organici perché con questi ultimi interventi gli assetti organizzativi si sono ridotti di molto, tanto che alcune Amministrazioni dispongono ora di più personale di quanto previsto nelle nuove dotazioni organiche.
D. Che cosa avverrà allora in questo campo?
R. In pratica questi dipendenti sono in esubero e la norma prevede che, se non andranno in pensione nel 2013 e nel 2014, saranno posti in mobilità a disposizione di altre Amministrazioni. Ma per fare questo è necessario, d’intesa con i sindacati, stabilire nell’arco di questo semestre i criteri della mobilità. Al momento, il cambiamento del Governo ha determinato uno stallo della situazione. Quindi avremo un’Amministrazione un po’ più snella che costerà di meno, ma che dovrà riorganizzarsi per fornire ai cittadini servizi più efficienti. In sostanza la politica delle restrizioni e dei tagli ha dato buoni frutti, ma non si può più pensare di tagliare; si deve fare in modo che le Amministrazioni possano lavorare. Talvolta si dimentica che non si tratta solo di Ministeri, dai quali dipendono in tutto 170 mila unità, ma che nei 3 milioni e mezzo di dipendenti sono compresi quelli del Servizio Sanitario nazionale, dell’istruzione, della sicurezza. I ministeriali sono 170 mila. I tagli vanno bene quando eliminano spese superflue e sprechi. Sono in atto dal 2000 e negli ultimi anni sono stati maggiori. E si è anche rallentato l’adeguamento degli stipendi bloccando nel 2008 i contratti; vi sarà un altro blocco nel 2014, per cui le retribuzioni non cresceranno per 6 o 7 anni. Perciò blocco della spesa e diminuzione del personale.
D. Di che cosa avrebbe bisogno invece la PA?
R. Di giovani, di una riapertura delle assunzioni, non completa ma per inserirvi persone con esperienza e professionalità. Con i blocchi delle assunzioni, l’età media nelle Pubbliche Amministrazioni si è elevata, occorrono ora nuove professionalità che conoscano bene le nuove tecnologie, e va favorita l'occupazione nell'ottica di un'Amministrazione rinnovata e più efficiente. Finora la Pubblica Amministrazione è stata vista quasi come la casta dei politici; quando si parla male di questa, ci si riferisce anche alla Pubblica Amministrazione. Eliminati sperperi e sprechi, bisogna ora puntare sull’efficienza, sull’organizzazione, sui giovani.
D. Perché non si punta ad accorpare piccole Amministrazioni per risparmiare?
R. L’abbiamo più volte tentato, ma le norme predisposte non sono passate. Sono state accorpate Amministrazioni più grandi, come l’Inpdap e l’Inps, che non è una cosa sbagliata, ma forse era il caso di cominciare dalle più piccole. Tutto deve puntare al contenimento della spesa, ma anche a rendere l’Amministrazione più efficiente.
D. Si è ripreso a parlare di Agenda Digitale. Molti Paesi sono più rapidi nell’adottarla. Perché da noi non è così?
R. Il numero di dipendenti pubblici in Italia non è più alto di quello di altri Paesi; per arrivare a questo è stato contenuto numericamente il personale ma a scapito dell’età media, perché i dipendenti in uscita non sono stati sostituiti; vi sono quindi ancora dipendenti di età avanzata che incontrano difficoltà nell’uso delle nuove tecnologie. Ma non bisogna limitarsi all’uso di internet e delle nuove tecnologie; dobbiamo immaginare la Pubblica Amministrazione come un volano per la ripresa, quale attore principale dello sviluppo. In questo senso, un'azione fondamentale che proseguirà con questo ministro, cioè la semplificazione, consiste nell’eliminare gli ostacoli posti alle imprese dalla burocrazia. La Pubblica Amministrazione deve essere amica di imprese e cittadini, avere regole semplici ma anche personale attento alle loro esigenze, dipendenti che ritengano fondamentale l’attenzione verso i cittadini.
D. Come superare la sfiducia ormai diffusa in questi?
R. Una delle iniziative avviate dal ministro Brunetta e proseguite da Patroni Griffi e da D’Alia è «Linea Amica» del Formez PA, presente anche nel Forum PA; il cittadino può contattare questo servizio che, a sua volta, lo collega con tutti gli uffici di relazioni con il pubblico e con tutti i call center, creando, fra i vari centri, un database in grado di rispondere alle richieste; un circuito virtuoso tra Linea Amica e i vari call center e Urp delle Amministrazioni in modo da creare un sistema di colloquio con i cittadini. Sono tanti i piccoli tasselli che cerchiamo di mettere in campo. Linea Amica e altre iniziative vengono presentate nel Forum PA, nel quale il nostro Ministero è sempre attivo collaborando strettamente. Quest’anno è in programma in un contesto diverso, e con minori costi, nel Palazzo dei Congressi di Roma; anche la durata è ridotta e sono previsti meno convegni. Ma il Forum costituisce sempre l’occasione in cui le Amministrazioni si mostrano a tutti e i cittadini possono vedere come funzionano determinati servizi. Nei primi Forum svoltisi, ricordo che chi entrava andava via carico di carte e libri; adesso al massimo può ottenere una «pennetta» e anche questo è il segno che la Pubblica Amministrazione cambia. Sono in programma anche momenti di confronto su alcuni temi come l’anticorruzione e un interessante convegno sulla trasparenza: sono questi i due temi che caratterizzeranno la Pubblica Amministrazione per i prossimi anni.
