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aams. Gioco legalizzato: sono 30 milioni i fan e crescono continuamente

di GIORGIO BENVENUTO, presidente della fondazione Bruno Buozzi

Il fatturato dei Monopoli di Stato per quanto attiene alla cosiddetta «industria del gioco» è il terzo in Italia dopo quello di ENI e FIAT, ed è prima di quello di Telecom. Le cifre sono impressionanti. La raccolta nel 2009 è stata di 54.410 milioni di euro (il 14,4 per cento in più rispetto al 2008); gli incassi per l’erario sono stati di 8.810 milioni di euro (13,7 per cento in più rispetto al 2008); nel primo quadrimestre del 2010 la tendenza all’incremento è proseguita (15,7 per cento di aumento) ed è da prevedere che si assesti alla fine dell’anno su tale incremento.
Registrano in particolare un consistente aumento i giochi del superenalotto, del gratta e vinci, degli apparecchi da intrattenimento, il poker on line; stazionarie sono le entrate del lotto e delle scommesse sportive; in forte calo quelle del bingo, dei giochi a base ippica, dei concorsi a pronostico. Si può dire che in questi ultimi anni il mondo del gioco si è trasformato per il ruolo svolto dall’Amministrazione Monopoli di Stato e dalla Guardia di Finanza, sostenuto da una legislazione efficace, con risultati importanti nel contrasto al gioco clandestino, nella creazione di una rete di sicurezza per i giocatori e gli operatori e nell’uso sapiente ed appropriato delle tecnologie più innovative e raffinate.
Si tratta di un fenomeno di grandi dimensioni che ha modificato le abitudini degli italiani con un profondo cambiamento di gusti, costumi, tecnologie. Un tempo la vita scorreva più lentamente, il gioco del Lotto affondava le proprie radici nella storia, era come lo ricordano i film di Totò, con la cabala, l’estrazione settimanale, le pagine dei giornali sui numeri ritardatari, i sogni e gli avvenimenti dai quali si traevano i numeri da giocare.
Oltre al lotto c’erano le lotterie, alcune famose come quelle di Tripoli, Merano, Agnano, Monza; poi sono venute le schedine della Sisal e del Totocalcio, giochi che si svolgevano con un ritmo metodico. L’estrazione del lotto si effettuava una volta alla settimana, i giornali del pomeriggio l’aspettavano per venire stampati, i numeri erano estratti da un bambino bendato, affiancato da tre funzionari e alla presenza di un finanziere.
Negli ultimi 15 anni quei giochi sono entrati in crisi, il lotto da settimanale è diventato trisettimanale e quindi, con i nuovi sistemi tecnologici, istantaneo, ad estrazione immediata. Le lotterie hanno perduto il loro fascino, perché intercorre troppo tempo tra l’acquisto del biglietto e l’estrazione; la lotteria di Capodanno abbinata allo spettacolo televisivo attrae sempre meno, il totocalcio è stato messo in crisi dal moltiplicarsi nei giorni feriali degli incontri sportivi che si svolgono la sera, la mattina, il giorno dopo. Prima era tutto regolato e scadenzato. Ora gli italiani privilegiano i giochi nei quali possono vedere subito se hanno vinto: il gratta e vinci ha registrato un immediato successo perché si conosce subito se si è vinto o perso.
Oggi le scommesse occupano il posto dei giochi in auge nei decenni trascorsi, soppiantando la schedina del Totocalcio, perché la tecnologia consente di scommettere su ogni cosa, su chi vince e su chi perde, sul risultato del primo tempo di una gara o su quello del secondo. Inoltre sono entrate nel nostro Paese le slot machine, grazie alle quali si vince immediatamente e individualmente. Non solo: mentre prima la gestione del gioco era molto burocratica, adesso l’Amministrazione dei Monopoli è dinamica, offre spesso nuovi giochi, presenta un’offerta ricca e varia.
Sono state ideate nuove formule, alcune anche fantasiose come quella che mette in palio un vitalizio, chiamata «Win for life» ossia «Vinci per la vita»; oppure il «10 e lotto», che offre tanti modi per giocare e per vincere. Si tratta di giochi che presentano tutti elementi di novità: si sta sviluppando un’offerta che tiene conto dei gusti correnti, ma soprattutto del desiderio dei giocatori di conoscere subito il risultato, in maniera non diversa da quanto avviene in altre attività e in altri settori della vita.
Molti giocano grazie alla facilità, alla capacità e all’abbondanza dell’offerta, e anche perché il gioco si svolge in forma più trasparente e viene proposto ovunque. Un tempo occorreva recarsi in una ricevitoria, adesso basta andare al bar o all’edicola. E più la gente gioca, più l’offerta si rinnova e trova nuove formule. In prospettiva l’«industria del gioco» è destinata ad aumentare in Italia anche perché siamo ancora a livelli più bassi rispetto all’Inghilterra, alla Francia, alla Spagna e alla Germania.
