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donne istituzioni politica e sport

L'editoriale di Victor Ciuffa

 

Fa piacere a un numero crescente di elettori e di telespettatori assistere ad alcune cronache televisive che mostrano i lavori delle nuove Assemblee parlamentari, Camera dei Deputati e Senato della Repubblica, ma anche quelli meno interessanti delle relative Commissioni. Fa piacere perché, oltre a consentire di seguire lo svolgersi dal vivo di attività istituzionali mai in passato adeguatamente diffuse ed illustrate, esse rivelano impegnate seriamente e convintamente un numero crescente e consistente di donne.
A prescindere da calcoli e da percentuali, si ha subito la sensazione che la presenza delle donne nel Governo del Paese abbia assunto un maggiore e diverso rilievo rispetto al passato. Non solo per la loro pura e semplice presenza fisica, ma anche e soprattutto per la più consistente, impegnativa e fruttuosa partecipazione alla definizione dei provvedimenti in via di adozione, che di questi tempi sono solitamente molto rilevanti, anzi essenziali per tutto il Paese.
Se si assiste a queste trasmissioni si comprende il reale peso della questione sulla quale il dibattito politico si è fatto sempre più acceso con il progredire dell’ultima legislatura: cioè la richiesta di una maggiore presenza delle cosiddette «quote rosa» negli organi elettivi, ma anche nei consigli di amministrazione di società private. Tanto che si è giunti ad approvare un apposito provvedimento. Ma c’era forse qualcuno che nutriva dubbi sulla riuscita, sull’utilità e addirittura sulla necessità di inserire un maggior numero di donne in politica, fidando sia sul loro connaturato idealismo sia sul loro oggettivo senso pratico?
E proprio dai dibattiti parlamentari, i cui protagonisti sono comunque più lontani dagli interessi spiccioli, contingenti e locali, si sta avendo la conferma che le donne impegnate in politica sono solitamente più lige degli uomini ai deliberati dei rispettivi partiti e gruppi politici, ma non fino al punto di farsi strumentalizzare da colleghi, da dirigenti partitici, da correnti e da leadership.
Grazie anche alla recente legge che ha imposto un aumento di quote rosa nelle recentissime tornate elettorali, i risultati di queste ultime hanno innanzitutto contribuito a rinnovare la classe politica italiana: dove le donne hanno conquistato un seggio che prima era tradizionale appannaggio di un uomo, quel seggio sicuramente è stato sottratto a qualche esponente della passata politica. Ovviamente la strada delle quote rosa incontra un limite se si considerano categorie di persone tuttora non adeguatamente rappresentate nelle istituzioni, per esempio i giovani.
Per cui la soluzione per questa strada, ossia l’aumento delle quote rosa, è complicata: perché le stesse dovrebbero a loro volta osservare il rispetto delle categorie di età entro se stesse. Ma la questione si complicherebbe, ed anche tra le donne non sarebbe pacifica, se non altro per quell’ostinato loro zoccolo duro che non ha mai voluto e non vuole votare per le donne. Sempre restando nell’ambito dell’impegno parlamentare, politico e sociale, diverso è il giudizio che molti elettori traggono sulla partecipazione di varie elette ai talk show televisivi.
Si tratta di forme deviate delle antiche Tribune Politiche disciplinate un tempo da precise regole valide per tutti, che assicuravano veramente pari opportunità in tempi in cui di pari opportunità neppure si parlava. Oggi esiste un apposito Dipartimento con il compito di assicurare tali condizioni e gli sforzi compiuti da questa struttura sono lodevoli anche in rapporto ai mezzi di cui dispone. Ma non si possono reperire «pari opportunità» in tali talk show, ai quali sono chiamati a partecipare sempre gli stessi personaggi e che, per quanto riguarda il contributo femminile, raramente questo ostenta quelle doti di calma, compostezza, misura e saggezza richieste a rappresentanti di interessi diffusi, di categorie e di ceti sociali, eletti e quindi incaricati di difendere gli interessi della società.
Un fenomeno di rinnovamento analogo a quello che si sta registrando nel mondo politico-parlamentare si verifica nel mondo sportivo dove a campionesse distintesi in varie specialità vengono assegnati incarichi di rilievo in significativi settori istituzionali. Questa apertura a maggiori quote rosa anche in questo campo, tradizionalmente riservato ad elementi provenienti o scelti prevalentemente nel mondo burocratico, conferma la notevole sostanziale mutazione in atto.
Passi avanti in tale direzione sono stati compiuti lentamente, difficilmente e faticosamente nel secondo dopoguerra; la prima tappa fu merito della «rivoluzione studentesca» del 1968, tra l’altro neppure di origine italiana ma importata dalla Francia. Poi seguirono varie tappe di emancipazione della gioventù e soprattutto delle donne: statuto dei lavoratori, divorzio, aborto, diritti della persona, privacy. Ma negli anni più recenti questo rosario di conquiste in direzione delle pari opportunità è sembrato interrompersi proprio in danno della donna, sempre più considerata «oggetto» e sempre meno persona umana, e pertanto usata, strumentalizzata, offesa, aggiogata al potere politico maschile, addirittura inserita in posti istituzionali di responsabilità, perfino elettivi, per il piacere di potenti maschi di turno.
È vero che in questi ultimi anni sono state varate due leggi, quelle cosiddette sul «mobbing» e sullo «stalking», a favore in particolare delle donne; ma, dirette solo ad inasprire pene già da gran tempo previste dal Codice penale, sono state di fatto usate più per propaganda politica che quale effettivo deterrente per i violenti, tanto che la litania delle uccisioni di donne è continuata. Ma questo avviene anche perché in sostanza non sono migliorate, anzi sono notevolmente peggiorate, sia le condizioni in cui si gestisce la giustizia, sia quelle economiche generali. È innegabile che sui rapporti familiari e di coppia influiscono in primo luogo le condizioni economiche, il reddito familiare, il posto di lavoro sicuro, le prospettive future.
Simboli di questa stagione di rinnovamento dovuto alle donne ve ne sono ad abbondanza, a cominciare dall’orientamento del Capo del Governo e delle componenti della maggioranza nelle scelte di ministri tra cui quello dello Sport e delle Pari Opportunità.  Una particolare attenzione merita Alessandra Sensini, campionessa di vela, recentemente nominata membro della nuova Giunta del Coni.   

Tags: Luglio Agosto 2013 donne Victor Ciuffa politica sport

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