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Carlo Bravi: tutta l’Enasarco di ieri, oggi e domani

Carlo Bravi, direttore generale Enasarco

All’inizio la Fondazione era proprietaria cielo-terra di 240 grandi complessi immobiliari ad uso abitativo, per un totale di circa 17 mila appartamenti, mentre ora i complessi immobiliari in proprietà esclusiva sono solo 36, per un totale di circa 2.800 appartamenti ancora da avviare alla vendita.

 

L' opera di risanamento della Fondazione Enasarco è iniziata già nell’anno 2011 con la riforma del sistema previdenziale ed è proseguita con la costituzione, all’inizio del 2012, di una struttura dedicata al Controllo del rischio soprattutto finanziario. A partire da questi interventi il Consiglio di amministrazione ha elaborato una linea d’azione che ha posto al centro dell’attenzione la riforma dell’intero sistema di governo della Fondazione e questo è stato il compito principale assegnato agli uffici, con risultati tangibili a due anni di distanza.


Domanda. Enasarco è impegnata in una difficile opera di risanamento: a che punto i bilanci sono in ordine?

Risposta. Il bilancio consuntivo 2014 approvato il 27 maggio scorso mostra risultati positivi sotto ogni profilo e l’utile complessivo è stato di 92 milioni di euro. Sarebbe stato di 195 milioni di euro se non si fosse deciso, per prudenza contabile, di accantonare in un apposito fondo 103 milioni di plusvalenza prodotta dagli apporti ai fondi immobiliari. Il solo risultato di esercizio però non basta per evidenziare i grandi progressi realizzati. Occorre considerare che il bilancio istituzionale, ossia il totale dei contributi percepiti meno le prestazioni erogate, ha dato un risultato positivo di 53 milioni (con un aumento superiore al 50 per cento rispetto allo scorso anno); che i proventi finanziari sono stati di 54 milioni (con un aumento del 49 per cento); che le dismissioni immobiliari hanno prodotto una plusvalenza di 213 milioni, di cui i 103 accantonati; e, infine, che le spese di funzionamento sono diminuite del 2 per cento. È stato anche predisposto e approvato il primo Bilancio Sociale, che consente agli iscritti di valutare la quantità e la qualità dei servizi prestati e le attività svolte complessivamente, in un’ottica di piena trasparenza della gestione della Fondazione.

D. In tema di dismissione del patrimonio immobiliare, che cosa si è fatto finora e quali sono i problemi?

R. La vendita del patrimonio immobiliare è iniziata alla fine del 2011 e sta andando avanti in linea con i risultati economici attesi. In Italia tutti parlano di dismissioni immobiliari ma la sola grande operazione di vendita realizzata in questi ultimi anni è quella di Enasarco. All’inizio la Fondazione era proprietaria cielo-terra di 240 grandi complessi immobiliari ad uso abitativo, per un totale di circa 17 mila appartamenti. Ora i complessi immobiliari in proprietà esclusiva sono solo 36, per un totale di circa 2.800 appartamenti ancora da avviare alla vendita; quelli ceduti sono stati circa 11 mila (di cui due terzi venduti agli inquilini e un terzo ai fondi immobiliari) e quelli in corso di cessione sono altri 3.200 circa. Alla fine del 2016 la Fondazione non sarà più proprietaria esclusiva di complessi immobiliari ad uso abitativo. Le ultime cessioni sono previste non oltre la fine del 2017, considerato che occorre un anno per completare i passaggi per il trasferimento della proprietà all’inquilino o al fondo immobiliare.

D. Quali le principali difficoltà?

R. Sono state tante, anche di tipo tecnico, ma quelle più gravi sono state causate dalla crisi economica che ha ritardato, talvolta impedito, l’accesso ai mutui da parte degli inquilini. Ma anche in questo caso la Fondazione si è distinta per capacità innovativa. Per favorire, infatti, le famiglie colpite dalla crisi ha concordato con le organizzazioni sindacali degli inquilini una forma originale di «rent to buy», ovvero la possibilità di proseguire la locazione ma con facoltà di riscatto, in questo caso imputando i canoni di locazione quale acconto sull’acquisto futuro da esercitare in un periodo complessivo molto ampio (fino a 9 anni) e con possibilità anche di cedere a terzi la facoltà di riscatto. La discesa dei prezzi del mercato immobiliare non ha prodotto particolari difficoltà, perché le stime sommarie erano volutamente prudenziali e non sono state, perciò, smentite dall’andamento di mercato né dall’estimatore indipendente. I risultati positivi sono sotto gli occhi di tutti: la Fondazione è riuscita a tutelare il legittimo interesse degli agenti a vedere valorizzato nel modo migliore il patrimonio posto a tutela delle loro pensioni, ma anche a soddisfare l’interesse degli inquilini ad acquistare l’abitazione in tempi rapidi e a un prezzo equo.