Questo scenario richiede la definizione di un quadro organico. Proviamo ad indicare alcuni obiettivi. Così come nell’Amministrazione finanziaria si sono istituite le Agenzie e si è costituita una società per azioni - Equitalia - per la riscossione dei tributi, occorre trasformare definitivamente l’Amministrazione Monopoli di Stato in Agenzia dei Giochi così come è stato previsto con una apposita legge alla fine del 2007. L’Agenzia dei Giochi potrebbe operare con più efficacia e tempestività, consentendo ai funzionari e ai dirigenti di muoversi senza il peso di disposizioni contraddittorie.
L’agenzia dovrebbe porsi l’obiettivo di realizzare un codice dei giochi capace, per dare sistematicità alle molte disposizioni legislative che si sono susseguite e a volte sovrapposte, non sempre in modo coordinato, negli ultimi anni. Il codice dei giochi dovrebbe contenere anche l’individuazione di meccanismi capaci di consentire una tassazione più equilibrata e omogenea; oggi le vincite al lotto e al dieci e lotto, ad esempio, pagano una tassa; non così quelle al superenalotto.
Sull’illegalità si tratta di proseguire nella strada intrapresa: esistono ancora molti buchi neri nel campo delle slot machine e nelle scommesse on line, con estesi fenomeni di riciclaggio e di ricorso al gioco d’azzardo. Occorre non mollare la presa e rafforzare l’azione egregia che già svolgono la Guardia di Finanza e l’Amministrazione Monopoli di Stato. Occorre anche prevedere un uso più mirato, ed in parte finalizzato, dei proventi dell’erario.
In passato l’allora ministro dei Beni culturali Walter Veltroni ottenne l’istituzione di una seconda estrazione settimanale del lotto per finanziare i grandi restauri del proprio ministero; il gratta e vinci fu introdotto nel 1993 quando era ministro del Lavoro Gino Giugni, per reperire 240 miliardi di lire dell’epoca da destinare a interventi in favore dell’occupazione. Poiché per i prossimi 3-4 anni si prevede una crescita esponenziale delle entrate, bisognerebbe deciderne sin d’ora le destinazioni per evitare che finiscano in maniera anonima a far quadrare i conti dello Stato. Esistono settori maggiormente bisognosi di finanziamenti, come la ricerca scientifica, i beni culturali, la salute, eventi naturali come il terremoto d’Abruzzo.
Dove invece si registra una carenza è nel settore della cosiddetta «ludopatia». Il gioco legalizzato coinvolge circa 30 milioni di persone, di cui 7 milioni con frequenza settimanale: ogni giocatore lascia sul tavolo di gioco più di 1.500 euro. Il fenomeno è in crescita e interessa, ad esempio, quasi la metà degli studenti italiani. Il coinvolgimento dei minorenni è aumentato, passando da 860 mila unità a 1,9 milioni. In Italia il gioco non viene percepito dallo Stato come ludopatia, al pari di altre dipendenze quali la droga o l’alcol. Occorre una politica sul gioco pubblico in Italia che si occupi non solo di tutelare il profitto economico ed erariale, ma anche di valutare gli impatti negativi legati all’estendersi di fenomeni di ludopatia.
Michele G. Sforza, psichiatra e direttore del Cestep, il Centro per lo studio e la terapia delle psicopatologie, in un’intervista al Sole 24 Ore del 31 maggio 2010 ha detto: «Il gioco diventa patologico quando la persona vi investe una crescente quantità di soldi e di tempo, e comincia a orientare la propria vita intorno ad esso. La manifestazione della malattia rischia di crescere in modo proporzionale all’aumento delle possibilità di gioco. Il sistema funziona come una rete. Più questa è piccola, meno pesci prende; al contrario, più è grande, più ricca sarà la raccolta».
Occorre conciliare gli aspetti ludici dei giochi con i costi che, in assenza di una specifica politica, la società paga per la dipendenza dai giochi. «Il ludopatico coinvolge nelle proprie disavventure, come è stato sottolineato da Rosalba Raggio in un’inchiesta del Sole 24 Ore, in media otto persone tra familiari e conoscenti, che diventano vittime della sua dipendenza e subiscono spesso danni economici, fisici e psicologici. Storie drammatiche. Chi gioca in modo compulsivo perde la famiglia, fa debiti, cade nella rete degli strozzini, arriva a delinquere, lascia il lavoro o chiude l’attività, si ammala, creando così danni pesantissimi per la società».
Ecco perché occorre affrontare questi fenomeni con l’ausilio della scienza, con una forte collaborazione tra università, mondo dell’informazione, Azienda dei Monopoli di Stato, concessionari. Il parlamento deve saper indicare una precisa strategia. Chiudere gli occhi dinanzi a questi aspetti è un grave errore strategico. È un’occasione che non si può perdere per trovare soluzioni innovative e riformatrici.

Tags: Giorgio Benvenuto Ottobre 2010 giochi e scommesse

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