D. Avete anche un accordo con Transparency Italia?
R. Già da qualche anno e l’abbiamo rinnovato recentemente. C'è un'ottima collaborazione perché hanno visto l’azione anticorruzione che nel nostro ambito svolgiamo. Il Dipartimento della Funzione Pubblica ha poco più di 200 dipendenti, le competenze sono tante ma in particolare sul tema dell’anticorruzione abbiamo lavorato molto, loro hanno apprezzato il nostro lavoro e noi abbiamo utilizzato il loro modo di portare anche all’estero il messaggio di un’Italia troppo penalizzata da questa immagine negativa. Non credo che sia un Paese così corrotto come spesso viene presentato, perché la corruzione c’è anche all’estero. Noi abbiamo casi eclatanti che esterniamo in maniera evidente.
D. La corruzione è più diffusa nell’Amministrazione centrale o in quella locale?
R. Esiste in tutti i livelli, ma negli ultimi anni abbiamo riscontrato più episodi a livello regionale e soprattutto in questi bisogna intervenire. Esiste già una legge, il nuovo Governo e i nuovi parlamentari hanno già presentato nuove proposte, mi auguro che non si debba lavorare sempre su nuove leggi quando quelle esistenti non sono ancora entrate a regime. La legge anticorruzione fornisce alle Pubbliche Amministrazioni gli strumenti per prevenire la corruzione; ma bisogna usarli bene, altrimenti servono a poco. Con Transparency Italia, in futuro vorremmo intervenire nell’educazione scolastica per insegnare ai ragazzi che nella Pubblica Amministrazione si gestiscono risorse non proprie ma di altri; abbiamo l’idea di svolgere un ciclo di incontri con gli studenti.
D. Quale il risultato dell’incontro con le Amministrazioni straniere per l’Open Government Partnership?
R. Nell’ambito dell’incontro che si è svolto nella sede della Funzione Pubblica lo scorso mese di dicembre, i rappresentanti di tutte le Amministrazioni del mondo, che hanno partecipato, hanno manifestato un comune impegno per la trasparenza e condiviso esperienze. C'è sicuramente da imparare da loro, ma credo che anche loro abbiano molto imparato da noi. Nella nostra esperienza, è già operativo uno strumento chiamato la «bussola della trasparenza», visibile sul nostro sito, grazie al quale è possibile verificare se le Amministrazioni hanno adempiuto a tutti gli obblighi previsti dalle leggi sulla trasparenza, prevedendo inoltre anche la pubblicazione di una sorta di classifica. Apprezzato da tutti, soprattutto dagli inglesi e dagli indiani, questo strumento è piaciuto moltissimo ed è stato particolarmente apprezzato perché costituisce una specie di provocazione; la compilazione della graduatoria, infatti, rappresenta un incentivo e una spinta per le Amministrazioni che figurano in fondo alla classifica. L’Open Government Partnership andrà avanti, e ci incontreremo anche in altri Paesi; ho comunque avuto modo di appurare che su molti temi non siamo così indietro, quanto piuttosto in linea e, in alcuni casi, addirittura avanti rispetto ad altri Paesi.
D. C’è qualche istituto o iniziativa che noi dovremmo imitare da loro?
R. Una Pubblica Amministrazione più attenta nei confronti del cittadino, e che fornisca servizi efficaci. Nei prossimi mesi abbiamo in programma di lavorare ancora molto sulla trasparenza, sull’anticorruzione, sul reclutamento, sul rientro dei precari, su quanti hanno vinto i concorsi e sono ancora in attesa, sulla spending review, sulla riorganizzazione dell’Amministrazione, visto che si è ristretto il suo perimetro. Il nostro obiettivo deve essere un’Amministrazione più snella e più efficiente.
D. Si arriverà anche ad avere una PA aiutata dal basso dagli stessi cittadini?
R. Certamente. Perché il cittadino, una volta che si ritiene soddisfatto dell’azione svolta dall’Amministrazione, si sente stimolato a partecipare anche al suo miglioramento. 

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