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cotral e gazzetta amministrativa, trasparenza senza costi pubblici

Enrico Michetti, fondatore e direttore della Gazzetta Amministrativa

Ora il cittadino, in qualunque luogo si trovi, può sapere in tempo reale quali opportunità offre il Paese nei concorsi per le figure professionali o di appalti per le imprese. La Cotral spa, azienda di trasporto pubblico regionale, è chiamata in prima linea a collaudare questo progetto, sorto dalle esigenze dei Ministeri dello Sviluppo Economico e della Pubblica Amministrazione di far circolare rapidamente le informazioni tra gli operatori pubblici, in particolare l’aggiornamento giuridico. Nato prima per i Comuni minori, privi di internet, è divenuto un’unica piattaforma: il sito della Gazzetta Amministrativa.
Il primo servizio è l’albo pretorio, derivato della legge n. 69 del 2009 secondo la quale tali albi degli enti locali vanno diffusi online; l’altro, sulla trasparenza, deriva dal decreto legislativo n. 33 del 2013, che obbliga le amministrazioni a conformare i propri siti internet ad un’alberatura precisa e a pubblicare tutte le informazioni: curriculum del personale, tassi di assenza, consulenti, dirigenti, incarichi, bilancio, società partecipate, bandi di gara e contratti, qualsiasi cosa. Per l’albo pretorio non sono previste sanzioni, per la trasparenza sono invece significative. Entrambi gli applicativi operano online, non è installato alcun software ed è il Governo ad aggiornarli in tempo reale. Tutti i Comuni devono inserire per legge nella Home Page del sito la sezione «Amministrazione trasparente». Le modifiche nel sito vanno apportate ad invarianza finanziaria, le amministrazioni non devono spendere. Dalle delibere di conferimento di incarichi risulta che molti Comuni violano la norma, con rischio di procedimenti dinanzi alla Corte dei Conti trattandosi di spesa non consentita dallo Stato, ed a maggior ragione essendo a disposizione uno strumento gratuito. La trasparenza è qui uno strumento anticorruzione.
L’unico servizio cui il cittadino non può accedere, perché coperto da privacy e fornito direttamente alle PA, è il «contenzioso online» per cui l’amministrazione può fare verifiche in tempo reale. Al momento alcuni Comuni non si sono attivati, altri non hanno aggiornato i dati, fermo restando che la normativa è giovane e in più esiste un’autorità anticorruzione che vigila sull’attuazione; e c’è anche la bussola della trasparenza, strumento creato dalla Funzione pubblica per monitorare l’attuazione della trasparenza nei vari siti.
Ulteriori servizi sono «Gazzetta informa», newsletter settimanale, e «Quotidiano», non ancora online, non un giornale d’inchiesta ma un organo informativo del Governo per la diffusione di «best practices». La rubrica «Segnala al direttore» consentirà ai dipendenti pubblici di segnalare una «best practice» in modo da farla imitare e di dare voce a quanti sono solitamente bersagliati e bistrattati. Nella sezione «I nostri autori» figurano opinion leader su ogni argomento; altre sezioni sono «Difendi la Pubblica Amministrazione» e «Approfondimenti».
Il prof. Enrico Michetti, direttore della Gazzetta Amministrativa, spiega così.
Domanda. Cos’è la Gazzetta Amministrativa?
Risposta. Nasce nel 2007 con un’intesa sui fondi della banda larga. Si sviluppa, crea applicativi, mette in rete il contenzioso amministrativo di Comuni, Province, Regioni, poi gli albi pretori, ossia tutte le opportunità del Paese provenienti da Comuni e Province; inizia un’attività di aggiornamento e nelle 48 ore dal deposito della sentenza amministrativa ne dà notizia via mail ai dipendenti pubblici in un’informativa settimanale. L’aggiornamento costante consente all’operatore rituale di prepararsi ad affrontare ogni difficoltà.
D. Cotral entra in un progetto pilota di trasparenza della PA: è un riconoscimento significativo per voi?
R. Tre anni fa Cotral non sarebbe rientrata tra le società partecipate della PA dotate dei requisiti necessari per divenire parte del progetto, ma oggi ha indicatori di rilievo in una realtà estremamente difficile; è gestita secondo indirizzi e criteri emancipati e moderni, può reggere l’urto della rituale censura in quanto si è scostata dalle sacche di inefficienza che affliggono le aziende partecipate pubbliche. Nonostante le difficoltà del settore, la società in futuro potrebbe esser pronta ad una privatizzazione estremamente remunerativa per la Regione o per gli enti che la controllano. Se si potesse allargare l’orizzonte pubblico a servizi oggi preclusi alle «società in house», remunerative e spesso gestite in maniera speculativa nell’interesse dei privati, si potrebbe creare valore aggiunto a una gestione già efficiente, moderna, aperta all’emancipazione tecnologica.
D. E sulla trasparenza cosa pensa?
R. Bisogna superare il concetto di privacy dinanzi a un interesse pubblico e collettivo: tutti debbono sapere come si muove la macchina amministrativa per poter accedere alle opportunità che essa offre, e che non possono essere privilegio solo di alcuni; oggi, in un momento di grande scontro sociale, l’uso massivo delle nuove tecnologie potrebbe ridurre enormemente i costi, favorire l’emancipazione della società, aumentarne l’efficienza senza creare scontro sociale, diminuire la corruzione. Cotral si presta benissimo a questa «rivoluzione», cercheremo di integrare tecnologie che non sono state sperimentate mai in Italia né in Europa in maniera organica e massiva, come quelle satellitari, applicandole ai procedimenti amministrativi interni che le richiedano. La stessa attività potrà essere utilizzata da altre aziende controllate e partecipate dalla PA.
D. «Gratuito» cosa implica?
R. Forniamo tutti gli applicativi gratuitamente, li manteniamo dall’unità centrale e organizzeremo per Cotral l’attività tecnologica necessaria per migliorare il servizio a costo pubblico zero; una volta sperimentato per Cotral, se calzante riproporremmo l’applicativo in tutto il territorio nazionale, sempre gratuitamente. L’assistenzialismo va bene, la solidarietà anche, ma è essenziale che non diventino speculazione, distanza dal lavoro, possibilità di furbizie, altrimenti crolla il Paese. Negli anni 50 siamo cresciuti perché pagavamo il lavoro utile, oggi gran parte del lavoro pagato dalla PA è inutile, diciamolo con chiarezza.    

Tags: Maggio 2014

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