D. A più riprese sono emerse polemiche sugli investimenti della Fondazione. Qual’è la situazione reale?

R. L’Enasarco negli anni 2001/2006 ha investito oltre 1,4 miliardi di euro in prodotti finanziari strutturati, ossia in titoli di vario genere, scelti dal gestore, assistiti dalla presenza di una garanzia di restituzione del capitale investito alla scadenza, normalmente rilasciata da grandissime banche o compagnie di assicurazioni. All’epoca, la presenza di queste garanzie convinse tutti gli investitori istituzionali ad affidare parte del patrimonio ai gestori di questi prodotti, ma la storia ha poi mostrato i grandi limiti: spesso la garanzia risultava talmente costosa da annullare i guadagni dei titoli e l’investitore non era sufficientemente tutelato nel caso di fallimento del garante, come è avvenuto nel 2008 con il clamoroso default della banca Lehman Brothers. Tale fallimento ha generato dei costi per l’Enasarco ma proprio in questi giorni Lehman Brothers è stata condannata a risarcire circa 61 milioni di dollari. Oggi possiamo dire che il capitale investito negli ex titoli strutturati continua ad essere interamente protetto alla scadenza ma con un meccanismo che non ha costi, a differenza delle garanzie bancarie e assicurative. Infatti la garanzia del capitale investito è costituita da BTP acquistati con la liquidità proveniente da parte dei vecchi titoli strutturati e i relativi interessi, ad un tasso superiore al 6 per cento annuo, restano all’interno del fondo e producono a loro volta interessi, così crescendo fino a pareggiare l’intero valore del fondo alla scadenza. Vi sono anche nuovi investimenti realizzati dal gestore esterno trasformando la parte residua dei vecchi titoli strutturati, che stanno dando risultati positivi cosicché vi sono fondate possibilità di ottenere nel tempo una plusvalenza rispetto all’investimento originario, certamente alla scadenza ma forse anche molto prima. Per il futuro la corretta ponderazione degli investimenti è assicurata dal nuovo e più complesso sistema di governance adottato a partire dal 2013, che vede operare una pluralità di attori con responsabilità ben definite e fra loro bilanciate, come gli uffici Finanza e di Controllo del rischio, i consulenti finanziari e legali, il Comitato Investimenti e, al vertice, il Consiglio di amministrazione. La bontà della nuova organizzazione è dimostrata proprio dall’aumento dei proventi finanziari, che nell’anno 2014 sono cresciuti del 49 per cento.

D. I dati macroeconomici degli ultimi anni indicano una diminuzione del numero degli agenti e del loro volume di affari, il che non può non avere conseguenze, anche negative, sul livello di contribuzione della Fondazione. Qual’è la situazione attuale e quali conseguenze avrà in termini di sostenibilità futura?

R. La crisi ha avuto riflessi negativi in termini di diminuzione del numero degli agenti e del loro volume d’affari, fenomeno che non riguarda solo l’Enasarco ma tutto il sistema della previdenza sociale: se i lavoratori guadagnano tutti di meno o perdono il lavoro, diminuisce anche l’ammontare dei contributi spettanti agli enti previdenziali. C’è però un tema che si tende a sottovalutare e cioè il tentativo di molte imprese di cercare forme sempre più complesse per mascherare sotto altre denominazioni o addirittura nascondere l’uso degli agenti, al solo scopo di sottrarsi al pagamento dei contributi previdenziali. Governo e Parlamento, dovrebbero contrastare con forza questi fenomeni, mentre sul campo degli accertamenti dell’evasione la Fondazione già s’impegna al massimo secondo la legislazione vigente, con un servizio di vigilanza che da anni è al vertice dell’efficienza nazionale.

D. Gli attuali percettori di pensione temono per i futuri pagamenti, e molti di coloro che versano i contributi sono persuasi che la pensione non arriverà mai. Cosa farà l’Enasarco?

R. La riforma della previdenza Enasarco, approvata da ultimo nel 2012 e in fase di attuazione, ha dato buoni risultati per assicurare la pensione sia agli agenti già pensionati sia a quelli ancora in attività. Tuttavia non si può dimenticare che ogni singola pensione viene pagata con i contributi versati da circa 2,4 agenti attivi e se non si vuole danneggiare i lavoratori in attività, che mantengono i pensionati, occorre assicurare tempo per tempo l’equilibrio fra quanto si spende per pensioni e quanto si versa per contributi. In altre parole, ci si deve interrogare se in un sistema previdenziale a ripartizione abbia davvero senso parlare di «diritti acquisiti» e non, piuttosto e com’era in origine, di «solidarietà», acquisita e da acquisire: la solidarietà dei lavoratori attivi verso gli anziani ma anche degli anziani verso i giovani e, in tutti i casi, dei più fortunati verso gli svantaggiati. Si tratta di un tema che supera l’ambito della previdenza degli agenti e coinvolge direttamente il legislatore, ordinario e costituzionale se necessario, perché se non si recupera il valore etico e giuridico della «solidarietà fra generazioni» non viene messa in crisi la previdenza Enasarco ma tutto il sistema previdenziale a ripartizione, primo fra tutti quello gestito dall’Inps. Le forme previdenziali di categoria, come quella degli agenti, hanno però un piccolo vantaggio: le categorie, ovvero gli agenti nel nostro caso, possono gestire direttamente i loro enti previdenziali e verificare quanto è possibile fare o doveroso non fare, sotto ogni aspetto.

D. Come si può rimediare ai tempi eccessivi di evasione delle pratiche?

R. Il tempo massimo di liquidazione del FIRR previsto dal nostro Disciplinare dei termini di conclusione dei procedimenti è di 90 giorni, mentre il tempo medio di liquidazione è di circa 45 giorni. A prima vista sembrerebbero tempi lunghi ma in realtà così non è, se si pensa alle verifiche che la Fondazione è tenuta ad effettuare in sede di liquidazione FIRR per evitare errori o prevenire comportamenti illeciti. Anche in questo caso, però, vi sono margini di miglioramento e gli uffici stanno già lavorando.

D. Quali interventi sono più indicati ed urgenti per l’Enasarco?

R. Il lungo percorso di rinnovamento intrapreso dal 2011-2012 ha già prodotto miglioramenti in termini di efficienza dei servizi, con conseguente beneficio anche per immagine e reputazione della Fondazione. Da circa un anno è iniziato un ampio progetto di revisione organizzativa che ha lo scopo di favorire il coinvolgimento di tutti gli uffici per migliorare la qualità dei servizi e minimizzare gli sprechi, in primo luogo allo scopo di ampliare il numero delle prestazioni che sarà possibile richiedere on line; in secondo luogo per implementare un sistema di qualità dei processi di lavoro che garantisca una maggiore efficienza e riduca i tempi di erogazione delle prestazioni e, infine, per introdurre nuove forme di assistenza in favore degli iscritti, rinnovando ulteriormente il sistema già ampio oggi esistente. Di questo lavoro sarà data ampia e documentata informazione alla categoria tramite i bilanci sociali, adattati la prima volta.

D. Fra poco e per la prima volta nella storia Enasarco si terranno le elezioni del Cda. Cosa prevede?

R. Si è deciso di adottare un sistema per costituire gli organi di tipo elettorale: si tratta di una scelta molto impegnativa, perché chiamerà al voto circa 300 mila agenti e 70 mila imprese, equivalenti di una media provincia, ma la novità è più vasta, potremmo dire politico-culturale, in ragione della diversa, maggiore e diretta partecipazione degli agenti alle decisioni del loro ente previdenziale. Se è vero che il futuro dell’intera previdenza italiana dipende da scelte da perseguire con decisione, confido che il sistema elettorale per costituire gli organi possa dare ulteriore forza in tale direzione.

 

Tags: Luglio Agosto 2015 Enasarco

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